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 Home page > Attualità > Economia > La forza dei numeri

La forza dei numeri

 

Christine Lagarde si accoda al concerto più in voga negli ultimi tempi:

“Il ritmo delle misure di rientro dei bilanci pubblici deve essere ragionevole per non deprimere l’attività in modo eccessivo”

È ormai un refrain ricorrente. Lo dice la BCE, lo dice il FMI, lo dicono i numeri.
Ma perché l’Italia allora, pur riscuotendo applausi dalla comunità internazionale, insiste in un consolidamento accelerato dei conti?

La risposta è semplice, almeno per chi ha un minimo di memoria storica: nell’estate del 2011 l’Italia dovette promettere di rimettersi, e alla svelta, su un sentiero di maggiore affidabilità. Il sentore di “deriva” era tale da spingere gli spread su meccanismi autoalimentanti. Tale promessa però andava asseverata, resa credibile, ma chi al momento poteva formularla si era già bruciato ogni bonus possibile di credibilità e per far sì che il mercato potesse “comprare” la promessa, prendendola per buona, ha blindato tale promessa ad un impegno internazionale a scrivere addirittura nella Costituzione della Repubblica l’impegno al pareggio di bilancio.

Ad altri Paesi, in maggiore difficoltà sui mercati, come Spagna e Portogallo sono stati concessi degli aiuti di tipo finanziario a diverso titolo ed in diverse modalità. Ad entrambi, e recentemente anche alla Grecia, sono stati concessi termini più diluiti nel tempo per il riconsolidamento dei conti. Una concessione utile anche ai creditori, perché strangolare un debitore non è mai un buon affare.

L’Italia si trova oggi nella particolare situazione di essere un Paese di fatto datore di aiuti (visto che non ne ha ricevuti, ma ha contribuito ad alimentare gli strumenti di solidarietà e stabilità europea), ma al tempo stesso bisognoso di solidale tolleranza. La Comunità internazionale, vedasi la frase della Lagarde riportata all’inizio, è sempre più convinta sia dell’efficacia strutturale delle riforme italiane, sia della inopportunità tattica delle stesse.

L’Italia però, nella sua necessità (per ragioni di immagine e di mercato) di ribadire a giorni alterni che non necessita di aiuti, difficilmente può trovare un percorso diplomatico per chiedere delle deroghe ai suoi impegni.

Una delle sorprese positive del 2013 potrebbe quindi essere una iniziativa del FMI d’intesa con BCE e UE che “imponga” all’Italia di ritardare il proprio consolidamento, il che farebbe scattare sulle aspettative economiche italiane una improvvisa positività, liberando risorse immediate per la crescita e ingolosendo gli operatori (più sul fronte equity che sul fronte bond, evidentemente).

Questo tipo di scenario, però, è ipotizzabile solo nel caso in cui la “Comunità Internazionale” si sentisse tranquilla - nel concedere la dilazione - che l’obiettivo venga solo allontanato, non dimenticato. Insomma un segno di continuità della linea politica, non necessariamente negli interpreti, ma sicuramente nell’agenda.

Insomma, sto confezionando delle riflessioni sui portafogli d’investimento 2013, quel mio viziaccio di preparare ipotetici scenari per essere pronto ad operare quando si dovessero concretizzare, cercate di sopportarmi, se vi riesce.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.165) 1 dicembre 2012 19:05

    Non la vedo così bene; ripercorri gli ultimi anni della Grecia: al bar dello Sport tutti commentavano fin dall’inizio che la Grecia non poteva farcela alle condizioni imposte. Ue BCE FMI l’hanno strangolata ed ora?? Dilazione del pagamento, cancellazione di parte del debito, ulteriore prestito, perchè? io credo che dietro questa crisi ci sia una fase neoliberista: strangoli chi ha vissuto sopra le proprie possibilità o ha fatto il furbo, peraltro invogliato a farlo anzi spinto a farlo, poi lo SOTTOMETTI o meglio lo compri con quattro spiccioli e, sempre dietro la minaccia di ritornare alla crisi nera, ne fai ciò che vuoi.

    (a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca)

    Enzo

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