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Libri e lettura nell’Italia che non legge

In Italia si leggiucchia, a differenza di quanto appare guardando l'euforia di eventi come il Salone Internazionale del libro di Torino o anche facendo un "giro" su un social network come Twitter, in cui folle di lettori sempre affamate urlano al mondo intero di divorare libri come fossero merendine.

L'Istat ha diffuso i dati statistici relativi al 2011 su libri, editoria e lettura nel nostro Bel Paese. Niente di eclatante e di così sconvolgente, anzi, a dire il vero, tristi conferme su vecchie non-abitudini italiane.

Dando un'occhiata ai dati generali il panorama appare molto sconfortante e peggiora di anno in anno: nel 2011 infatti meno di 26 milioni di italiani dichiarano di aver letto almeno un libro. Il trend inoltre del 2011 è in calo rispetto al 2010, passando dal 46,8% al 45,3%. Inoltre risultano esserci importanti differenze in base al sesso, all'età e alla posizione geografica: sembra infatti che le donne leggano più degli uomini (il 51,6% del gentil sesso legge almeno un libro l'anno, contro il 38,5% degli uomini). Al Nord e al Centro le percentuali dei lettori si attestano al 48% mentre al Sud e sulle isole solo al 35%.

Da questi dati però emerge una notizia (parzialmente) buona: la lettura sembra essere più "frequentata" tra i giovani di età compresa tra 11 e 17 anni (ben il 60,5%); inoltre se i genitori sono altrettanto amanti e soprattutto lettori di libri la percentuale passa a un buon 72%, contro il 39% di quei figli di genitori che non leggono. Insomma la lettura continua a essere il passatempo meno praticato dagli italiani. Anche se di passatempo non è molto corretto parlare.

Tra quei (pochi?!) lettori, le letture preferite sono i romanzi e i racconti di letteratura moderna, le novità per intenderci. Più best-seller dunque che long-seller. Chissà cosa ne pensa il critico letterario Pietro Citati che qualche tempo fa lanciò la polemica contro scrittori come Dan Brown, Paulo Coelho e Giorgio Faletti, autori dei libri più venduti e più in voga in questi ultimi anni, rimproverando loro che l'etichetta di best-seller non basta perché un libro sia considerato un classico. Inoltre secondo il critico, all'abbassamento della qualità dei libri e dei loro contenuti corrisponderebbe un declino intellettuale del lettore, non più capace di confrontarsi con i grandi scrittori e opere del passato. Insomma non c'è mai fine al peggio.

Dai dati diffusi dall'Istat però emerge un problema più importante: non tutti gli italiani sono coinvolti nella lettura allo stesso modo. Che si sia d'accordo con Citati o meno sul "cosa" si legge e sul "cosa" leggere, è necessario però essere realisti e concentrarsi sul problema principale, ovvero chi e perché "non legge". Leggiamo, statistiche alla mano, poco e male e per questo non è possibile additare nessuno. Manca probabilmente una diffusa cultura della lettura, più che del libro. E mentre gli addetti ai lavori continuano a discutere e dibattere su quale sia il futuro dei libri, se è meglio leggere un libro su supporto cartaceo o digitale, ci si scorda e non ci si preoccupa dei lettori e di chi non legge.

Forse, per una volta, potremmo iniziare ad affrontare questi problemi prendendo spunto ed esempio da quel 60,5% di giovanissimi che legge, sperando che crescendo non perdano questa buona abitudine.

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