• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Lactalis lancia l’Opa su Parmalat: come andrà a finire?

Lactalis lancia l’Opa su Parmalat: come andrà a finire?

E' forse l'atto finale, o l'inizio di una nuova fase, dell'intensa vicenda Parmalat-Lactalis, che Libero Mercato ha seguito da vicino nelle ultime settimane: il lancio ufficiale dell'Opa da parte della multinazionale francese per rilevare il restante 71% dopo il 29% già conquistato a marzo.

L'offerta è di 2,6 euro per ciascuna azione e sarà lanciata materialmente dalla Sofil, società di diritto francese che fa capo alla famiglia Besnier, proprietari di Lactalis, fino a un controvalore massimo di 3,4 miliardi, finanziata interamente a debito con un prestito organizzato da Crédit Agricole, Hsbc France, Natixis e Société Générale.
 
La Borsa ci crede e martedì il titolo Parmalat ha avuto un balzo del 10,73%.
L'Opa sarà probabilmente conclusa in tempo per l'assemblea degli azionisti, riconvocata dal 25 al 27 giugno. Alla comunicazione iniziale, giunta martedì deve far seguito il formale documento d'offerta, dopo di chè la Consob avrà 15 giorni di tempo per esaminarlo e approvarlo.
 
Alla base c'è l'interesse industriale di Lactalis di dare vita al primo gruppo lattiero-caseario a livello mondiale, confluendo i 10 miliardi di fatturato del gruppo di Laval con i 4,3 dell'azienda di Collecchio (con un aggregato di oltre 50.000 addetti), impegnandosi a mantenere in Italia la filiera produttiva del latte ed avviare una politica di forte espansione nei mercati emergenti di India, Cina e Brasile attraverso "acquisizioni selezionate o joint venture".
 
"Abbiamo un progetto ambizioso per Parmalat: farne il gruppo italiano di riferimento nel latte confezionato a livello globale, con sede, organizzazione e testa in Italia" ha sottolineato lo stesso Emmanuel Besnier, il numero uno di Lactalis.
 
LA DEBOLEZZA DELLA CONTROFFENSIVA ITALIANA
 
Le ultime parole famose le pronunciò Umberto Bossi il 26 marzo: "Chi ha seguito l'ultimo Consiglio dei Ministri sa che la Parmalat non va ai francesi, ma resta in Italia".
 
Invece 30 giorni non sono bastati per costruire la famosa cordata italiana che con un'operazione di mercato avrebbe dovuto fronteggiare la rapida avanzata francese e garantire l'italianità dell'azienda di Collecchio.
 
In prima fila Intesa SanPaolo che ha cercato di coinvolgere la migliore industria italiana o qualche fondo di private equity disposto a lanciarsi nella sfida. Inizialmente si era fatto il nome di Ferrero, uno dei principali gruppi italiani nel mondo, ma che dopo le prime reazioni poco convincenti ha rinunciato del tutto.
In seconda battuta è arrivata Granarolo (di cui la banca di Corrado Passera detiene il 20%) e la Cassa Depositi e Prestiti, che avrebbe però dovuto avviare un operazione dal sapore più finanziario, con l'ingresso nella quota di maggioranza di Intesa, Unicredit, Bnl e Mediobanca, relegando in secondo piano il progetto industriale e quindi la stessa Granarolo che si è sentita estromessa.
 
Adesso la presunta cordata italiana, ammesso che ci sia, dovrà sborsare almeno 5 miliardi per lanciare una contro-Opa italiana, ma a queste condizioni appare davvero troppo tardi e difficile.
 
La Parmalat dunque, a meno di improvvisi colpi di scena, è destinata a parlare francese.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares