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Le parole che non vi ho detto

Parole sulla nascita di un giornale...

AgoraVox, oggi, apre parlando di sé stessa, rubando la scena ai bellissimi pezzi di un caro amico: Roberto Saviano, che mi ha fatto la cortesia di concedermeli per l’apertura di questi giorni.

AgoraVox vuole “rivoluzionare” l’informazione, portando coloro che erano alla base della piramide informativa in alto.

Rivoluzioanarla significa dire la propria, perché c’eravamo o perché, semplicemente, non siamo d’accordo.
Significa aggiungere, costruire, essere presenti. Riprendersi il ruolo di cittadini
Significa essere artefici del dibattito non subirne le urla.

In comunicazione le notizie sono decise in base ad un’agenda setting, su AgoraVox sarete voi la vostra agenda setting.



Vorremo guardare il mondo anche da un altro punto di vista, piazzare la telecamera dei nostri occhi in un’inquadratura che nessuno si aspetta. Perché raccontare è dura, il nostro punto di vista non è necessariamente quello corretto e allora c’è bisogno di altre persone che dicano la loro.

Inizio sempre la mia giornata con una rassegna stampa, dedico le prime ore della mattina allo sfoglio dei quotidiani e penso che tanto livore e tante urla derivano dalla distanza che esiste tra il cittadino e le istituzioni, allora si grida di più, la si dice più grossa, sperando che “qualcuno” ci ascolti. La notizia urlata per farle oltrepassare il filtro mediatico.

Eppure basterebbe ritornare al dialogo, arte antica, greca; basterebbe ascoltare, porsi domande e non dare, sempre e comunque, risposte. Basterebbe sedersi, come una volta, intorno ad un tavolo, in una piazza per ritornare ad essere empitici e capire le ragioni dell’altro.

La piazza di AgoraVox è vostra, dialogate…

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