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La Francia sconfitta a causa dei clan. Storia di uno spogliatoio spaccato

La Francia sconfitta a causa dei clan. Storia di uno spogliatoio spaccato

"C’est dramatique pour le Bleus" gridano i telecronisti, a pochi minuti dalla fine. Una nazione sull’orlo del baratro calcistico, che sperava nel calcio per sopperire alle proteste sociali che da qualche tempo la tengono sempre sul chi va là. E’ drammatico, e neanche il tempo di dirlo che l’arbitro iraniano fischia tre volte, i francesi sono quasi increduli e Domenech ha la faccia impietrita, mentre i messicani sono pazzi di gioia. Messico batte Francia 2 a 0.
 
La speranza è ormai al lumicino, bisognerebbe augurarsi che Uruguay e Messico non si adagino a quel "biscotto" - che da noi è tristemente famoso - e che la Francia vinca con almeno 3-4 gol sul Sud Africa (sempre che il match centro-sud americano non finisca in goleada), ma sarà dura. E mentre negli studi di TF1 un Barthez disperato e un Lizarazu un po’ più lucido discettano sulle possibilità di qualificazione, sperando nella volontà di una delle due di non beccare l’Argentina agli ottavi, ci pensa Arsène Wenger, allenatore dell’Arsenal e commentatore tecnico della tv francese a riportare tutti sulla terra: “Credo – dice il tecnico – che nessuna delle due rischierà un’eliminazione, a fronte di una qualificazione ormai certa. Anche perché già la qualificazione agli ottavi è un ottimo obiettivo”. Ritorno in studio e facce ancora più cupe.
 
Tantissimi in Francia non aspettavano altro che l’addio di Domenech, che lascerà la panchina a una vecchia conoscenza del calcio italiano, Laurent Blanc, ma nessuno sperava che succedesse in questo modo: senza segnare un gol, non costruendo praticamente quasi nessuna azione pericolosa, e con una squadra logorata da lotte clandestine. Avrebbero preferito, i francesi, sentirsi piuttosto un Domenech vincente nelle orecchie, che una Francia sconfitta in questo modo. Non c’entrano le vuvuzelas, come qualcuno voleva far credere, per giustificare il non-gioco dei transalpini, e forse nemmeno lo scandalo prostitute che ha investito i Bleus e il loro giocatore più rappresentativo, Ribery, poche settimane prima del mondiale sudafricano, bensì le spaccature di cui da tempo parla la stampa francese. Una guerra intestina che ha influenzato anche le scelte del tecnico, costringendolo a lasciare a casa alcuni tra i giovani francesi più forti.
 
Finiti gli anni dei Black-Blanc-Beurs, dei fasti, delle coppe del mondo e del dominio europeo. Finiti gli anni dei Zidane e dei Deschamps, di coloro i quali riuscivano a creare gruppo, di quelli che tutti, ma proprio tutti, stavano ad ascoltare. Oggi i francesi sono divisi in clan, con quello più forte che fa capo proprio a Ribery (quelli delle “banlieue difficili” per intendersi), che sono in lotta con gli altri. Spogliatoio spaccato, diremmo, se fossimo commentatori sportivi di professione.
 
Dov’era Gourcouff ieri sera? Ecco una delle domande retoriche che in tanti si sono fatti. E perché questa nazionale è stata evirata dei Beurs (i francesi di origine maghrebina) Nasri, Benzema, Ben Arfa? Tutto riconducibile peoprio ai clan. Le indiscrezioni, se non si dimostrassero solo tali, sarebbero da far ridere, anzi da piangere.
 
Gourcouff sarebbe stato fatto fuori, riportano diversi commentatori, perché troppo “bravo ragazzo, ben educato, e perché s’esprime in maniera calma (...), non era in grado di trovare l’autorità di cui aveva bisogno” scrive Le Monde; “avrebbe tutto per piacere a una certa Francia calcistica” ma “non piace ai suoi compagni cresciuti in città cosiddette sensibili, in cui non si gradiscono affatto i primi della classe” dice lo svizzero Le Temps, e in più il suo essere bianco non giocherebbe a favore. Ma sono sempre supposizioni. Le stesse che portano a riflettere sull’esclusione dei Beurs di cui sopra. Domenech, conscio della situazione, ha preferito evitare di mettere altra carne a cuocere, lasciando il gruppo dei maghrebini a casa, onde evitare di avere altri “capetti” in selezione. Ma alla fine a uscirne con le ossa rotte – almeno per ora - sembra lui, il mister arroccato sulla sua linea Maginot come un novello De Gaulle, immobile: “Nessun richiamo! Non opera che un sol cambio; cosa importano i suoi difetti e le sue falle: lui ha ragione, ha la sua ragione”.
 
“Gli impostori” titola oggi l’Equipe, mentre a caldo So Foot titolava “I Bleus sulla sommità del nulla”. Insomma, forse siamo stati troppo cattivi con il Lippi premondiale, quello del pareggio con la Svizzera, vincitrice, pochi giorni fa, contro i Campioni d’Europa della Spagna, e soprattutto quello della sconfitta con il Messico che già si coccola il suo nuovo campioncino Javier Chicharito Hernández, neo acquisto del Manchester.

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