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 Home page > Attualità > Economia > La BCE e il controllo sugli Stati in difficoltà. Orso in fuga?

La BCE e il controllo sugli Stati in difficoltà. Orso in fuga?

Un nuovo statement di Mario Draghi ed una nuova reazione boom dei mercati, sia sul fronte azionario che sul fronte spread. Cosa potrà mai aver stupito i mercati in maniera così eclatante da farli balzare entusiasticamente? I contenuti del discorso di Draghi, nella sostanza, erano già filtrati ieri come indiscrezioni.

Probabilmente è opportuno che ci fermiamo a fare una riflessione di ampio respiro, per capire cosa attenderci a breve e a lungo termine.

Oggi l’amico @Radix_OM su twitter commentava così:

Passo davanti a una serie di bar che trasmettono in tv la conferenza di Draghi. Manco fosse la finale di Champion’s. Che tempi!

Lo prendo come un segno che forse davvero i tempi stanno cambiando in meglio: se la collettività dedica a noiose questioni che la riguardano l’attenzione che dedicava alle divertenti cose che non la riguardavano forse stiamo maturando e facendo passi avanti.

L’attesissimo discorso di Draghi conteneva esattamente ciò che era stato anticipato ieri: la BCE comprerà illimitatamente (o meglio, come ha precisato lo stesso Draghi: “Per ammontare non limitato, ma adeguato al raggiungimento degli scopi”) i titoli di Stato di quei Paesi che dovessero chiederne il supporto. Per quei Paesi che chiederanno gli aiuti scatta un meccanismo di conditionality: dovranno in cambio degli acquisti rispettare degli accordi da prendere con la BCE stessa sulla gestione della propria politica fiscale.

Gli acquisti effettuati dalla BCE saranno privi dello status di creditore senior, così da non subordinare gli altri detentori di bond.

La motivazione ufficiale, più volte ribadita da Draghi è che questo piano è strettamente aderente al mandato BCE perché mira a garantire la realizzazione di una politica monetaria unitaria, mentre a causa degli spread al momento questo non avviene.

Tutto bene, dunque: si era detto che solo un annuncio di acquisto illimitato di bond avrebbe potuto fermare le dinamiche degli spread, ma che mai e poi mai la Germania lo avrebbe accettato e permesso. Ma siamo qui, ed è di altro che dovremmo ragionare. Perché la Bundesbank ha votato contro questo piano, ma è rimasta sola: uno solo è stato il voto contrario al piano. E il Cancelliere Merkel ha commentato:

La BCE agisce in modo indipendente, nel quadro del suo mandato

Quello a cui dedicherei attenzione è un altro elemento: la BCE comprerà i bond di quei Paesi che ne faranno richiesta (e abbassando i parametri dei collaterali è già pronta a farlo anche per la Spagna che a giorni subirà il downgrade di Moody’s a livello junk), ma - se pure rinuncia allo status di creditore senior - quel Paese dovrà da quel momento sottostare alle richieste della BCE che in caso di mancata adesione agli accordi interromperà gli acquisti o addirittura venderà. Cioè la BCE è pronta a sostituirsi al mercato stringendo gli spread laddove riterrà che ci sia del merito e allargandoli, laddove riterrà ci sia negligenza.

Abbiamo detto diverse volte che in Europa esistono quattro soggetti di massima rilevanza comunitaria:

  1. La Commissione Europea (Barroso)
  2. Il Parlamento Europeo (Van Rompuy)
  3. La BCE (Draghi)
  4. L’Eurogruppo (Junker)

di queste quattro istituzioni, tre hanno una blanda ed estremamente indiretta connotazione democratica ed una no: la BCE. Con il piano di oggi quest’ultima acquisisce non la ventilata vigilanza sulle banche, ma de facto, la vigilanza sugli Stati (o meglio: di quegli Stati che si ritrovano a chiedere aiuto). E questo, con tutta la simpatia e fiducia che possiamo avere (o non avere) per Mario Draghi, non è una cosa gradevole.

Resta da capire come possa essere aderente al mandato l’acquisto di titoli, allo scopo di preservare l’euro da tempeste esogene, e come possa essere ugualmente aderente al mandato la vendita punitiva di titoli: Chi la deciderà? Come? Come verrà gestito il rischio continuità dell’euro nel caso si dovesse agire in questa direzione? Non é dato sapere, nessuno dei giornalisti in conferenza stampa ha posto queste domande a Draghi.

Qualche tempo fa abbiamo affrontato già la questione dell’evoluzione delle democrazie europee: desidero ritornarci per ribadire che dovremmo ambire a poter esprimere in modo più diretto la nostra preferenza di voto negli organismi europei, per concretizzare il nostro ruolo di cittadini europei. Mentre noi, però, stiamo qui a blaterare di sovranità nazionale e questioni di campanile o - peggio - di cortile, il mondo va avanti e a prendere la cloche finisce per essere la BCE, e di questo nessun europeista può ragionevolmente dirsi felice.

Tornando ai mercati e alla loro euforia, farei alcune puntualizzazioni: è ragionevole ritenere meno probabile la disgregazione dell’eurozona alla luce dello statement di oggi, ed è ragionevole pensare che certi asset nei bilanci delle banche saranno meno svalutati; tuttavia tante, troppe, volte abbiamo visto la politica dormire di fronte alle chance offerte dalla banche centrali. Tante, troppe, volte il tempo “comprato” è stato lasciato passare nell’inazione nell’illusione che il tampone monetario fosse risolutivo. Mercoledì 12 arriverà la sentenza della Corte Costituzionale di Karlsruhe sulla legittimità dell’ESM (il fondo salva-Stati), decisione che é lecito attendersi come un assenso. Acquisito questo ulteriore dato le questioni monetarie saranno definite e si tornerà a chiedersi che fine hanno fatto i discorsi sul “piano per la crescita” europeo, con i PIL che oggi sono stati revisionati dallOCSE:

  • Italia: da -1,7% la stima PIL 2012 passa a -2,4%
  • Germania: +0,8% invece di +1,2%
  • Francia: +0,1% invece di +0,6%
  • UK: -0,7% invece di +0,5%

entro una settimana, dunque, il clima attuale di aspettative sul fronte monetario, dove le decisioni sono incisive e rapide, si trasformerà in un clima di aspettative politiche, dove le decisioni sono farraginose, lente, lacunose e soggette a scadenze elettorali (nel 2013 Italia e Germania andranno alle urne). Archiviate le buone notizie sul fronte monetario, ed il conseguente giustificato entusiasmo, rivedremo la volatilità insieme al moto ondivago della politica e delle riforme, perché come ci ricorda Weidmann “La soluzione della crisi finanziaria non può essere trovata nelle banche centrali”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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