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La stangata: storie di ONLUS

Un donatore di una ONLUS impegnata nella cooperazione internazionale mi scrive: deluso e amareggiato. Un consiglio: controllare bene ora che sta per iniziare il supermercato natalizio della solidarietà.

Caro Enrico, Sono un sostenitore del CCS Italia da diversi anni e ho sempre letto quello che scrivevi e apprezzato il lavoro che facevi in quell’Associazione. Ho continuato a sostenere il bambino; prima di tutto per lui e poi, in realtà, perchè mi sembravi un po’ prevenuto verso di loro. Pensavo che forse esageravi, ma, fra le cose che hai scritto. una mi aveva colpito cioè il fatto che donare per una causa è solo il primo passo ed è più importante capire se il proprio contributo è usato bene.

<Ho visto, nei miei limiti, e quest’ anno non rinnoverò il sostegno a CCS Italia per queste ragioni. Tanto non mi piace l’atteggiamento dei dirigenti (anche verso di te, vedi la lettera di Fernanda Contri), lo stuolo di politici sempre presenti alle varie inaugurazioni, la sponsorizzazione di Bertolaso e, più importante, il deficit di bilancio per il secondo anno consecutivo, coperto con utili accumulati dalle passate gestioni. Ho verificato che negli ultimi tre anni sono aumentate a dismisura le spese per stipendi, marketing, certificazioni, corsi di formazione del personale fino ad arrivare al 65% dei soldi ricevuti.

E’ costantemente diminuita la quota destinata ai bambini bisognosi di circa il 10% solo quest’anno. Insomma gran parte dei miei soldi resta in Italia per attività che, francamente non ritengo utili. Leggo che sono stati spesi quasi 100.000 euro per ristrutturare la nuova sede (in affitto) e collocata in una zona commerciale e prestigiosa di Genova. Leggo che sono stati investiti quasi euro 300.000 in attività di comunicazione (in costante aumento da anni) per ricavarne poco più di 289 nuovi sostenitori (-185% rispetto al 2008) cioè più o meno euro 45.000. Nell’azienda in cui lavoro se qualcuno faceva un disastro del genere sarebbe stato licenziato. Noto che sono aumentati i funzionari, Segretari Generali e altri espertoni che fra stipendi e benefits costano all’Associazione euro 100.000 lordi annui (a testa).

Non è stato più pubblicato il giornale associativo che informava i donatori delle attività (forse perché non ci sono). L’ultimo numero è di marzo e sembra pubblicato solo per raccogliere fondi. Anche il sito sembra un cartellone pubblicitario in cui s’invita solo a versare, comprare, donare tanto più che le news riguardo ai paesi in cui CCS Italia interviene non sono aggiornate da maggio. In effetti, come hai scritto, sembra un Associazione in vendita, prima del fallimento. Un peccato perché quando vi aderii (2005) mi apparve efficace per aiutare, con tante idee, progetti e informazioni, i bambini. Ricordo che venivano effettuate a tutti i bambini distribuzioni di libri e quaderni e costruite scuole. Quando ho parlato con qualche operatore dell’Associazione ho percepito questo disagio e anche un loro senso di frustrazione per la scarsa operatività e paura di perdere il posto di lavoro.

Tante iniziative mi sembrano poi non tanto in linea con gli scopi dell’Associazione (magliette, palloni distribuiti ai bambini poveri, campi dentali, club di bambini in Nepal) e anche l’apertura di un negozio, di cui si dice “gli utili saranno destinati ai bambini” ma, in questo periodo ho paura che ai bambini saranno caricate solo perdite. Ho letto il Bilancio Sociale e mi sono perso fra torrenti di parole in cui ho colto una gran voglia di giustificarsi per i mancati risultati. Poi, verso la fine, mi sono imbattuto nel dettaglio delle spese effettuate, in teoria, a beneficio dei bambini nei diversi paesi.

Sono rimasto sconcertato o, forse, non ho capito come siano stati utilizzati e a che pro questi soldi, cito: “Assicurate le funzioni di direzione ed amministrazione, e il supporto logistico e burocratico ai progetti. Realizzate attività di costruzione di capacità dell’equipe e di rafforzamento dell’organizzazione locale: in totale euro” 727.989”. Questa cifra rappresenta oltre il 30% di quanto spedito nei paesi per i bambini che sosteniamo; peraltro quasi il 60% dei soldi donati per i bambini, in una forma o nell’altra, rimane in Italia. In altre si legge: Realizzate attività di appoggio alla scolarizzazione, di sostegno alla produzione scolastica, di controllo oculistico e relativa terapia, di promozione ambientale (!!!) in favore di 8491 bambini alunne ed alunni. Spesi euro 80.666”  tutto questo con euro 9,5 a bambino ma come è possibile. Magari tu sei in grado di spiegarmelo, io intanto verserò i miei soldi a qualcun altro, sperando in meglio. Grazie, ciao Andrea Genova.

Caro Andrea, l’ONLUS CCS (Centro Cooperazione Sviluppo) è un po’ il paradigma dell’Italia. Politici e loro portaborse s’impossessano di un ente, fondazione, teatro, Alitalia. Tirrenia, Teatro di Genova lo succhiano come un leccalecca, spendono a casaccio con incuria e incompetenza (sperando nei soldi dello stato per ripianare i debiti), mettono a posto amici, pagano parcelle da favola ad avvocati loro compari e, quando hanno finito l’opera, scappano come conigli per riciclarsi da qualche altra parte. Chi ci rimette, come nel caso del CCS, sono stati prima i beneficiari e fra un po’ i dipendenti. Non esiste, almeno per ora, una cura per questa specie di parassiti. Ti do due cifre tanto per evitare parole inutili.

Il CCS ha avuto 3 gestioni:

 -1988-2002: bambini sostenuti 9.445-entrate euro 2.074.000 (al 31\12\2002)

- 2002-2006: bambini sostenuti 22.548-entrate euro 4.172.000 (personale impiegato 62) al 31\12\2006;

-2006-attuale dirigenza: bambini sostenuti 13.937-entrate euro 2.724.000 (personale impiegato 116 fra cui due inquadrati come dirigenti). Non sorpende che il bilancio sia da due anni in passivo.

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