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 Home page > Attualità > Cultura > Magic in Moonlight, un film del buon artigiano Woody Allen

Magic in Moonlight, un film del buon artigiano Woody Allen

Sparare con precisione maniacale un film ogni anno per una serie di decenni rischia di trasformare il genio in artigiano. Ed è esattamente quello che accade a Woody Allen con Magic in Moonlight, buon prodotto di un ottimo artigiano.

Il film è tecnicamente perfetto, funziona, ha una sceneggiatura ben scritta e funzionale, manca tuttavia di qualunque colpo di genio, che sia stilistico o narrativo. Non fa ridere, non fa appassionare, non fa innamorare, non lascia niente alla fine della proiezione, se non un senso di rilassatezza per aver visto un buon film.

Questa volta Allen ci porta nella Parigi del 1928, dove Stacey è un illusionista molto esperto. Capace di realizzare qualunque trucco, è un razionalista estremo. Non crede alla magia e nemmeno alla religione, non crede a nulla che non sia dimostrabile scientificamente.

Proprio per questa sua fama viene invitato a conoscere Sophie, giovane e bellissima ragazza che afferma di essere una medium. Il suo compito sarebbe di smascherarla ma lui proprio non riesce a trovare nulla di fasullo nelle sue mirabolanti dimostrazioni e questo finisce per cambiargli profondamente la vita mettendo in crisi le sue convinzioni di anni.

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Questo è quanto.

Da segnalare ci sono senza dubbio le ottime interpretazioni di Colin Firth ed Emma Stone, ormai entrambi professionisti in grado di non bucare alcuna interpretazione. Ed anche segnalerei gli splendidi costumi e le affascinanti scene, capaci di portarci, unite alla musica, in un’atmosfera da pieni anni ’20. Viene fuori una vicenda delicata e godibile.

L’insieme però è una vicenda banale, per nulla nuova e senza alcun punto di particolare merito.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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