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Lingua straniera e matematica: consigli agli insegnanti

Dopo esserci occupati di chi volesse insegnare italiano, qualche suggerimento ai giovani professori di due altre materie cardine della nostra scuola.

Gli italiani sono o no, assieme agli spagnoli, quelli che hanno meno competenze matematiche tra tutti i cittadini dei paesi OCSE? È vero o no che, nella media, e sempre in compagnia degli spagnoli (che però, come i francesi, hanno la fortuna di poter conversare nella propria lingua con una bella fetta di mondo) sono tra quelli che meno conoscono le lingue stradiere e in particolare l’inglese? E allora, a fonte di risultati così notevoli, perché cambiare? No, no; continuiamo ad insegnare come sempre se vogliamo che ignoranza della matematica e scarsa conoscenza delle lingue restino dei nostri caratteri distintivi. Anzi, dei nostri pregi.

Voi che volete insegnare una lingua straniera, per cominciare, dovete avere l’accortezza di sceglierne, per la vostra professione, una che non conoscete davvero; vale a dire che avete studiato, ma mai praticato: sarete così certi di non contaminare la sua algida perfezione con quei vizi che sono caratteristici di chi la parla dalla nascita. Mettete poi subito in chiaro, con i vostri studenti, che si tratta di una lingua sacra; non usata per comunicare o altro, ma solo creata per essere studiata e soprattutto, insegnata: da voi. Con queste precauzioni potete iniziare. Riempite, o cercate di riempire, la testa del fanciullo con tutta una serie di nozioni grammaticali.

Cercate però di fargli imparare meno parole che potete; assicuratevi che abbia un lessico tanto ridotto da non poter dire, anche nella remota ipotesi che abbia studiato tutti i tempi verbali e le declinazioni di cui lo avete caricato, nulla di significativo. Soprattutto, non fategli mai leggere nulla. Nulla di anche solo remotamente adatto alla sua età; qualche libricino per la prima infanzia, se ha 15 o 16 anni e qualche frammento di classico, ma frammento davvero, di poche righe, se di anni ne ha 17 o 18. Testi un poco più lunghi? Sì, ma solo dopo avergli messo nelle mani un dizionario del peso di almeno 8 chili, e solo se, dopo essersi miracolosamente scoperto una vocazione simile alla vostra, fosse arrivato all'università.

Bene; seguendo questi semplici consigli, potete stare sicuri che anche i vostri allievi non arriveranno mai a parlare decentemente la lingua che insegnate. Al massimo, qualcuno di loro, come abbiamo già detto, potrebbe decidere di continuare a studiarla, fino ad arrivare, un giorno, a prendere il vostro posto. Con le solide basi che voi gli avete fornito, in questo caso, non avrà difficoltà a seguire le vostre orme; a fare ai propri allievi quel che i vostri insegnanti hanno fatto a voi e voi a lui. È così che si è creata la nostra brillante tradizione accademica. E mantenerla intatta, dopo tutto, è il solo scopo del vostro lavoro. No?

Chi avesse la vocazione dell’insegnante di matematica, non ha un compito facile. Ai bambini piace proprio giocare con i numeri e sono capaci di passare delle ore per risolvere un rompicapo. Per convincerli a desistere, però, esistono metodi di provata efficacia. Prendete un giovane, magari intelligente, che sospettate possa essere portato proprio per la matematica. Lo avete trovato? Bene.

Iniziate a spiegarli, nel modo più astruso che potete, un concetto, in fondo, semplicissimo. Di quell'idea, e prima che, nonostante i vostri sforzi, l'abbia afferrata completamente, mostrategli subito decine di varianti, tutte quasi identiche una all'altra salvo qualche piccolo inghippo. Lo avete confuso abbastanza? No? Beh, siete solo all’inizio. Proponetegli ora di fare una serie infinita di esercitazioni, lunghissime, e noiosissime, (dai che ci siamo capiti; delle belle espressioni a sei piani… roba del genere) che richiedano una grane attenzione, la conoscenza di qualcuno degli inghippi di cui sopra e nient'altro. A questo punto sì che avrete raggiunto il vostro obiettivo. Quel giovane avrà capito poco o nulla del concetto iniziale, si sarà fatto per questo l'idea di essere stupido, o non portato per la materia, e, con un po' di fortuna, sarà arrivato ad odiare voi e quel che cercate di insegnargli. Davvero lodevole.

Foto: Wikimedia.

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.254) 4 marzo 2014 20:37

    Non voglio generalizzare ma la mia esperienza di padre mi fa essere assolutamente d’accordo con lei. In particolare per quanto concerne la lingua inglese: ai ragazzi vengono fatti sprecare anni di studio senza alcun costrutto.
    Purtroppo nella scuola pubblica le cattedre vengono assegnate con criteri che col merito hanno ben poco, e una volta che il docente assume il suo ruolo è praticamente inamovibile e il suo metodo di insegnamento non emendabile.

    Come è uso in questo paese, ad essere tutelata è la burocrazia, non il cittadino.

  • Di paolo (---.---.---.191) 7 marzo 2014 15:38

    Va bene , la scuola italiana è un fanalino di coda , i nostri giovani sono ignoranti , la nostra lingua è ormai un reperto neoclassico ecc.. tutto vero ,tutto giusto .

    Però spiegatemi come mai abbiamo una quantità industriale di neolaureati che vanno all’estero e vengono accolti a braccia aperte con tanto di cattedre e laboratori di ricerca .
    C’è una verità doppia , la media è di basso livello perché c’è stato un interesse politico a rendere la scuola uno stipendificio ,mentre la bocciatura è diventata uno strumento inusueto nel nome del principio demenziale del non discriminare ; poi però esiste anche l’eccellenza che scaturisce non tanto e non solo da virtù proprie che fanno parte del patrimonio genetico , ma anche da una formazione meno schematica di molti altri paesi che hanno standard riconosciuti di alto livello . Il buon laureato italiano ha uno spessore culturale a largo spettro , fatto non facilmente riscontrabile in altre realtà molto più indirizzate al settore specifico .

    Poi c’è l’aspetto non secondario e anche un po’ paradossale che la carenza organizzativa e di strutture ( penso per es. ai laboratori ) induce lo studente italiano ad "ingegnarsi " , elemento importante per stimolare la curiosità . Nei miei anni di studente di fisica a Pisa avevamo laboratori probabilmente non a livello di equivalenti studenti inglesi o americani , ma per far funzionare un vecchio oscilloscopio , magari residuato bellico prelevato da aerei americani , a forza di metterci le mani ho imparato a costruirmelo .

    Sulla matematica avrei molto da dire . La matematica andrebbe insegnata non come "materia scolastica " ma come "disciplina formativa " del pensiero logico dell’individuo .
    Purtroppo viene affrontata , nel modo che descrive l’articolista rendendola meccanicamente antipatica . Allo stesso modo pure la Fisica diventa lo spauracchio di ogni studente perché invece di stimolare la curiosità ci si spende sulla rappresentazione matematica delle leggi che governano la natura , spesso solo in maniera nozionistica .
    saluti

  • Di (---.---.---.190) 8 marzo 2014 16:39

    Beh, Paolo, far odiare la fisica è una delle imprese più titaniche in cui riesca il nostro sistema scolastico. In milioni guardano le trasmissioni di Piero Angela; solo pochi eletti conoscono a legge di Ohm. Le caterve di laureati ecc ecc. non esistono. Non esistono perché non esistono caterve di laureati, specie nelle materie scientifiche. Fisici, chimici e biologi sono il meglio di quanto riusciamo ancora ad educare, ma sono anche, sia in termini assoluti, che rispetto agli altri paesi sviluppati, pochissimi. Pochissimi che per di più devono prendere la valigia e andarsene all’estero dove, sì, come dici tu, sono spesso accolti a braccia aperte. Quanto alla formazione a largo spettro, che dirti?. Se parli dei nostri scienziati, ok, anche se un Feynman nostrano non mi viene in mente. Se parli dei nostri laureati in genere, molto meglio stendere un velo pietoso. E non provare neppure a chiedere ad un laureato in lettere quanto valga Log 10 o a un linguista di darti una decente definizione di massa. Ma quella, si sa, mica è qultura.

    • Di (---.---.---.136) 9 marzo 2014 01:38

      C’è da dire che i programmi ministeriali sono fatti per far odiare la fisica. Il motivo è semplice: non si capisce niente. E’ spiegata (male) a livello fenomenologico, non si hanno le basi nemmeno per capire bene cosa significhi un vettore. Solo in alcuni indirizzi scolastici si studiano le derivate e gli integrali, ma in generale chi studia fisica a livello di scuola superiore, a meno che non abbia frequentato alcuni istituti tecnici di indirizzo specifico (non so come si chiamino ora), non ha la minima idea di cosa sia la materia. E non se ne rende neanche conto.


      Non per svogliatezza propria, non per ignoranza dei docenti: basta sfogliare un libro di testo scolastico per rendersi conto di come sia affrontata, senza il minimo rigore e completezza. Concetti giusto accennati. Così facendo diventa confusa.

      Ripeto: se non si capisce bene, sul serio, cosa sia un vettore, studiare la fisica diventa una pagliacciata. Per comprendere l’algebra vettoriale non parlo delle banali operazioni di composizione (somme, sottrazioni, prodotti vari), che si possono imparare in maniera meccanica, senza capirne il senso vero.

      Che senso ha spiegare le equazioni di maxwell a chi non ha, per mancanza di basi, il concetto di rotore o divergenza? Io ho frequentato il liceo scientifico, pensavo fosse una scuola che desse un minimo di preparazione sull’argomento, ma ricordo che quando si parlava di operatore nabla sul libro trovavo scritte nelle formule... rot, div, e grad.. neanche il simbolo c’era, era scritto proprio a lettere... e per carità, era facile ripetere a pappagallo rotore, divergenza e gradiente, ma cosa significassero rimaneva un mistero.

      All’università ho scoperto che tutte le mie nozioni in campo scientifico, e io andavo bene alle superiori, si esaurivano nelle prime 4-5 lezioni dei corsi del primo anno.

      Mentre chi frequentava lettere e filosofia si è ritrovato a fare esami universitari che approfondivano di poco quanto studiato al liceo, vivendo di rendita se avevano studiato bene alle superiori. In alcuni casi usavano gli stessi manuali del liceo come libri di testo per scelta del docente universitario.

      Vogliamo dirlo che la scuola italiana, tranne alcuni istituti tecnici specifici, è estremamente orientate alla cultura umanistica e ne esci convinto di aver capito cosa siano le materie scientifiche, quando non ne hai neanche sfiorato la superficie?

      Al liceo scientifico io facevo più ore di filosofia o latino che di fisica. E soprattutto, siccome tutti escono dalle scuole superiori (ripeto, esclusi alcuni tipi di scuole tecniche) senza aver capito niente delle discipline scientifiche e non per loro colpa... ecco che arrancare in matematica o fisica è perdonabile, perché sono materie da "mostri". E’ anormale andare bene in tali discipline!!!

      Se ragionano così i docenti, figuriamoci cosa si possa pretendere dagli studenti.
  • Di paolo (---.---.---.101) 8 marzo 2014 21:14

    Guarda Daniel ,io dei miei anni universitari ricordo soprattutto la ricerca affannosa nelle biblioteche di quel qualcosa che mi facesse scattare la luce nella mente . La nostra dotazione erano le infami dispense "elargite " più per confondere le idee che per chiarirle . Quando mi è capitato in mano "La Fisica di Feynman " (quello rosso bilingue) mentre mi dannavo sul Gilberto Bernardini (Fisica 1) , ho provato una emozione . Mi chiedo come sia possibile trattare la stessa materia in modi cosi’ differenti . Se all’esame di fisica 2 (con un prof. di nome Stoppini il cui nome è un programma) ho preso 30 (eravamo 150 al 1° anno ci siamo ridotti ad una sessantina o poco più al 2° anno e guarda che c’era il meglio del meglio ,molti erano normalisti -io ero un semplice aggregato ) il merito è tutto in quel libro che mi ha stimolato la curiosità , che mi ha ridato entusiasmo nel momento in cui mi stavo spegnendo .

    Oggi tuttavia è cambiato molto ,allora non esisteva un motore di conoscenza potente come internet , io armeggiavo con i circuiti "bistabili " (l’archeologia dei bit ), e il computer che era in via Santa Maria a Pisa era grande come tutto il palazzo , aveva memorie di massa magnetiche grandi come armadi e per fare un programmino del cactus dovevi perforare un cartoncino .
    Oggi il mio smartphone è di un altro pianeta.
    Il mondo è cambiato Daniel ,oggi imparano più in fretta ma ,purtroppo , anche in maniera più superficiale perchè non "soffrono " , hanno un mondo ai loro piedi ,attingono con facilità e le cose facili diventano controproducenti.
    ciao

  • Di paolo (---.---.---.101) 8 marzo 2014 21:44

    Ho commentato ma non è apparso pubblicato . Boh ! .

    Comunque ti riassumo Daniel : Non è che noi difettiamo nella "Top Quality " ,per rimanere in tema Feynman , la scuola di fisica italiana è ai massimi livelli , non ha da invidiare niente a nessuno ,anzi . Il guaio è che se io non avessi trovato ,nei miei anni di studente di fisica a Pisa e dopo avere vagato per tutte le biblioteche in cerca di qualcosa che mi facesse scoccare la scintilla ,un testo come " La fisica di Feynman" (quello rosso bilingue ) e se fossi rimasto sul pur rigorosisssimo Gilberto Bernardini (Fisica 1° ) del peso di 2 Kg , mi sare presto spento come un cerino . Se a Fisica 2 ho rimediato un 30 con il prof.Stoppini ( un nome un programma ) lo devo a quel dannato libro che mi ha stimolato la curiosità , mi ha acceso la luce . Intanto le maledette e famigerate " dispense" avevano già prodotto una selezione durissima ( 1° anno 150 ,2 ° anno poco più di una sessantina , di cui una trentina normalisti - c’era il meglio del meglio eppure molti sono smammati , chi di qua ,chi di là ,molti alla neo creata "informatica " , insomma scappati come topi . ) .

    E’ vero non c’era internet e il computer in via Santa Maria a Pisa ( uno dei più potenti al mondo) era grande come tutto il palazzo ,oggi il mio smartphone lo surclassa , ma questo ti fa capire come la stessa materia può essere proposta in due modi diversi .
    La scuola italiana crolla nel livello medio perché nella scuola italiana , specialmente fino alle medie superiori , sono stati parcheggiati insegnanti sottopagati e ridotti a "burocrati " che non sanno stimolare la curiosità degli studenti perché loro stessi hanno perso l’entusiasmo .
    Alla prossima ti racconto cose che "voi umani non avete mai visto " .
    ciao

  • Di paolo (---.---.---.101) 8 marzo 2014 21:47

    Ecco fatto ,adesso ce ne sono due , ti prego fai la sintesi . Ma ho capito che non dipende dal sito ma da un plugin di merda nel mio computer che mi sta facendo girare le balle ,ora lo sistemo.
    ciao

  • Di paolo (---.---.---.235) 9 marzo 2014 18:22

    @136 .In quello che dici ci ritrovo molto della mia esperienza .Io non ho fatto il liceo scientifico ma il perito industriale elettrotecnico e ,per mia somma fortuna ,in un istituto che allora era in auge (da li’ ha molto pescato la Olivetti ) .
    Diciamo che grosso modo la mia preparazione di matematica era equivalente a quella di un buon maturato al liceo scientifico , magari meno approfondita per esempio nel calcolo integrale e nella teoria delle matrici - sistemi lineari , ma decisamente superiore nella trattazione dei numeri complessi (vettori ) . Da un certo punto di vista io avevo una marcia in più legata ad una maggiore abitudine (chiamala famigliarità ) nel dare un significato fisico alla descrizione matematica . L’analisi delle correnti e dei campi , per esempio nella rappresentazione complessi -vettoriale ,era il nostro pane quotidiano .Poi indubbiamente un buon perito industriale ha una visione più concreta nella trattazione dei fenomeni fisici ,è più vicino ad un corso di ingegneria che non a un corso di scienza pura . Da un certo punto di vista potrei anche dire di aver sbagliato indirizzo.Ma ho trovato ottime performances in maturati al liceo classico (strano ma vero ), quindi teoricamente più impostati in senso umanistico.

    Ma io sto parlando di una scuola di quasi mezzo secolo fa ,oggi le cose sono cambiate radicalmente ,non saprei dare un giudizio .
    Resta il fatto che la fisica diventa ostica ,giustamente come tu sottolinei , quando chi la insegna non si fa capire o non stimola la curiosità di chi ascolta.
    Al primo anno di università , a fisica 1° c’era un prof.(non faccio nomi perché è scomparso da molti anni ) che con la destra riempiva lavagnate di formule che con la sinistra cancellava .
    E’ stata una strage , molti sono scappati ,tra i quali anche un mio carissimo amico ora importante industriale in Francia , che magari mi sta leggendo e che saluto .
    ciao

  • Di (---.---.---.36) 9 marzo 2014 22:42

    Grazie per le tue testimonianze, Paolo, oltre che, come sempre per avermi letto.

    La fisica, ad ogni modo, è la mia "passione segreta". Me ne sono appassionato proprio grazie ai tre volumi di Fynmann (quelli lunghi, pubblicati da Zanichelli) che mi hanno tenuto compagnia per un lustro: non presupponevano che conoscenze minime e le spiegazioni erano... cristalline.
    Penso, da spettatore, che tutto, in bene come in male, cominci dal modo in cui è spiegata la matematica. Non vi è ragione perché un bambino di nove o dieci anni, con un cartoncino e delle forbici, non possa arrivare ad avere una prima conoscenza "operativa" di cosa sia un integrale . Ma sto dicendo cose da eretico. Meglio che ti saluti qui.
    Alla prossima
    Daniel
  • Di (---.---.---.109) 13 agosto 2014 12:58

    Semplice sparlare di quello che non si conosce.....
    Sparlate della scuola ma cosa avete fatto per renderla migliore? perche non parlate dei tagli alla scuola? negli ultimi 10 anni i trasferimenti economici verso la scuola sono stati ridotti a meno del 50%... Classi pollaio..... personale non sufficiente.... se davvero volete far finta di fare i giornalisti almeno fate un analisi corretta.... state distruggendo un paese con questo sparlare e sparlare e sparlare...

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