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Luisa Spagnoli: in Umbria l’unico erede è Cucinelli?

Appena ieri è terminata la fiction dedicata a Luisa Spagnoli, una delle fondatrici della Perugina, inventrice del bacio, nonché dell’azienda tessile che ancora porta il suo nome.

Circa 100 anni fa – infatti in quel periodo Luisa Spagnoli iniziò la sua attività imprenditoriale – Luisa Spagnoli fu un'imprenditrice che davvero introdusse molte ed importanti innovazioni, nel sistema produttivo umbro ed anche in quello nazionale. Allora erano pochissime in Italia le donne a capo di un’azienda.

Poi, la Perugina, sotto la sua guida, fu tra le prime imprese in Italia che istituì degli asili per i propri dipendenti. Ideò inoltre la cosiddetta “Città della Domenica”, un parco giochi, rivolto ai dipendenti ma anche a tutti gli altri abitanti di Perugia.

Ed ancora, Luisa Spagnoli, costantemente, realizzò nuovi prodotti e proprio queste frequenti innovazioni nella produzione rappresentarono uno dei principali fattori di successo della Perugina. Per non parlare poi della diversificazione della sua attività che la portò a fondare l’azienda tessile, utilizzando, per prima in Italia, la lana di angora.

Riflettendo proprio sul ruolo innovatore svolto da Luisa Spagnoli, ho tentato di verificare quanti, oggi, fra gli imprenditori umbri, stanno promuovendo comportamenti innovativi, quanto meno simili a quelli che hanno contraddistinto l’attività della Spagnoli.

Io credo che un solo imprenditore abbia una capacità innovativa paragonabile a quella di Luisa Spagnoli, Brunello Cucinelli, anche per i rapporti intrattenuti con i propri dipendenti.

Ma a parte Cucinelli, nel complesso, l’universo rappresentato dagli imprenditori umbri mi sembra poco confortante. Occorre rilevare sia un’insufficiente propensione al rischio che un’insufficiente capacità innovativa.

Un solo esempio che non riguarda le attività tipiche degli imprenditori umbri coinvolti nella vicenda ma un’attività collaterale, però emblematica dei loro comportamenti.

Mi riferisco alla vicenda del “Giornale dell’Umbria”, ora in liquidazione, i cui proprietari, la “crema” dell’imprenditoria umbra, i Colaiacovo, l’attuale presidente della Confindustria regionale, Cesaretti, i quali non sono stati in grado di gestire bene dal punto di vista economico quel quotidiano e quando non potevano più usufruire dei contributi pubblici lo hanno venuto ad un gruppo imprenditoriale del tutto inaffidabile.

Un altro esempio il gruppo Todini, in qualche modo ancora guidato da Luisa Todini. I Todini hanno venduto il loro gruppo ai Salini che, a loro volta, hanno ceduto la proprietà ad un’azienda del Kazakistan. Ora Luisa Todini è presidente di Poste italiane. 

Nel complesso, poi, la piccola e media imprenditoria umbra – concentrata peraltro soprattutto nella provincia di Perugia – quanto meno dal dopoguerra, ha dimostrato una forza e un dinamismo considerevolmente inferiori, ad esempio, rispetto all’imprenditoria di una regione vicina, le Marche.

E se non si verificherà una maggiore propensione al rischio ed una maggiore capacità innovativa da parte di una componente consistente dell’imprenditoria umbra, sarà molto difficile che, nei prossimi anni, si intensifichi, come necessario, il processo di sviluppo economico della nostra regione.

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