• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > La Calabria ha dato il nome all’Italia. E l’Italia si è dimenticata della (...)

La Calabria ha dato il nome all’Italia. E l’Italia si è dimenticata della Calabria, tranne che per il caso del "Ponte sullo Stretto"

Ancora oggi l'origine del nome Italia non è chiaro e neanche il significato. Corrado Alvaro, nel suo saggio “La Calabria” ricorda i diversi nomi della terra di Calabria, Esperia per i Greci, Magna Grecia per i Romani, Ausonia per i latini e poi Enotria e più tardi ancora Italia, produttrice di vitelli, poi Bruzio o Brezia per i suoi boschi infine Calabria.

Ma, come detto, diverse sono le teorie sull'origine del nome Italia. Per Tucidide e Virgilio Italia, pare che derivasse da Italo re arcade, per altri ha origine greca, per altri africana, o etrusca, o latina se non semitica, nel senso di terra del tramonto. Ma il fatto che il nome Italia derivi dalla Calabria, una zona del catanzarese a significare "abitanti della terra dei vitelli" è quello più plausibile. Dunque Italia significa abitante della terra dei vitelli. Ovvero siamo nella terra dei vitelli. Forse un tempo, non più oggi.

Pur avendo la Calabria dato il nome all'Italia, l'Italia si è dimenticata della Calabria, salvo ricordarsene quando accadono tragedie, drammi, o per la 'ndrangheta le cui origini sono dovute anche alla piemontesizzazione del Sud. Paradossi di un Paese mai unito, mai stato unito, e che mai sarà unito. Eppur nella sua non unità, ha cercato sempre di espandersi all'inverosimile, cercando di assimilare terre e luoghi che con l'Italia avevano poco o nulla da condividere. L'Italia unita è un Paese giovane, fragile, profondamente corrotto e fallito. Come pretendere che l'Italia possa ricordarsi della sua madre, quale la Calabria?

In un tempo ove egoismo e speculazioni sono all'ordine del giorno? L'ultima bestialità sulla Calabria è stata la questione del ponte sullo stretto. E' stato detto che sarebbe servito alla Calabria per collegarsi con il resto d'Italia. Forse perchè qualcuno non sa che la Calabria non è un'isola? O forse perché nella brutalità delle cose ha voluto riconoscere l'isolamento della Calabria, che non potrà certamente essere risolto con l'inutile ponte sullo stretto. Le mafie ringrazieranno, le consulenze a peso d'oro pure. Eppure traghettare ancora oggi ha un suo fascino. Ma non è il tempo del fascino. In una regione che ha più strade della morte che altro, una regione che alle prime piogge vede il proprio territorio franare come un castello di sabbia, un territorio dove la disoccupazione è la regola, un territorio ove l'unica speranza è pensare che da qualche parte possa esistere la speranza, proporre il ponto sullo stretto è una grande "cazzata" e scusatemi per questa inevitabile volgarità.

I Calabresi hanno dato il sangue per l'Italia. Strappati dalle loro terre per andare a combattere una guerra, la prima guerra mondiale, senza sapere per cosa e per chi si combatteva. Ma lo hanno fatto. E quando si son ribellati sono stati massacrati, come accaduto alla Brigata Catanzaro, con il duce mancato, D'Annunzio, che guardava ed osservava in modo silente senza alzare neanche un dito per dire: fermatevi. Calabresi partigiani ci sono stati, calabresi emigrati sono la normalità, vi sono forse più calabresi in giro per il mondo che nella stessa Calabria. Dicono che abbiamo, come calabresi, la tesa dura. E' vero. Perché è l'unico modo per difendersi da un Paese che ha sempre abusato della Calabria senza mai dare nulla in cambio, e senza testa dura sarebbe stata dura sopravvivere nel Paese più ingiusto d'Occidente.

Marco Barone @ilKontrastivo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità