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La foresta che cresce nelle terre di Gomorra

La terza edizione del Festival dell’impegno civile si conclude domenica a Castel Volturno.

Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce” 
(Lao Tze, filosofo cinese)

Ne sono caduti di alberi, nelle terre di Gomorra. Ed hanno fatto rumore. Ma le cose stanno cambiando. La foresta sta crescendo. Lentamente, non fa ancora rumore, sui media si vede poco, ma sta crescendo.

Può crescere ora perché non è più soffocata dai totem del potere camorristico: case, terreni, società, locali, che lentamente stanno tornando allo Stato, ai cittadini.

Ora, queste sono le “Terre di don Peppe Diana”: si chiama così una delle cooperative che gestiscono i terreni confiscati alla camorra in Campania.  Istituzioni e società civile, insieme, stanno lavorando per far rinascere queste terre.

Un impegno civile che da tre anni viene festeggiato con un festival, promosso dal Comitato Don Peppe Diana e dall’Associazione Libera: un modo per sensibilizzare le comunità al riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie e che quest’anno si arricchisce di tematiche nuove, dall’integrazione all’ambiente.

L’edizione 2010 è cominciata il 24 maggio a Santa Maria Capua Vetere con il concerto per le vittime innocenti di camorra organizzato dalla Procura e dal Tribunale della città sammaritana, preziosi baluardi nella lotta ai clan.

La prima parte del festival si è tenuta in provincia di Napoli.

Convegni, dibattiti, concerti, degustazioni, pubblici confronti si sono tenuti nel capoluogo (nei famigerati Quartieri Spagnoli, in un bene confiscato al clan Mariano che dal 2004 ospita l’associazione Agesci), a Casalnuovo, persino ad Ottaviano, nel castello mediceo che negli anni Ottanta era il simbolo del potere di Raffaele Cutolo - boss della Nuova Camorra Organizzata (Nco) che sta finendo la sua vita a Terni.

Adesso, quella sigla dà il nome ad un ristorante, “Nuova Cucina Organizzata”, nato a San Cipriano d’Aversa per volontà di una cooperativa che impiega un gruppo di disabili (e solo dei pazzi potevano pensare di andare avanti con un nome così in questa terra, invece non solo non hanno chiuso ma sono pure in attivo).

A Nco si sono riuniti per il pranzo di fine anno gli studenti casalesi che stanno partecipando ai percorsi di legalità: durante l’anno, le professoresse li hanno portati in visita guidata nei beni confiscati ai clan, per far capire loro che un mondo diverso è possibile.

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Il programma

Nco venerdì ha offerto il buffet, quando il Festival si è spostato nel casertano, prima a San Cipriano, poi (sabato) a Sessa Aurunca per riflettere su un futuro senza nucleare quindi, domenica, il gran finale a Castel Volturno, con la proiezione del filmato “Uso e disuso dei beni confiscati in provincia di Caserta” e con la replica dello spettacolo “Io non tacerò” (ispirato alle parole di don Peppe Diana) realizzato dalla compagnia “Teatrermitage” di Molfetta.

Castel Volturno vuol dire soprattutto immigrati. E nell’ultimo giorno del Festival il tema sarà proprio questo, con una serie di incontri promossi dall’associazione “Jerry Masslo” e con il concerto tributo a Miriam Makeba, Mama Africa, morta proprio qui, due anni fa.

Il Festival infatti è anche musica. In questa terza edizione coinvolto l’Archivio Storico della Canzone Napoletana, la Fondazione Premio Napoli e Radio Rai 3; insieme hanno realizzato un radio documentario musicale che ogni giorno analizza un aspetto diverso fra le tematiche care alla manifestazione.

Fra i protagonisti musicali, Patrizio Trampetti, I letti sfatti, Fausta Vetere e Corrado Sfogli della Nccp e la band dei ragazzi di don Peppe Diana, guidata dall’artista e musicista Carlo Faiello.

Il Festival dell’Impegno Civile viene considerato oramai un appuntamento fondamentale anche da artisti di fama internazionale. Ne sono un esempio gli interventi, negli anni scorsi, di Giulio Cavalli, di Peppe Barra, A 67 e tanti altri. C’è anche un canale You Tube dedicato.

Insomma, un po’ di rumore questa foresta lo sta facendo...

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