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Quegli "scassaminchia" del Clandestino

A Modica, in provincia di Ragusa, un gruppo di giovani edita "Il Clandestino - con permesso di soggiorno", un giornale mensile che si occupa di inchieste, politica e cultura, raccontando quello che nessuno ha il coraggio di dire. E da quattro anni organizzano anche un Festival.

 

Una redazione giovane tuttofare. Hanno cominciato tra i banchi di scuola, anni fa, e oggi con lo stesso entusiasmo continuano tra le critiche e le difficoltà; d’altronde per intraprendere la strada del giornalismo, i tempi non sono i migliori. Ma loro non si danno per vinti e tra la fine di agosto e i primi di settembre organizzano nella loro città, Modica, il Festival del giornalismo, in quel lembo di Sicilia in cui le notizie vivono all’ombra di quella cronaca catanese e palermitana infarcita di mafia, racket e omicidi. Sì, vivono nella provincia “babba” dell’isola, ma se parlate con loro e leggete il loro giornale, sapranno spiegarvi che poi tanto ingenua Ragusa non lo è.

Sono i ragazzi de “Il Clandestino – con permesso di soggiorno”, giornale mensile nato cinque anni fa, tra i più attesi ogni mese in edicola da tantissimi lettori, con le sue scomode inchieste.

“Questi del Clandestino sono proprio degli scassaminchia…” ho sentito dire, per caso, in un bar della cittadina barocca. Eppure loro si sforzano di raccontare quello che i giornali locali, i poteri forti e la politica non vogliono che si dica. Per questi ultimi il giornalismo è altra cosa: un sonnifero mix di comunicazione istituzionale e promozione politica.

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Poi c’è il Festival. Un evento, giunto ormai alla sua quarta edizione, che già dal primo anno ospita grandi nomi del giornalismo italiano, riuniti per tavole rotonde e dibattiti sui temi caldi dell’informazione e per tenere interessanti workshop. Quest’anno, nell’edizione che si è svolta dal 30 agosto al 2 settembre, ospiti d’eccezione sono stati Tano D’Amico (storico fotoreporter), Pino Finocchiaro (RaiNews24), Attilio Bolzoni (La Repubblica), Oliviero Beha (Rai), Loris Mazzetti (storico collaboratore di Enzo Biagi, oggi in Rai e collaboratore del Fatto Quotidiano) e la brava Francesca Fornario (giornalista satirica del nuovo quotidiano Pubblico). Si è parlato di informazione libera, di mafia e antimafia, di MUOS (di cui in questi mesi i ragazzi del Clandestino si sono già ampiamente occupati per informare la popolazione dei danni e rischi che comporta l’istallazione di questo sofisticato sistema di comunicazione satellitare), del difficile momento storico per il giornalismo prigioniero degli interessi finanziari e politici di pochi ma potenti gruppi editoriali, e delle difficoltà dei giovani che decidono di intraprendere la carriera giornalistica.

Qualcuno lo ha definito una “kermesse”, come fosse una passerella di belle facce e prime donne che si radunano per una breve vacanza e qualche riflettore puntato, per un po’ di pubblicità. No, quella del Festival del giornalismo organizzato con la collaborazione dell’associazione “Libera Sicilia” e “I Siciliani giovani”, è una vera e propria lezione di giornalismo alla città, come ha scritto Riccardo Orioles, che ha infatti definito i ragazzi del Clandestino “piccoli maestri” dell’informazione. Ma è innanzitutto la loro esperienza a insegnare qualcosa, e dovrebbe farlo innanzitutto a tutti quei bei faccioni ancorati ad una scrivania e il cui lavoro si limita a tenere un microfono e a porgerlo solo a chi interessa loro.

Il vero giornalismo di frontiera, oggi, è il giornalismo locale dove ogni giorno bisogna “lottare” con l’opinione e le maldicenze dei vicini e dei conoscenti, per potere raccontare quello che nessuno mai avrebbe il coraggio di dire. Si rischia di essere un po’ scassaminchia è vero, ma è il prezzo che occorre pagare per fare dell’informazione vera. Chiedetelo ai ragazzi del Clandestino.

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