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E’ un falso luogo comune che le riforme dettate dall’agenda di Governo dei “compiti a casa“ portano “fuori dalla palude” ed impediscono di riimpantanarsi (1)

Le riforme cantierate non hanno prodotto e non producono soldi sufficienti. Siamo un problema per i Partner, osservati speciali-commissariati-con i nostri confini sigillati dall’esterno/dai Partner, commensali per diritto ma mal sopportati, sempre tra gli ultimi nelle “classifiche dei bravi” e tra i primi nelle “classifiche dei cattivi” perché anche il Premier Renzi ed il Ministro Padoan non hanno in agenda l’unica riforma che non costa niente, produce i soldi necessari e sufficienti per rimettere e tenere in ordine i conti, per liberarsi dall’assillo dei creditori e per investire sulla crescita.

1)-TUTTI A METTERSI LE MANI NEI CAPELLI DAVANTI ALLA LAVAGNA DEI NUMERI UFFICIALI. MA SE LA GIRI TE LI STRAPPI!

Da un quarto di secolo l’obiettivo prioritario dichiarato dai Governi è la crescita. Solo con la crescita si generano le risorse necessarie ad un aumento del benessere, alla riduzione della povertà e al risanamento dei conti pubblici (così dichiara, nel luglio 2006, il Ministro dell’economia e delle finanze Tommaso Padoa Schioppa resuscitando Kant per bollinare il frontespizio del “Dpef del cambiamento”). Solo con la crescita si creano le precondizioni indispensabili per “liberarsi del passato, liberarsi dei rischi di declino, uscire dalla recessione e creare lavoro in modo solido, consistente e permanente" (così dichiara, il 7 febbraio 2016, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan alla scuola di formazione politica del Pd). La ricetta per la crescita è ben nota: riduzione delle tasse, misure di sostegno agli investimenti, riforme strutturali sufficienti a garantire quell’avanzo primario che non venga mangiato tutto dagli interessi sul Debito e provi la sostenibilità-la profittabilità del Debito cioè la capacità di pagarlo nei tempi e nei modi previsti e di remunerarlo come investimento sicuro. Ricetta obiettivamente inapplicabile, e quindi obiettivo prioritario fallito, se il risultato dei “compiti a casa” diventa “nero e sporco”, se i conti non tornano mai e mancano sempre i soldi per ridurre le tasse, per finanziare gli investimenti e se le riforme non producono soldi anzi, il tempo dimostra che generano impoverimento ed alimentano una spirale autodistruttiva. Da un quarto di secolo c’è sempre la crisi prima delle crisi, la speranza di uscirne è legata a favorevoli condizioni esogene (ad esempio, nel 2015, allentamento delle condizioni monetarie, miglioramento della domanda estera, indebolimento dell'euro e calo dei prezzi del petrolio) e, quando sembra che se ne esca, la velocità è sempre inferiore a quella dei partner di riferimento. Basta uno starnuto di rating-di spread-di improvvida espressione-circostanza o una momentanea distrazione della Bce (lo spread dell’autunno 2011 docet!) per ricascarci mettendo a rischio anche il Sistema bancario-la stampella del Debito pubblico cioè il sistema Paese (è sufficiente una turbolenza finanziaria sul Debito per fare saltare il Sistema bancario come un “tappo di champagne” così disse Sarkosy e così pensano a Bruxelles dove il vicepresidente della Commissione europea Katainen preannuncia, il 9.4.2016, l’intenzione di porre un limite agli acquisti dei titoli di Stato da parte delle banche). E’ un’emergenza da carenza di soldi sistemica ed apparentemente ineludibile. Non sono riuscite a portare sufficienti soldi in cassa né le manovre di “Coesione nazionale” del luglio 2011 e di “Salvezza nazionale” dell’agosto 2011, né il “Salva Italia” del dicembre 2011 che ha inaugurato ufficialmente la stagione dell’austerity, né la “Finanziaria di credibilità” del dicembre 2013, né, dal 2014, la frenesia riformatrice del Governo del “cambiare verso” (nel 2016, a stagione delle riforme avanzata, la crisi c’è, i soldi in cassa non ci sono, i soldi attesi dalla crescita forse non ci saranno ed il segno + davanti al Pil non basta). I fatti dicono che non si esce dall’emergenza con una pressione fiscale esagerata, con i bonus per solleticare la fiducia degli imprenditori-dei consumatori e con le riforme che non liberano-non producono risorse e necessitano di finanziamento (anche il tanto celebrato jobs act dimostra che le riforme vanno finanziate e che succhiano più soldi di quel che producono in un contesto di esagerata pressione fiscale e quindi di difficoltosa competitività e di flessione dei consumi). Il vero problema di Governo è come allontanarsi dall’orlo del burrone senza ritrovarsi con l’orlo del burrone che ti insegue e, dopo poco tempo, ti raggiunge cioè, in primis, come non fare più Debito (il Debito in valore assoluto va diminuito se gli interessi sul Debito mandano il bilancio in “rosso”) e dove trovare i soldi per pagare-per rendere sostenibile quello esistente e per ridurne la percentuale sul Pil (senza svenarsi troppo ed alzando il denominatore-la crescita). Cioè come rimettere in equilibrio strutturale i conti (pareggio di bilancio, drastico taglio del debito, spese correnti compatibili e sostenibili, avanzo primario soddisfacente) e finanziare la crescita con gli investimenti (senza clausole di salvaguardia e senza elemosine di Bruxelles) e con la riduzione delle tasse (strutturale, non in deficit e senza rubare soldi da una tasca per metterli nell’altra). La soluzione (anno 2016) del Premier Renzi: altre riforme e dichiarazione di guerra alla Commissione Ue per la flessibilità (cioè più deficit, più debito). Una soluzione evidentemente azzardata e dal dubbio esito. Rispondono subito il Presidente di Confindustria Squinzi (“la dimensione dell’evasione è assolutamente patologica, penalizza sviluppo e lavoro”) ed il Presidente della Repubblica Mattarella che ha votato le leggi 197-413/91 (“un elemento che ostacola le prospettive di crescita è rappresentato dall’evasione fiscale”) richiamando l’attenzione del Premier sul fenomeno evasione fiscale. I numeri dicono che hanno ragione.

La soluzione obbligata del “dove trovare subito soldi” è non farseli fregare cioè fare pagare le tasse a tutti. Un semplicistico esercizio scolastico(1), in base alle stime dichiarate dal Ministro Padoan nel Rapporto sulle strategie di contrasto all’evasione fiscale datato 30 settembre 2014, dice che i Ministri delle finanze si ritrovano sistematicamente con i conti in disordine e la cassa vuota perché lasciano ampia facoltà di evadere liberamente ed impunemente il Fisco:

 -nel periodo dal 1993 al 2005, hanno permesso all’evasore fiscale di accumulare un “tesoretto”, irrecuperabile dal Fisco per scadenza dei termini, che va da 1.194 a 1.659 miliardi

 -nel periodo dal 2006 al 2015, hanno consentito all’evasore fiscale di rubare all’erario da 1.074 a 2.055 miliardi (peraltro ancora scritturati-documentati in Aui e quindi recuperabili)

 -dal 1993 hanno sviluppato un modello di contrasto all’evasione fiscale “high cost a bassa resa” che è riuscito a recuperare, nel periodo dal 2006 al 2015, solo 105 miliardi (cioè mediamente dall’9,8% al 5,1% di rischio fiscale sulla ruberia all’erario) e che, in base alle percentuali di rischio fiscale, garantirà all’evasore l’incremento del “tesoretto” irrecuperabile dal Fisco per un importo che va da 968 a 1.950 miliardi. Appaiono evidentemente esagerate le celebrazioni annuali del bottino requisito all’evasore: si celebra il modello di caccia al “nero” con la percentuale di incremento di quanto incassato ma si nasconde la percentuale di quel che si doveva incassare e non è stato incassato.

I numeri sul retro della lavagna dicono che, per rimettere in sesto le tavole-le canne d’organo-le torte a fette disegnate sulla lavagna ufficiale, l’unica-vera-necessaria-prioritaria riforma da inserire nell’agenda di Governo è abrogare la prassi della regalia continuativa all’evasore fiscale.

(1)-Dato il maggior gettito strutturale riveniente dal recupero a contribuzione dell’economia non osservata-noe e dell’evasione effettiva (come precedentemente determinate), vengono evidenziate la regalia (gettito sottratto al Fisco e irrecuperabile perché oltre i 10 anni scritturati in Aui), la ruberia degli ultimi 10 anni (ancora documentata dall’Aui e quindi recuperabile), gli incassi a consuntivo derivanti dalla caccia al “nero” e la presumibile regalia destinata all’evasore fiscale.

 

valori in

REGALIA

 

RUBERIA

 

INCASSI

 

 

 

miliardi

gettito

gettito

gettito

gettito

Da

% su

% su

 

 

sottratto

sottratto

sottratto

sottratto

contrasto

Gettito

gettito

 

 

noe

da

noe

da

A

sottratto

sottratto

 

 

 

evasione

 

evasione

evasione

noe

da

 

 

 

effettiva

 

effettiva

Fiscale

 

evasione

 

 

 

 

 

 

 

 

effettiva

anno

Governo

 

 

 

 

 

 

 

1993

Amato Ciampi

57,5

96,1

 

 

 

 

 

1994

Ciampi Berlusconi

60,7

96,6

 

 

 

 

 

1995

Berlusconi Dini

73,1

105,1

 

 

 

 

 

1996

Dini Prodi

79,0

112,8

 

 

 

 

 

1997

Prodi

86,5

123,5

 

 

 

 

 

1998

Prodi D’Alema

86,9

125,1

 

 

 

 

 

1999

D'Alema

83,2

128,3

 

 

 

 

 

2000

D'Alema Amato

110,2

133,7

 

 

 

 

 

2001

Amato Berlusconi

116,8

138,9

 

 

 

 

 

2002

Berlusconi

110,2

142,2

 

 

 

 

 

2003

Berlusconi

111,2

148,7

 

 

 

 

 

2004

Berlusconi

108,4

152,5

 

 

 

 

 

2005

Berlusconi

110,5

155,4

 

 

 

 

 

2006

Berlusconi Prodi

 

 

118,6

168,1

4,4

3,7

2,6

2007

Prodi

 

 

125,6

179,3

6,4

5,1

3,6

2008

Prodi Berlusconi

 

 

130,8

208,9

7,0

5,3

3,3

2009

Berlusconi

 

 

93,2

204,7

9,1

9,8

4,5

2010

Berlusconi

 

 

94,5

207,6

11,0

11,7

5,3

2011

Berlusconi Monti

 

 

96,4

211,9

12,7

13,2

6,0

2012

Monti Letta

 

 

102,3

218,7

12,5

12,2

5,7

2013

Letta

 

 

103,5

217,4

13,1

12,7

6,0

2014

Letta Renzi

 

 

104,0

218,3

14,2

13,7

6,5

2015

Renzi

 

 

105,0

220,5

14,9

14,2

6,8

 

totale

1.194,0

1.659,0

1.073,9

2.055,5

105,3

 

 

 

 

 

 

 

 

%media

9,8

5,1

 

Regalia attesa dall’evasore

 

 

968,6

1.950,1

 

 

 

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