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 Home page > Tribuna Libera > Movimento 5 Stelle: la differenza sta (anche) nel linguaggio

Movimento 5 Stelle: la differenza sta (anche) nel linguaggio

Che la si pensi come Napolitano sul boom del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, non è importante. Ciò che importa davvero è che i "grillini", come siamo ormai abituati a chiamarli, si distinguono nettamente dai politici che siamo abituati a vedere e a votare, di qualsiasi parte e schieramento, nessuno escluso.

Per capirlo sono stati sufficienti cinque minuti di attento ascolto di una trasmissione televisiva.

Martedì sera 8 maggio. Consueto appuntamento con Ballarò. Ospiti politici in studio: Fassino (PD), Vendola (SEL) e Anna Maria Bernini (PDL). In collegamento da Genova il "grillino" Paolo Putti, arrivato terzo nella corsa alla carica di sindaco di Genova.

Ma Grillo non aveva detto ai suoi di non andare in tv come fanno tutti i politici? Sarà, ma qui non importa.

A sua discolpa (ma qui non si vuole accusare, né giudicare, né difendere alcuno), Putti ha partecipato al talk show in collegamento direttamente dalla sua città: per quale motivo andare a scaldare l'ennesima poltrona, anche se in tv, come fanno quotidianamente tutti gli onorevoli e sindaci di grandi piccole e medie città? Lui stava lì in piedi davanti alla telecamera e non seduto comodo comodo, con le gambe accavallate come una spudorata show girl. C'è poco da stare comodi, di questi tempi. E in politica anche il modo di presentarsi conta.

L'altra cruciale differenza tra le due parti riguardava il linguaggio verbale. Se i Vendola, Fassino e Bernini si esprimevano nel solito politichese astratto, pronunciando più e più volte parole come "coalizioni", "dati", "crisi", "analisi" ed "elezioni", dall'altra parte dello studio, pardon dell'Italia, Putti senza troppe parole inutili e frasi fatte, ha spiegato perché secondo lui i tradizionali partiti politici sono stati letteralmente snobbati dagli elettori, come il Movimento 5 Stelle ha organizzato la campagna per trovare consensi (la presenza quotidiana per le vie della città accogliendo idee, opinioni e disagi tra la popolazione e il coinvolgimento di diverse figure di diversa estrazione sociale): tutto espresso in un linguaggio concreto, chiaro e comprensibile.

Si è parlato del Movimento 5 stelle come di un movimento anti-politica. Chi ha assistito al dibattito in tv e stando a quanto riportato tra queste righe, il movimento fondato da Grillo, come ha affermato anche Putti, pare fare più politica di quanta se n'è vista in parlamento, in televisione, nei giornali e soprattutto nelle strade in questi ultimi anni.

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.171) 14 maggio 2012 19:53

    Per cambiare le cose bisogna radicalmente cambiare gli attuali standard di comunicazione e il parlare chiaro e preciso è certamente il primo passo da fare.

    Con l’attuale, voluta, confusione di idee, c’e’ anche da fare un lavoro ri-educativo: molta gente crede che le tasse le decida Equitalia, che i problemi di legalità e giustizia non abbiano a che vedere con lo sviluppo economico, che le energie alternative possano sostituire il petrolio senza ridurre i consumi di energia, che la gente muoia di terremoto e non perchè gli cade in testa un edificio malcostruito, che la mafia e l’evasione fiscale tutto sommato aiutino l’economia, che Andreotti e dell’Utri siano stati assolti...

    Perchè la gente possa contare e decidere è necessario che possa capire i problemi, le scelte e le conseguenze delle scelte. Oggi queste possibilità sono privilegio di pochi.

    Parlar chiaro è una importante scelta di campo, e questo la gente lo capisce: non sarà in grado di mettere a fuoco i problemi, ma riesce a capire chi glieli vuole nascondere e chi invece li vuole affrontare.

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