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La Juventus e la crisi greca

La Juventus non riesce a debellare il virus Champions e ad Atene, contro l'Olympiacos, inaugura la prima mini-crisi stagionale. Gli uomini di Allegri sono usciti sconfitti per uno a zero e, ancora una volta in Europa, sono apparsi lenti e timorosi, incapaci di sfruttare le proprie doti tecniche contro un avversario sulla carta modesto.

All'indomani dei sorteggi, Beppe Marotta aveva definito “un gironcino molto gradito” quello toccato in sorte ai bianconeri. Ebbene, dopo tre partite la Juve si ritrova a soli tre punti, dopo una vittoria in casa con gli svedesi del Malmo e due sconfitte consecutive in trasferta, contro i vice campioni dell'Atletico Madrid ed i greci dell'Olimpyacos. A questo punto la squadra di Allegri si ritrova al terzo posto nel girone, con l'obbligo di vincere almeno due delle partite rimanenti per conservare la speranza di qualificazione. Con due gare da disputare allo Juventus Stadium ed una trasferta in terra svedese, l'impresa non sembra proibitiva.

Tuttavia, la delusione è stata cocente. Sopratutto nel primo tempo, la Juve è apparsa incapace di tessere trame di gioco efficaci, affidandosi al peggior Pirlo che si ricordi e subendo le ripartenze dei bianco-rossi. Dai piedi di Alejandro Dominguez, trentatreenne argentino che ad Atene sta vivendo una seconda giovinezza, sono partite tutte le azioni offensive dell'Olimpiacos che alla fine del primo tempo è passato in vantaggio.

L'ennesimo appoggio sbagliato di Pirlo viene sfruttato da El Chori Dominguez che si porta a ridosso dell'area avversaria e allarga sulla sinistra per Mitroglu, passaggio di prima verso il centro e piatto preciso dell'accorrente Kasami. Uno a zero e fine primo tempo

Marotta, livido in volto, scende negli spogliatoi per sferzare i giocatori. Gli uomini di Allegri, in effetti, affrontano la ripresa con un'altra intensità, dimostrando almeno una buona capacità di reazione. Il gioco procede a folate, senza grande organizzazione, ma gli attacchi verso la porta difesa da Roberto si fanno più frequenti e pericolosi. Pirlo, irriconoscibile, viene sostituito e l'ingresso di Marchisio garantisce maggiore dinamismo. Sopratutto Morata, il migliore della Juventus, ci prova in tutti in modi, ma la serata di grazia del portiere ellenico ed una discreta dose di sfortuna impediscono il pareggio. L'occasione più nitida capita sui piedi del giovane spagnolo a dieci minuti dalla fine. Tiro forte e angolato, ma Roberto si supera ancora deviando la palla sulla traversa. Non è serata.

Nel dopo partita, Allegri fa autocritica per la gestione del match, ma non rinnega la scelta di puntare dal primo minuto su un Andrea Pirlo apparso decisamente fuori condizione: “Eravamo bassi e non siamo riusciti a contrastarli adeguatamente. C'è da rimproverarsi, e da rimproverarmi, se la squadra ha giocato così nel primo tempo. Non sono preoccupato per Pirlo, ha bisogno di ritmo e di partite; stasera l'ho fatto giocare, perché avevo bisogno di un elemento che rallentasse il loro gioco, davanti alla nostra difesa, e ci permettesse di ripartire”. Sul futuro, però si dice fiducioso: “Sono amareggiato e dispiaciuto, ma la situazione non è compromessa. Nel secondo tempo abbiamo sbagliato in fase realizzativa e non siamo riusciti a fare risultato, ma abbiamo molte possibilità di passare il turno”. Neanche Carlitos Tevez è contento, per la propria prestazione, inferiore alle attese e per quella di tutta la squadra: “Passare il turno era complicato già prima, forse adesso lo è di più, ma sono convinto che abbiamo le qualità per farcela. In Europa è come se fossimo un po' bloccati, mentre in campionato siamo sereni. Abbiamo le risorse per modificare questa tendenza”.

Dopo il terrificante 1-7 rimediato martedì in casa dalla Roma contro un Bayern Monaco appena arrivato da Marte, la sconfitta della Juventus è l'ennesimo campanello d'allarme per il calcio italiano, ormai avviato ad occupare una posizione periferica nel panorama internazionale. Le speranze di qualificazione restano in piedi per entrambe le squadre, dunque la fiducia è d'obbligo. Tra quindici giorni, dopo la prima gara di ritorno, ne sapremo qualcosa di più.

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