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 Home page > Tribuna Libera > Lettera aperta a Matteo Renzi sulla riforma della giustizia

Lettera aperta a Matteo Renzi sulla riforma della giustizia

Egregio dottor Matteo Renzi

Presidente del Consiglio dei Ministri

Oggetto : Una riforma della giustizia ancora tutta da scrivere parte seconda.

Egregio Presidente Renzi,

è del tutto assente nella riforma della giustizia all’esame del Parlamento il problema della assistenza legale.

Nel nostro ordinamento il cittadino deve utilizzare gli avvocati per accedere alla giustizia (solo nei procedimenti penali è possibile una azione non assistita e solamente nella denuncia di fatti, ma raramente porta a processi e sentenze). Insomma, l’avvocatura è come un decoder senza il quale non si può aver giustizia.

La domanda è questa: siamo sicuri che questo decoder funziona bene? Vediamo cosa ne pensa un magistrato, Paolo Bogna nel saggio “Difesa” in “Giustizia la parola ai magistrati”, Aa.Vv., anno 2.010, Roma, Editori Laterza a pagina 9.

"Vi sono numeri che parlano da soli: gli avvocati che nel 1947 erano, in Italia, 21.000, sono oggi più di 200.000. Circa la metà di loro vive con nomine d’ufficio e grazie al patrocinio per i non abbienti pagato dallo Stato. E’ ovvio che l’eccesso di offerta e le difficoltà economiche di una larga fascia di avvocati giovani dilatano la tentazione di praticare una concorrenza a basso prezzo, basata su superficiale impegno nello studio della causa e sulla trascuratezza dell’aggiornamento professionale".

Questo nel 2010. Oggi la crisi economica ha fatto aumentare l’ampiezza del problema in maniera esponenziale.

Dal punto di vista del professionista che ama il suo mestiere vi è la quasi impossibilità di viverlo con dignità e con soddisfazione professionale; dal punto di vista del cittadino che ha bisogno di accedere alla giustizia vi è la sostanziale impossibilità di farlo.

La situazione reale va molto oltre la descrizione di Paolo Bogna. Si registra una gestione dei processi ad opera dei legali avente come mira la massima espansione delle parcelle emesse ed un autentico dilagare del triste fenomeno dell’infedele patrocinio. Quest’ultimo punto è veramente grave. Esso ricorda da vicino l’altrettanto triste fenomeno dei sacerdoti pedofili, cui è accomunato da un malinteso senso di appartenenza, che ha sempre portato i vertici ecclesiastici e non perseguire i sacerdoti pedofili ed i vertici delle Istituzioni giudiziarie a non perseguire gli avvocati infedeli. Trovare un avvocato che agisca contro un collega di foro è praticamente impossibile ed i processi per infedele patrocinio che giungono ad una sentenza di condanna sono rari come mosche bianche.

Comunque sia, alla base delle discrasie dell’assistenza legale vi è l’oggettivo fallimento del libero mercato nel settore; e di un libero mercato che funzioni in questo settore una vera democrazia non può fare proprio a meno.

Occorrono norme volte a far funzionare il libero mercato dell’assistenza legale in qualsiasi contesto, anche nel più sperduto dei fori. Al cliente deve essere noto preventivamente il costo delle attività legali svolte in suo favore, la tracciabilità dei pagamenti deve essere totale e l’emissione delle fatture deve avvenire con cadenza mensile al fine di facilitare la chiusura del rapporto secondo la volontà del cliente. Solamente un libero mercato dell’assistenza legale che funzioni può garantire dignità sia ai professionisti sia ai cittadini che necessitano di accedere alla giustizia. Le norme sulla responsabilità civile dei magistrati sono, invece, tal quali le chiacchiere da caffè.

Messina, li 18.09.2014

Cordialità,

Bernardo Aiello

 

Foto: Amodiovalerio Verde, Flickr

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