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La violenza è glamour. Il calendario delle studentesse

Ha iniziato Yamamay per vendere mutande, ha proseguito Coconuda per promuovere abbigliamento, Prada l’ha fatta sfilare in passerella. La violenza contro le donne è decisamente di moda.

Tra marketing e pinkwashing le aziende attingono a piene mani a questo enorme bacino di dolore, ingrassano i loro profitti sulla pelle delle donne.

La violenza contro le donne, attraversando le pagine patinate delle riviste di moda, arriva anche sui calendari. Il 2014 è decisamente l’anno della violenza contro le donne. Anche il calendario delle studentesse, il quale da tradizione – leggo nel loro sito - è interessasto a sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche di interesse generale, non si è lasciato sfuggire il must di quest’anno. Il titolo scelto per l’iniziativa è #ilcoraggioèdonna perchè l’idea sarebbe quella di veicolare un’immagine di donna forte e coraggiosa.

I dodici scatti, firmati da prestigiose firme e interpretati da venti modelle, vogliono sovvertire la percezione di sudditanza di cui è spesso vittima la donna mostrando testimonial forti, sorridenti, provocatorie e coraggiose che pretendono rispetto. (fonte qui)

Ben contenta di non vedere più occhi neri e lividi sparsi ma mi piacerebbe che le donne pretendessero un qualcosa di più del semplice rispetto, ad esempio, prendendo spunto dal calendario, potrebbero partire dal rivendicare rappresentazioni plurali e al di fuori dai severi canoni estetici standardizzati.
E invece le studentesse testimonial del calendario hanno dovuto superare un casting.
Foto intera, foto primo piano, altezza, misure.
I numeri sono giusti? Puoi fare il calendario contro la violenza sulle donne.

Giungo. Si apre la stagione della pesca. Una donna con sensuali labbra socchiuse e un collare borchiato si strappa via una retina dal volto, forse metafora del patriarcato che la tiene prigioniera. Chissà.

Aprile strizza l’occhio al maschio eterosessuale proponendo un sensuale bacio lesbico in chiave multietnica e corredato di lividi e sangue. La tentazione di metterci il livido è stata troppo forte, il risultato troppo splatter.

Marzo. Inquietanti donne manichino, inserite in scenario necrofilo, ci ricordano che non sono le bambole di nessuno.

Agosto è neocolonialista. Tagliamo via il velo che opprime i nostri corpi. Benvenuta taglia 38 segno di libertà.

Settembre si ispira alle Pussy Riot proponendoci atletiche attiviste in passamontagna e mutande. Perchè l’estetizzazione non colpisce solo la violenza ma anche l’antiviolenza.

Una carrellata quasi ridicola di stereotipi. Il trucco pesante, le pose innaturali, i corpi conformi all’estetica dominante, il logo del Mac Donald’s sotto lo foto.

La settima edizione del Calendario delle Studentesse ha puntato anche questa volta non soltanto all’immagine e alla comunicazione, ma anche all’estrema concretezza di diventare una vera e propria opportunità di lavoro. Con Optima Italia, multiutility leader nel settore della telefonia, gas ed energia elettrica, le studentesse protagoniste sono state inserite nel progetto “Marketing & Comunicazione” dell’Azienda. Tra queste importanti aziende campane hanno dato il loro sostegno: Laif Nail Collection, Giappo Italia Franchising e Mc Donald’s. (fonte qui)

Un calendario di selezionate studentesse in posa contro la violenza e la possibilità di ottenere un lavoro presso una grande multinazionale. Non ci sarà qualche contraddizione? L’imposizione di canoni estsetici e l’esclusione, dal casting e dalle pubbliche rappresentazioni, di corpi diversi, non è violenza? Il capitalismo delle multinazionali non è violenza? Utilizzare la violenza per vendere, farsi pubblicità, costruirsi un volto etico non è violenza?

Io quest’anno ho comprato il calenadario delle Mujeres Libres. Riprendiamoci i nostri corpi, riprendiamoci le rappresentazioni dei nostri corpi, riprendiamoci la lotta alla violenza.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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