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Logorio da Protezione Civile dell’Egocrate

Solo una sana e consapevole libidine salva lo sfollato dallo stress e dalla Protezione Civile.

Wonderful life oppure Miserere?

All’inizio c’era solo la New Town: it’s all right, diceva il Santo Ricostruttore. Poi, sono arrivati i new village (ovvero la new town di prima, ma policentrica o dis-integrata). Indi, hanno individuato due differenti soluzioni per “riabitare”: il Progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili) per 12-15mila abitanti; ed i M.A.P. (Moduli Abitativi Provvisori, ovvero le casette in legno) per 3-4mila abitanti. Dopo, hanno convenuto di utilizzare anche gli alloggi sfitti. Poscia, al trascorrere del 119° giorno dalle 3e32 del 6 aprile, per passare dalla sistemazione attuale (la collocazione coatta in tende o in alberghi della costa e la sistemazione autonoma in abitazioni di fortuna) ad una “vera” abitazione, si rendono conto che occorre consultare i cittadini invitando gli aventi diritto a segnalare le preferenze tra le tre soluzioni abitative provvisorie che, infine, hanno individuato essere: a) appartamento in affitto nel Comune di L’Aquila o nei Comuni vicini, a spese dello Stato; b) appartamento nelle case del c.a.s.e.; c) sistemazione autonoma idonea, garantita da un contributo aggiuntivo a quello già stanziato (… percepiti solo quelli d’Aprile: 80 € a persona).

 
Mentre non si parla più dei M.A.P. (1500 edifici, di cui 800 donati da imprese, istituzioni, fondazioni ed associazioni), mentre cresce l’offerta del mercato delle casette in legno fai da te, sono in via di ultimazione una decina delle 150 case del c.a.s.e.. Sul tetto della prima, il Ricostruttore (sedicente non santo) ha già issato il Tricolore e la bandiera della Protezione civile. A breve, l’Egocrate si appresta a mostrare, a reti unificate, il miracolo della sua ricostruzione.
 
Sarà unica, memorabile e partecipata. Infatti, nella prima decade d’agosto, con una lacrima sul viso (per non errare nell’annerire i pallini delle opzioni e per non fare dichiarazioni mendaci) o sognando il cielo in una stanza (poiché una soluzione verrà comunque garantita a tutti coloro che ne hanno diritto), gli sfollati hanno compilato il modulo dichiarato indispensabile per l’assegnazione degli alloggi provvisori. Nelle istruzioni alla redazione, si afferma che gli interessati “possono contribuire alla pianificazione in corso, che prevede la chiusura delle aree di accoglienza entro settembre e un ventaglio di sistemazioni provvisorie confortevoli per i cittadini che dovranno impegnarsi direttamente per la ricostruzione della propria abitazione grazie alle ordinanze già adottate”. Però, una responsabile del censimento si è permessa di dire che, in effetti, tutto ciò serve alla prossima “movimentazione famiglie”. Inoltre, chiedendo di indicare la prima, la seconda e la terza scelta di sistemazione abitativa, lasciano intendere che esaurite le une ci si dovrà accontentare delle seconde e terminata la disponibilità di queste si dovrà accettare le terze. Idem per l’espressione del grado di preferenza (massima o minima) tra le 19 aree di localizzazione delle case del c.a.s.e., così chi ha chiesto alloggio ad Arischia potrebbe finire ad Assergi od a Paganica.
 
Pertanto, se alla fine della fiera la Direzione civile ti manderà a dormire dove potrà o dove vorrà, nonostante la corretta compilazione di questa specie di room list, allora potevano distribuire dei semplici “gratta e vinci”, oppure potevano fare una super lotteria. Magari, per una sicura libidine, come premio di consolazione, nelle camere di terza scelta potevano metterci gli arredi usati dai partecipanti del G8. Tuttavia, non riesco ad immaginare in quale plutonico piano delle c.a.s.e. sistemeranno i “lussuriosi” che hanno optato per un “nucleo di coabitazione”, inteso come “unione di più nuclei familiari che richiedono congiuntamente un’abitazione”. Credevo fosse debellata fin dai primi anni del dopoguerra, invece, a prescindere dalle necessità di assistenza domiciliare ai minori, agli infermi, ai disabili, la coabitazione potrebbe essere tornata in auge per provvedere alle esigenze di altri “soggetti non autosufficienti”. Allora, a pensarci bene, potevano anche chiamarli “falansteri”: intesi come villaggi di armonia e contemplazione del promesso new deal berlusconiano. D’armonia e cooperazione erano quelli di Charles Fourier. Vi si canterà: “Meno male che Silvio c’è” e … “Noi vogliam Silvio ch’é nostro padre, … noi vogliam Papi ch’è nostro re”. Vi si cantava … “L’internazionale”.

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