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Leggi incostituzionali e riforma della giustizia

Dapprima toccò al Porcellum, così definito dal suo stesso proponente il leghista Calderoli, ritenuto incostituzionale dalla Consulta.

Dipoi la stessa sorte toccò alla Legge sulla droga, chiamata Fini-Giovanardi dal nome dei due firmatari costituenti l’asse clerico-fascista più chiaro dai tempi del Concordato.

Tradotto in soldoni c’è una destra in Italia (o c’è stata?) incapace di rispettare la Costituzione quando si occupa di legiferare su questioni fondamentali: cioè sulla legge elettorale e su un piano di “prevenzione” della diffusione delle droghe. A cui più volentieri sostituisce la repressione, ignorando che il proibizionismo non ha mai dato un minimo frutto positivo nella storia dell’umanità.

C’è (o c’è stata?) una destra incapace di concepire il suo percorso politico all’interno del tracciato stabilito dai Padri Costituenti. Evidentemente il suo tessuto culturale affonda radici in tutto ciò che c’era prima di quella Costituzione. Inutile dire cos'era.

Poi però c’è anche una Consulta che si accorge della incostituzionalità delle leggi con la velocità di un bradipo.

Il Porcellum, legge n. 270 del 21 dicembre 2005, è stato dichiarato incostituzionale nel 2013.

La Fini-Giovanardi, varata nel 2006, è stata bocciata nel 2014 per aver equiparato, contro ogni sapere scientifico ed anche contro ogni logica, droghe leggere a droghe pesanti.

Ci vogliono otto anni per decidere se una legge risponde ai requisiti di costituzionalità o meno ed eventualmente intervenire.

Indubbiamente i giudici dell’alta corte avranno il loro gran daffare ed è indubbiamente complesso il percorso necessario perché, una volta sollevati dubbi di costituzionalità su una legge, si proceda a valutarla e a cassarla.

Ma un paese può andare avanti per anni con leggi che vìolano la sua Carta fondamentale? Può sopravvivere a lungo senza che a qualcuno venga in mente che può tranquillamente fare quello che gli pare, in violazione della Costituzione, tanto poi ci vogliono anni perché qualcuno intervenga?

La convivenza nelle società complesse come la nostra si basa su una serie di anticorpi che sono sì principalmente culturali, ma che non possono reggere a lungo se non supportati da anticorpi giuridici. Se questi funzionano poco e male prima o poi, si sa, il corpaccione sociale si ammala. Lo abbiamo visto negli anni dei Bossi e dei Berlusconi, rischiamo di vederlo ancora e più di una volta.

Urge allora una riforma della giustizia; che non è quella reclamata a gran voce dalle parti del Caimano che pretende di fare quello che gli pare, quando gli pare e perché gli pare.

Ma quella, banale banale, che pretende di non sbattere in galera migliaia di ragazzotti e ragazzotte colpevoli di reati inconsistenti e ridicoli, definiti tali da una legge demenziale e illegittima.

 

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