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La prevenzione dei disastri fa acqua, anche a Bangkok

Certo, come ovunque, Bangkok ha raccolto milioni di migranti interni ed esterni, sono cresciute costruzione moderne e fatiscenti, strade per le file interminabili di macchine. La popolazione è cresciuta a dismisura fino a superare i 10 milioni di abitanti. Siamo a Bangkok, nella più arretrata Genova è bastato molto meno (dopo annuali nubifragi alluvioni dal 1966), svendite di spazi pubblici, condoni per ponti e strutture di protezione, d’incuria da parte degli amministratori pubblici, per ritrovarsi con cinque morti. In entrambi i casi le organizzazioni internazionali, i Comitati di Bacino, le protezioni civili, le istituzioni pubbliche, sono state sommerse

Puntualmente mi arriva un bollettino di rapporti e attività delle Nazioni Unite, cose curiose, buffe, interessanti.

Uno di questi racconta che un anno fa Bangkok fu scelta come “città modello” dall’UN International Strategy for Disaster Reduction (UNISDR), uno dei mille sotto-enti inutili delle Nazioni Unite. Contemporaneamente il 13 ottobre c’è stato l'International Day for Disaster Reduction, festeggiata a Bangkok con l’acqua alla cintola.

Nel frattempo sono volati nella confortevole capitale thailandese centinaia d’esperi internazionali, finanziati convegni e report, foraggiate le ONG locali legate al governo. Speso qualche milione di euro (i conti delle NU sono opachi come le paludi di Chiangmai).

Esattamente un anno dopo l’inizio delle potenti attività degli esperti intrenazionali, dopo centinaia d’incontri e parole è venuto giù un immenso acquazzone (si parla di oltre 16 miliardi di metri cubi d’acqua). Una bomba, che poteva essere in parte contenuta dal lavoro degli esperti e dai finanziamenti spesi durante l’anno trascorso.

Come sempre non è accaduto, mi raccontano che i cittadini correvano con sacchi di riso a bloccare le acque lungo gli argini e i canali del King’s Dyke. L’acqua era salita fino a due metri, i morti sono stati circa 500.

Gli esperti del Disaster Managment, un po’ indietro nella prevenzione, non sono stati neanche svegli nelle attività successive per eliminare i pericoli per la salute derivanti dall’acqua stagnante.

Per fortuna, un'azienda privata giapponese, aveva inventato delle specie di palle di fango studiate per assorbire e purificare la fanghiglia. Ed ecco migliaia di thailandesi, lì a fare palle di fango e gettarle nelle pozze d’acqua.

Dopo arrivano gli espertoni: Thai health officials are in talks with WHO and the UN Children’s Fund (UNICEF) about a possible independent study on mud balls in the Thai floods, said Claire Quillet, a water, sanitation and hygiene (WASH) specialist with UNICEF.

Certo, come ovunque, Bangkok ha raccolto milioni di migranti interni ed esterni, sono cresciute costruzione moderne e fatiscenti, strade per le file interminabili di macchine. La popolazione è cresciuta a dismisura fino a superare i 10 milioni di abitanti. Siamo a Bangkok, nella più arretrata Genova è bastato molto meno (dopo annuali nubifragi alluvioni dal 1966), svendite di spazi pubblici, condoni per ponti e strutture di protezione, d’incuria da parte degli amministratori pubblici, per ritrovarsi con cinque morti.

In entrambi i casi le organizzazioni internazionali, i Comitati di Bacino, le protezioni civili, le istituzioni pubbliche, sono state sommerse.

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