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Marcegaglia, Confindustria alza il tiro

Suscitano perplessità le dichiarazioni della numero uno di Confindustria, in merito alla riforma del lavoro che il Governo dovrebbe varare nei prossimi mesi anche senza il consenso delle parti sociali. Ma Bersani non ci sta...

L'Italia di oggi è il paese delle due Emma: l'una sbanca a Sanremo e litiga con l'autore della canzone regina, l'altra non perde l'occasione per dar fiato alla bocca e far odiare ancora di più la peggiore classe dirigente italiana, dal tempo in cui Nerone incendiò Roma.

Gli operai hanno spalle larghe, sulle quali per anni ha viaggiato come un treno lo sviluppo dell'Italia del secondo dopoguerra, quel Belpaese raccontato sapientemente nelle pellicole di Fellini. Le stesse spalle dietro le quali un manipolo di banchieri ed industriali trama vigliaccamente. Nessuno pseudo sindacalismo di fondo, solo la presa di coscienza della nuova offensiva dei poteri forti del capitale, adesso più determinati e letali. 

Anche Confindustria sferra i suoi attacchi, nella speranza di poter approfittare del momento di disordine sociale (creato a tavolino) per poter conquistare qualche posizione di vantaggio.

La questione dell'articolo 18 è affrontato dalla Marcegaglia con sufficienza e mancanza di rispetto nei confrontti della vera forza produttiva del paese. Con atteggiamento supponente, dichiara guerra a quei lavoratori che non fanno bene il loro lavoro, protetti da sindacati e dalla succitata norma a tutela dei soprusi che industriali e imprenditori potrebbero arrecare ai dipendenti. 

E pensare che nello stesso convegno fiorentino di Finmeccanica, aveva espresso pensieri condivisibili in merito all'esercito dei precari, i lavoratori dipendenti con partita iva ai quali non è riconosciuto alcun diritto e alcuna tutela, per poi perdersi in una assurda polemica con i sindacati colpevoli, a suo modo di vedere, di difendere "assenteisti cronici ladri e quelli che non fanno bene il loro lavoro". Una campagna denigratoria contro i sindacati di casa nostra? Probabile.

Fortunatamente la triplice ha ancora un po' di dignità da difendere e, per bocca di Fammoni (CGIL) e Bonanni (CISL) si pretendono scuse, persino Bersani (PD) alza la voce e dice finalmente qualcosa di "sinistra" ovvero che senza il consenso delle parti sociali non è assicurato al Governo alcun sostegno nella riforma del mercato del lavoro.

La verità che traspare dalle parole della bella Emma (capelli rossi come il cielo di quell'Irlanda in cui ha spostato la sua azienda per poter beneficiare di sgravi fiscali non indifferenti) è che sarebbe opportuno poter instaurare un sistema alla "Marchionne": rendere i sindacati inermi ed i lavoratori ricattabili, costringerli ad accettare accordi iniqui riducendone peraltro al massimo le tutele. Anche le continue dichiarazioni lesive della dignità personale di più categorie del paese (si ripensi alle fandonie della Cancellieri sul posto di lavoro vicino casa, alle assurdità Martoniane sugli sfigati, super Mario sul posto fisso ed ai tanti altri che quotidinamente non perdono occasione per sbeffeggiare il popolo sovrano) servono a ridimensionare l'immagine che l'italiano ha del "lavoratore".

Sarebbe auspicabile una nuova stagione di scioperi ad oltranza, segno di una vitalità del sindacato, con le sigle unite finalmente solo dall'interesse ultimo della tutela del lavoratore in piazza contro chi pensa di poter fare le riforme senza il consenso delle parti sociali.

E così, nell'occhio del ciclone per l'avventata dichiarazione, la Marcegaglia prova una strenue difesa imputando la dichiarazione a quei casi in cui l'articolo 18 diventa un alibi per salvaguardare il posto di lavoro di fannulloni ed assenteisti cronici, ma ormai è tardi: il dado è tratto e la frase suscita un vespaio di polemiche, perché ci si è subito accorti che non si stava riferendo ai parlamentari.

Ancora un buco nell'acqua di una ex bocconiana, segno che forse da quelle parti, a forza di considerarsi "d'eccellenza" e "di qualità", hanno un po' perso il contatto con la realtà. E che poi forse, i corsi di comunicazione, non erano così mediocri come qualcuno credeva.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.179) 22 febbraio 2012 20:14

    Bravo ,hanno perso , come tutti inostri politici ,il contatto con la realta!! L’ industria italiana sta andando male perche’ il management e la dirigenza non e’ all’ altezza della competizione internazionale.
    Gli operai e impiegati dal canto loro con stipendi bassissimi ai minimi europei garantiscono ancora un po di competitivita’.

    pero’ non protestano,sciperano....contestano e se lo lasciano appoggiare...

    e pensare che badstano pochi tassisti incazzati e questo governo cala le braghe...

    penso che non ci sia altro da dire siamo alla decadenza...piena...

    e lo vogliamo noi

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