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L’istruttiva cronaca dell’impareggiabile confezione dello status di “specie protetta” per l’evasore fiscale (1)

Ovvero come è stato consolidato il falso luogo comune dell’evasore fiscale “primula rossa” sabotando l’impianto, ereditato dalla cosiddetta prima Repubblica, che lo incastra ed organizzando una caccia al “nero e sporco” destinata ad essere normalmente persa o, se casualmente vinta, a produrre il minor danno possibile a chi lo ricicla.

1)-LA DECANTAZIONE DELL’ANAGRAFE CENTRALIZZATA DEI CONTI BANCARI

Alla fine degli anni 1980, i Politici della cosiddetta prima Repubblica in piena crisi finanziaria (conti pubblici in dissesto, debito pubblico esagerato, gestione della res pubblica fuori controllo) e di rappresentanza politica (le mazzette stanno portando i Politici sulla ghigliottina di Tangentopoli) sono chiamati ad una sfida apparentemente persa in partenza: avere titolo per sedersi al tavolo di Maastricht, il 7 febbraio 1992, e per cofirmare lo storico trattato che fissa le regole politiche ed i parametri economici necessari per l’adesione alla nascente Unione Europea. 

Il Ministro del Tesoro Guido Carli, dopo avere constatato la dimensione dei flussi finanziari “neri e sporchi” e misurato il potenziale mancato gettito dall’osservatorio privilegiato di Governatore di Bankitalia e di Presidente di Confindustria, decreta che la caccia ai soldi per sedersi al tavolo di Maastricht e per creare-consolidare le condizioni per rimanerci si fa alzando l’asticella della lealtà fiscale cioè portando a contribuzione il denaro “nero e sporco” (produce subito i soldi per uscire dalla crisi finanziaria e assicura gettito strutturale sufficiente per non ricascarci, fornisce le risorse sufficienti per l’esercizio di governo, ridà moralità alla gestione della res pubblica) e, per intercettarlo, va a cercarlo nel canale finanziario dove peraltro naturalmente circola e, quindi, si è sicuri di trovarlo e dove da sempre il Fisco è obbligato ad andare per avere certezza di averlo intercettato. La legge 197 del 5 luglio 1991, etichettata “antiriciclaggio, con gli articoli 1-2-3 contingenta l’utilizzo del contante-dei titoli al portatore e canalizza in banca i regolamenti monetari di importo oltre soglia di legge (soglia iniziale 20 milioni di lire), riforma la movimentazione dei mezzi di pagamento disponendone la documentazione-la tracciabilità-la registrazione nell’Archivio unico informatico (Aui, la banca dati elettronica costruita appositamente per il Fisco e gestita-custodita per 10 anni da ogni intermediario finanziario) ed impiantando nel canale finanziario il modulo di sorveglianza sistematica e continuativa dei flussi finalizzata all’intercettazione del “nero e sporco” ed al tempestivo innesco dell’accertamento fiscale. 

La legge 413 del 30 dicembre 1991, con l’articolo 20, abolisce il segreto bancario e fornisce al Fisco la mappa di tutti i conti bancari nella disponibilità di un soggetto (persona fisica e giuridica) cioè porta il Fisco in banca e gli mette a disposizione il mastro dei mezzi di pagamento movimentati su tutto il territorio nazionale da ogni contribuente. La cosiddetta seconda Repubblica eredita la riforma della movimentazione dei mezzi di pagamento e l’Archivio unico informatico (Aui), la trappola per il “nero e sporco” veicolato nel canale finanziario azionata dagli automatismi del modulo di sorveglianza dei flussi e l’impegno a rendere operativa l’Anagrafe centralizzata dei conti. L’Aui, ineliminabile perché fondamento della rispetto della normativa internazionale antiriciclaggio, e, quindi, tuttora rigorosamente gestito, puntigliosamente custodito per 10 anni e sistematicamente processato per la sorveglianza dei flussi da ogni intermediario finanziario, è ben noto ai Ministri delle finanze. La circolare 32/E dell’agenzia delle Entrate del 19.10.2006 recita: “l’Archivio unico informatico consiste in un sistema informatico di acquisizione e di archiviazione, per 10 anni, delle transazioni. Sotto l’aspetto oggettivo il Sistema è inteso a raccogliere tutte le operazioni che comportano trasmissione e movimentazione di mezzi di pagamento di qualsiasi genere. L’Aui è una misura intesa a prevenire ed intercettare l’attività di riciclaggio di denaro di provenienza illecita ed è finalizzato anche alla eventuale segnalazione di operazioni sospette. Ciò che assume rilevanza ai fini di una tempestiva e proficua attività istruttoria, è la percezione e consapevolezza che diventa possibile ed agevole effettuare ricerche articolate e mirate alla conoscenza sia di tutte le coordinate identificative (ordinante, controparte, intermediario, importo se superiore al limite) sia degli altri connotati oggettivi dell’operazione (di conto, per cassa, su Italia o sull’estero).

Gli uffici potranno formulare richieste aventi per oggetto qualsiasi rapporto, qualsiasi operazione, qualsiasi operazione extra conto. Potranno essere formulate richiesta per “categorie” in funzione degli obiettivi perseguiti dai vari organi procedenti soprattutto per l’osservazione ed il monitoraggio di un fenomeno nel suo complesso”. Altrettanto noto ai Ministri delle finanze che il segreto bancario è stato abolito (peraltro non più politicamente proponibile dopo Tangentopoli e dato il permanere della “questione morale”). La circolare 32/E spiega che “l’abolizione del segreto bancario è il naturale approdo della lunga evoluzione che si è mossa nel solco dell’indirizzo segnato dalla stessa Corte costituzionale (sentenza n.51 del 18.2.1992), in cui gli interventi, operati a più riprese, dal legislatore hanno condotto a un totale superamento del segreto bancario e ad un rafforzamento dei poteri conoscitivi dell’Amministrazione finanziaria, anche nel caso di inottemperanza o di reticenza in fatto di informazioni irrinunciabili per l’attività di controllo. Il risultato complessivo è quello di un equo contemperamento tra l’interesse privato alla riservatezza, derivante dal riserbo bancario, e quello pubblico al conseguimento del gettito erariale e alla repressione dell’evasione. E ciò nel ragionevole apprezzamento del legislatore dei fini di utilità e di giustizia sociale di cui agli articoli 41 e 42 della stessa Costituzione, nella considerazione che il legislatore non potrebbe spingersi fino a fare di tale riserbo un ostacolo all’adempimento di doveri inderogabili di solidarietà, primo fra tutti quello di concorrere alle spese pubbliche in ragione della individuale capacità contributiva”. Anche l’Anagrafe centralizzata dei conti è ben nota ai Ministri delle finanze. La circolare 32/E recita: “l’Anagrafe è una banca dati che realizza il censimento di tutti i conti, dalla quale attingere i dati identificativi di ogni soggetto che intrattenga tali rapporti e che possa disporne. L’Anagrafe centralizzata dei conti nasce per assecondare le avvertite esigenze di economicità, di efficienza e di speditezza dell’azione accertatrice e con l’intento ai fini della propedeutica e specifica attività istruttoria di individuare “a monte” i conti da controllare”. Con l’attuazione dell’Anagrafe centralizzata dei conti, bancari l’impianto automatizzato di cattura del “nero e sporco” è pronto: l’Aui documenta-traccia la movimentazione dei mezzi di pagamento, il modulo di sorveglianza intercetta ed evidenzia i flussi sospetti di “nero e sporco”, l’Anagrafe centralizzata assembla i flussi e le consistenze finanziarie riferite al solo sospetto evasore e li propone al Fisco per l’istruttoria-l’accertamento fiscale-la prova e la misura fino a 10 anni di ruberia all’erario salvaguardando il diritto alla privacy del contribuente onesto. L’evasore è nudo! La Politica decreta: eredità inaccettabile!

I Ministri delle finanze, non potendo rottamare l’Aui, perché ineliminabile, ed il connesso modulo di sorveglianza, possono rendere inoffensivo il Fisco solo bonificando l’Anagrafe centralizzata e provvedono. Istruttiva la cronaca del travagliato e stupefacente parto dell’Anagrafe centralizzata dei conti bancari nella versione dei Governi della seconda Repubblica. Con l’incredibile ritardo di ben 15 anni, arriva il decreto attuativo (calendarizzato a giugno 1992 dalla legge 413/91 e materializzatosi a gennaio 2007) che presenta la straordinaria caratteristica di violare, nello spirito e nella lettera, la legge da cui trae origine ed ha l’unico grande pregio di tranciare il raccordo diretto Fisco-intermediario finanziario e di vietare al Fisco la documentazione-la sorveglianza-la rendicontazione dei mezzi di pagamento movimentati da ogni contribuente, la prova-la misura di 10 anni di ruberia all’erario, l’arricchimento del paniere di calcolo della capacità contributiva con il dato bancario di ogni contribuente, l’accesso interattivo ai dati bancari aggiornati di un contribuente. Tutto inizia nel 1998, quando incredibilmente il Ministro delle finanze dell’Ulivo, Vincenzo Visco commette l’imperdonabile errore politico di riportare a galla il relitto legislativo del 1991.

Il Ministro delle finanze Visco si accorge di avere dimenticato nel cassetto il decreto attuativo dell’Anagrafe centralizzata e ritiene suo dovere porvi rimedio.

L’Anagrafe centralizzata viene istituita dalla legge 413/91 con l’obiettivo di “ampliare le basi imponibili, razionalizzare, facilitare e potenziare l’attività di accertamento fiscale” . L'art.20 della L. 413 del 30.12.1991, recita: "con decreto del Ministro del Tesoro, di concerto con i Ministri dell'interno e delle finanze, da emanare entro 60 giorni dalla data della presente legge, sono stabilite, con il massimo di elementi di riservatezza, la destinazione e le modalità delle comunicazioni dei dati identificativi, compreso il codice fiscale, di ogni soggetto che intrattenga con loro rapporti di conto o deposito o che comunque possa disporre del medesimo, nonché i criteri di utilizzo”.

Si scatena il finimondo. La banca rifiuta le sbirciatine indiscrete. I paladini dell’evasore sbraitano. I Politici che da sempre urlano in piazza contro l’evasione risentono il cigolio della ghigliottina di Tangentopoli e rinculano. Ma il Ministro delle finanze Visco sembra irremovibile.

L'on. Visco promette, in tempi brevi, il regolamento attuativo e l’entrata in funzione dell’Anagrafe centralizzata dei conti.

Visco racconta che dal 1997 la questione è stata collocata all'ordine del giorno dei dicasteri che ne hanno la responsabilità. L'11.2.1998 il regolamento è stato inviato per il concerto dal Ministero del Tesoro a quello delle Finanze. Ne è seguito un lungo iter burocratico complicato dalle incertezze su quale fosse la sede più idonea per gestire l'intera operazione che si è concluso solo il 28 settembre quando il Consiglio di Stato ha finalmente emesso il suo parere positivo. Tutto è pronto per il decollo, si attende solo il regolamento del Tesoro ed è quindi lecito attendersi l'entrata in vigore del provvedimento che renderà operativo il prezioso strumento per la lotta all'evasione.

L’Abi, l’associazione delle banche, ovviamente stupisce e si interroga sulla convenienza di istituire l’anagrafe.

In data 7.11.1998, una nota dell'Abi rende evidente la difficoltà di attuare una norma finora rimasta lettera morta. Il sistema bancario, ricorda l'Abi, è in prima linea nella lotta alla criminalità e all'evasione fiscale. Suscita perplessità la creazione di un nuovo costoso apparato organizzativo che graverebbe sui costi delle banche senza la certezza di risultati tangibili. In alternativa le finalità di speditezza nell'acquisizione delle informazioni potrebbero essere svolte dall'Aui che esiste presso ogni Banca secondo le procedure attualmente vigenti.

I Politici scatenano il solito armamentario idiota (Visco è riuscito in un sol colpo a violare le regole della buona economia e i diritti della privacy!).

I più rappresentativi esponenti Politici si piazzano in prima linea e starnazzano. D'Alema: non cambierà nulla. La privacy è sacra. Casini: Visco si sta esercitando nella rivisitazione di una norma emanata dal CAF come strumento di lotta all'evasione. Berlusconi: questo atto spaventa le persone di minori possibilità che cercheranno di limitare i loro consumi per paura di apparire ricche e spingerà verso l'estero i risparmi degli italiani. Il solo fatto di avere un conto corrente diventa sintomo di pericolosa ricchezza, di potenziale evasione e, di conseguenza, una causa di schedatura fiscale. Fini: Visco crea timori fra i risparmiatori e li allontana dalla banca con un danno anche per le piccole e medie imprese.

I tecnici ed i controllori istituzionali auspicano l’anagrafe per rispondere ad un principio di civiltà perché la lotta alla Mafia sulla base della sola legge Rognoni-La Torre non ha funzionato.

Benvenuto, presidente commissione Finanze: è necessaria al più presto l'anagrafe per combattere l'evasione fiscale. Tutino, capo del Secit: è un principio di civiltà rimasto finora inattuato. Abbatte i costi del Fisco e riduce gli adempimenti dei contribuenti. Il generale Nanula, comandante della Gdf, riecheggia: la strategia di abbassare le aliquote per recuperare il sommerso, si deve completare con l'istituzione dell'anagrafe che i contribuenti non devono temere perchè, essendo riportati solo i nominativi e non il contenuto e i movimenti dei depositi, si avrà solamente l'effetto di velocizzare le indagini bancarie già oggi possibili, rendendo più efficace la lotta all'evasione e la repressione della criminalità. L'anagrafe sarà utilissima per la lotta al riciclaggio anche perché la lotta alla Mafia sulla base della sola legge Rognoni-La Torre non ha funzionato.

Il dado ormai è tratto. E’ disdicevole che, in un contesto di esagerata evasione e di cassa desolatamente vuota, il Ministro delle finanze di un Governo di sinistra tenga ancora nel cassetto il decreto attuativo che assicura un rilevante recupero di gettito ma è altrettanto disdicevole disinceppare la trappola per evasori.

La prima mission del Ministro delle finanze: impedire che esploda la mina dell’Anagrafe.

I Politici della seconda Repubblica sanno che l’Anagrafe dei conti fornisce ai controllori istituzionali ed alla Magistratura la chiave per l’accesso diretto ed autonomo al sarcofago bancario, permette di localizzare l’indagato, di ricostruire la ragnatela dei suoi rapporti diretti ed indiretti, di costruire il rendiconto finanziario di 10 anni. Sanno che la sua attivazione avrebbe effetti devastanti. Non ignorano il piccolo particolare che esistono reti telematiche, che l’Amministrazione ha fior di strutture informatiche e che veicolare i dati in rete significa velocità, precisione, riservatezza, completezza e aumento della produttività. Avviare l’Anagrafe e aprire all’Aui significa più controlli, più flussi “neri” intercettati, più contestazioni incontestabili e la sconfitta certa dell’evasione spudorata. Un lusso da prima Repubblica!

 A dicembre 1998 un Summit decreta che l’anagrafe si farà. Nel rigoroso rispetto delle consolidate prassi del “non fare”, il Summit tra il Ministro del Tesoro Ciampi, il Ministro delle Finanze Visco ed il Governatore Fazio apre la fase di decantazione dell’originario progetto. Alla banca rimane il ruolo esclusivo di guardiano del sarcofago bancario e sull’Anagrafe centralizzata dei conti e dei depositi viene appiccicata, per tranquillizzare l’evasore, l’etichetta di rubrica telefonica.

La banca si dice pronta ed il Ministro delle finanze Visco smorza gli allarmismi.

16.2.1999: l'Abi informa di essere pronta per l'utilizzo dell'Anagrafe dei conti decentrata attraverso la Sia (società interbancaria per l'automazione). Il Ministro Visco, non manca di fornire la dose di tranquillanti: non vi è alcuna correlazione tra l'anagrafe dei conti e il segreto bancario che non c'è più dal 1991. L'anagrafe aiuta solo a spedire meno lettere alle banche, è una sorta di elenco telefonico. Niente di più. Ogni allarmismo è infondato.

La Gdf si accontenta di non leccare più francobolli

21 gennaio 1999, all'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola di Polizia tributaria, il Comandante Gdf Moschini plaude alla rapida attuazione dell'anagrafe dei conti. Tutto diventerebbe più celere, mentre oggi dobbiamo prima interessare i Comandi generali che a loro volta devono attivare una complessa procedura di richiesta di informazione a tutti gli istituti. Spiega: l'anagrafe è una banca dati nella quale viene indicato dove il cittadino ha aperto un conto ma non l'entità del conto stesso e le singole operazioni effettuate. Dunque non sussiste alcun rischio di violazione della privacy.

L’Abi predica che l’evasore non indagato può stare tranquillo. E quello indagato? Pure!

19.2.1999: anche il Presidente dell'Abi Sella propina tranquillanti a piene mani. I correntisti che non abbiano conti in sospeso con la magistratura e con il Fisco non corrono alcun pericolo. Per quelli invece che fossero indagati o nel mirino delle autorità fiscali ci sarà un mezzo tecnico organizzativo da noi fornito in modo da sapere rapidamente presso quale banca sono clienti. Non sarà comunicato ne' il saldo ne' i movimenti per avere i quali sarà necessario percorrere le vie ordinarie come oggi.

  A fine anno 1999 il congegno, già in rampa di lancio, si inceppa.

Il Governo giura di essere alle battute finali.

 6.10.1999 il Ministro Visco dice che il regolamento è in fase di emanazione ed il 17.11.1999, il Premier D’Alema dice alla Commissione antimafia che l’anagrafe è vicina al traguardo.

Il Ministro delle finanze Visco annuncia l’invio al Garante della privacy. E’ l’ultimo anello della catena e, guarda caso, si spezza.

19.11.1999: stop del Garante della privacy. Il fatto è che una banca dati di questo tipo interessa la generalità dei cittadini e pertanto presuppone un’attenta regolamentazione che va oltre l’aspetto della sicurezza e dell’integrità dei dati e che riguarda le finalità perseguite, i flussi dei dati, l’utilizzazione ulteriore delle informazioni e l’individuazione di compiti e di responsabilità. Proprio in relazione a questi aspetti l’Autorità non ha potuto fare a meno di rilevare che il nuovo archivio non è soddisfacente e dunque richiede significative modifiche.

Non se ne farà nulla!

3.12.1999: De Francisci, vice Del Ministro delle finanze Visco, dichiara “non se ne farà nulla. Rispetto a tempo fa c’è già stato un passo indietro e credo proprio che non se ne farà nulla”.

  A fine anno 2000 l’anagrafe torna nell’agenda politica. Tutte le resistenze di tipo politico sono state superate ma il regolamento attuativo incespica ancora.

La Corte dei conti dà il via libera. Il Ministro Visco annuncia prematuramente che la legge è operativa.

21.9.2000: via libera della Corte dei conti all’anagrafe. Visco dichiara: è stato un itinerario lungo e non privo di difficoltà. Sono state superate numerose resistenze ma finalmente là legge è operativa. Si tratta di un’innovazione che non cambia la normativa esistente in materia di segreto bancario ma che rende più agevole ed efficace l’attività di controllo e di repressione delle frodi. Si riducono i tempi per individuare i rapporti intrattenuti dal contribuente con i diversi intermediari finanziari. Aumenta il potere investigativo ed informativo. Il contribuente non fa’ affidamento sulla segretezza da difficoltà di localizzazione del rapporto.

La legge è pronta ma incespica. Forse è superata e quindi inutile. Varrebbe la pena di rifletterci sopra

22.9.2000: l’anagrafe era prevista da una legge del 1991 e se fosse stata subito realizzata qualche risultato conoscitivo probabilmente lo avrebbe consentito. Oggi con la globalizzazione e la new economy pensare che dia frutti è pura immaginazione. Per evitare che questo strumento segua la strada dei libri rossi, delle bolle e delle manette agli evasori si potrebbe riflettere sulle finalità che fin dall’origine l’anagrafe si proponeva: quella di contribuire alla lotta all’evasione.

Dal 1993, la legge dello Stato 413/91 impedisce all’evasore fiscale di sottrarre ogni anno all’erario mediamente fino a 200 miliardi di lire (100 miliardi in euro) ma l’evasore può tranquillamente ed impunemente sottrarli perché il Ministro delle finanze non riesce ad emanare il decreto attuativo della legge!

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