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L’istruttiva cronaca dell’impareggiabile confezione dello status di “specie protetta” per l’evasore fiscale (2)

2)-LA MANOMISSIONE DELL’ANAGRAFE CENTRALIZZATA DEI CONTI BANCARI

L’anno 2004 vede il Governo Cdl chiamato alla lavagna dalla Commissione europea per spiegare come intende mettere in ordine i conti. Il Ministro dell’economia Tremonti, in data 1.4.2004, è costretto a riconoscere che le una tantum (i condoni di fine 2002) non pagano a lungo termine: “dopo quaranta mesi credo che siamo in trappola”.

La Commissione requisisce il cilindro da cui il Ministro Tremonti estrae i conigli bianchi e lo invia ad un corso di recupero per maghi. Il Governo si scusa infiocchettando il pensionando come agnello sacrificale. Il Premier Berlusconi sostituisce all’Ecofin del 6.7.2004 il licenziato Tremonti e concede quel che la Commissione chiede (riforma Maroni delle pensioni, rispetto del limite del 3% nel rapporto deficit/Pil, impegno a bilanciare eventuali tagli di tasse con equivalenti tagli di spesa). Arriva al Ministero dell’economia e delle finanze il tecnico Siniscalco, importa lo “zero base budgeting”, cantiera la Finanziaria di “credibilità, competitività, potere d’acquisto” e, per trovare soldi, guarda all’impianto di contrasto al “nero e sporco” confezionato dalla prima Repubblica.

 Anno 2005: dopo che per quattro anni il Ministro delle finanze Tremonti ha rimesso nel cassetto il decreto attuativo della legge 413/91, lo sprovveduto politicamente (e quindi temporaneo) tecnico neo Ministro Siniscalco rimette in rampa di lancio l’Anagrafe centralizzata.

L’Abi è pronta ovviamente nel rispetto del principio che il Fisco chiede e la banca risponde. Anche il Garante della privacy è disposto a dare il via libera pur con qualche perplessità.

Si riparla di anagrafe dei conti bancari. Il direttore generale dell’Abi, Granata dichiara che si tratta di una procedura per la quale il mondo bancario ha dato il suo assenso già da molto tempo e che non può che essere salutata positivamente visto che rappresenta una razionalizzazione volta peraltro a evitare uno spreco di risorse. Non si tratta di una banca dati ma di una procedura volta a razionalizzare la prima fase di acquisizione delle informazioni da parte delle autorità abilitate ad interloquire con il mondo bancario quando si tratta di acquisire informazioni su quali istituti intrattengono i rapporti con un determinato soggetto. Si prevede un sistema a doppio filtro costituito da uno in ingresso (centro operativo dislocato presso il Ministero dell’Economia) e uno in uscita dal lato del sistema bancario individuato già dal decreto del 2000 nella Sia, società interbancaria per l’automazione. La precisazione dovrebbe superare anche le ultime diffidenze che permangono all’Autorità garante della privacy il cui titolare, Francesco Pizzetti succeduto a Rodotà, ha dato sostanzialmente il via libera al progetto spiegando però che occorre salvaguardare le esigenze di riservatezza dei cittadini. Il garante vede con preoccupazione la creazione di nuove banche dati e di archivi e ha come compito quello di richiamare all’attenzione.

 Settembre 2005: l’Anagrafe centralizzata dei conti entra nella bozza della legge Finanziaria ma esce dalla stesura definitiva. Il Ministro delle finanze Siniscalco, nell’estate 2005, si accorge che i controllori del Fisco continuano a leccare francobolli, sparano richieste a vanvera perchè non sanno a chi indirizzarle e, quando centrano la Banca giusta, questa li fa fessi non elencando nelle risposte (quando e se arrivano) le operazioni fuori conto (proprio quelle che usa l’evasore). Mette quindi all’ordine del giorno la trasmissione telematica, la segnalazione delle operazioni fuori conto (per cassa) e l’Anagrafe centralizzata. Ma l’Anagrafe centralizzata dei conti bancari non passa.

Prima mission conclusa: sono passati 14 anni e l’Anagrafe non c’è!

8.9.2005: l’incontro tra Abi e Agenzia delle entrate per discutere della circolare con le istruzioni per gli istituti di credito (comunicazione telematica e dati extra conto da segnalare al Fisco) ha subito un imprevisto cambiamento dell’ordine del giorno. Al centro del summit le Entrate hanno infatti in extremis inserito appunto l’Anagrafe ma il 20.9.2005, nella bozza di Finanziaria, sul lato delle entrate è prevista l’anagrafe dei conti bancari ma nella stesura definitiva non c’è più.

 

  Giugno 2006: un’imperdonabile svista impone l’istituzione dell’Anagrafe centralizzata. E’ stato un madornale errore tecnico avallare la decisione del Ministro delle finanze Siniscalco di introdurre la trasmissione telematica per le indagini finanziarie, di pretendere dagli intermediari una risposta alle richieste del Fisco anche se negativa, e di rendere operativo il pingpong in rete a partire da dicembre del 2005 anche senza Anagrafe centralizzata dei conti e dei depositi bancari. I controllori del Fisco, non dovendo più leccare francobolli ma non sapendo a chi indirizzare la richiesta, sparano raffiche di email a destra e a manca, mettono in piazza il nome del contribuente indagato, obbligano gli intermediari a costosi adempimenti amministrativo-burocratici e fanno la grande fortuna dei gestori di reti telematiche.

Il Fisco spara fino a 31.000 email per un solo contribuente.

28.2.2006: aggiornato il numero dei soggetti che possono essere destinatari delle richieste da parte degli organi istituzionali preposti al controllo. Alle 800 banche si aggiungono circa 30.000 soggetti, di cui i più numerosi sono holding di partecipazione (circa 22.000), finanziarie (circa 1.800), 1.100 confidi ed altri 4.000 tra Sim, Sgr e altri.

L’unico strumento che può veramente registrare la mira dei controllori fiscali è l’Anagrafe centralizzata. La chiedono gli intermediari e la accettano, obtorto collo, i Politici che per 15 anni l’hanno insabbiata: nel 1998 hanno starnazzato per l’assalto al sarcofago bancario e adesso sono obbligati a sanare la sottovalutazione imperdonabile degli effetti della trasmissione telematica. Il Governo dell’Unione, che ha appena vinto le elezioni sbandierando la lotta contro l’evasione, ed il Ministro delle finanze Visco, che ha preparato in Fabbrica il colpo di grazia per l’evasore, hanno l’opportunità, per di più ad inizio legislatura, di rispolverare la trappola per evasori e di renderla pienamente operativa per mettere in cassa quei 100-200 miliardi all’anno che l’evasore ruba all’Erario. Sarebbe sufficiente disporre il trasferimento al Fisco dei dati relativi alle aperture-variazioni-estinzioni di conto, già registrati dal 1993 nell’Aui sezionale. Ma la vera mission è l’esatto contrario di quanto sbandierato per raccattare voti.

La seconda mission del Ministro delle finanze: minimizzare i danni della inevitabile deflagrazione della mina Anagrafe. Sarebbe un disastro segnalare al Fisco la storia dettagliata di ogni conto! Produrrebbe uno sconquasso regalare ai controllori fiscali il raccordo diretto Fisco-banca!

 

Il Fisco, non solo conoscerebbe immediatamente la dinamica di tutti i conti riconducibili ad un contribuente o nella sua disponibilità e la storia in dettaglio di ogni conto ma potrebbe anche ricostruire la ragnatela del nero tessuta dal singolo evasore e ricostruire le filiere del nero in cui si avviluppano acquirenti-venditori e, addirittura, potrebbe derivare rilevanti informazioni utili ai fini fiscali. Ad esempio, rileverebbe il librettista che gira con paccate di libretti, i libretti utilizzati per il nero anche con scambi brevi manu, il correntista che ha il vizietto di utilizzare i prestanome o il furbetto che apre e chiude il rapporto con cui confeziona la bidonata per il Fisco. Un disastro per l’evasore! Solo indicando il codice fiscale, i calcolatori potrebbero esplorare la banca, ad esempio, per produrre il bilancio finanziario di un contribuente, per pescare i suoi fondi neri o per verificare che non si sia dimenticato di dichiarare quel che il flusso finanziario racconta. Uno sconquasso per l’evasore! Salterebbe il tavolo dei bari. La banca non potrebbe ne’ bianchettare perché indirettamente controllata dal monitoraggio autonomo effettuato dai controllori istituzionali, ne’ schermare i flussi neri con conti allegri o non censiti perché direttamente ed automaticamente intercettati dal modulo che certifica la coerenza tra l’operatività bancaria corrente, l’Archivio unico informatico e l’Anagrafe centralizzata. Il furbastro non potrebbe approfittare della sua notorietà per eseguire operazioni milionarie fuori conto nella Banca in cui non ha rapporto. L’evasore totale e paratotale sarebbero incastrati dalla certificazione (automatica) della lealtà nella dichiarazione.

  Decreto 223/06: il Governo dell’Unione, incalzato dagli intermediari travolti dall’orgia del pingpong telematico, chiede un tempo minimo per prendere le misure e per studiare come ridurre il numero delle email senza provocare danni.

Il costo del pingpong telematico impone un intervento immediato. La banca denuncia l’impegno, in monte ore, di un secolo ed oltretutto il Fisco sbaglia mira sparando nel mucchio

 

13.3.2007: in pochi mesi dall’avvio delle indagini on line, le risposte arrivate al Fisco sono circa 700.000 su 1.300 soggetti indagati da parte delle Entrate (per ogni soggetto partono centinaia di richieste che spesso arrivano al migliaio). Se si stimano cifre analoghe per la Gdf si vede l’effetto paradossale generato dall’obbligo di dare le risposte anche per i casi negativi. Per ogni risposta occorrono 10 minuti di lavorazione. Moltiplicati per 1,4 milioni di risposte si arriva a circa 30 anni di ore lavorative. 7.11.2007: secondo i numeri resi noti dalle Entrate alla Commissione sull’anagrafe tributaria, il sistema bancario ha fornito all’Agenzia 3.397.500 risposte a domande degli uffici sulle indagini finanziarie (anno 2006). Ipotizzando che per l’interrogazione del proprio archivio interno e per la risposta via posta elettronica si impiegano circa 10 minuti, si ha che il sistema ha speso un monte ore pari a più di 64 anni di lavoro ininterrotto (giorno e notte per tutto l’anno). Se i minuti fossero 15, sarebbe un secolo. Nel 2006 sono stati scelti dai controllori fiscali 518 operatori finanziari. Una scelta evidentemente infelice. Su 7.513 indagini, sono pervenute 3.397.500 risposte (3.376.493 negative e 21.061 positive). La percentuale delle positive è lo 0,62%.

Il Dl 223/06 annuncia un’anagrafe depotenziata (accompagnata dal rituale condono) per tranquillizzare l’evasore e prospetta una riduzione immediata (ma non risolutiva) del numero di email.

L’Unione provvede con un primo intervento che condona il passato stabilendo che vanno considerati solo i rapporti in essere al 31.12. 2005 e depotenzia l’Anagrafe originaria decretando il censimento dei solo titolari del conto e non anche di chi ne possa disporre. Il decreto dispone la produzione dell’elenco degli intestatari dei “rapporti” bancari posti in essere dal 1.1.2005 ancorché cessati. E’ certo il condono di almeno 8 anni di amenità con riflessi fiscali. I regolamenti spiegheranno meglio cosa si intende per “rapporto”. Il 13.3.2007 si constata che le interrogazioni a tappeto sono destinate a rimanere perché l’Anagrafe, per come è concepita, esclude le operazioni extra conto e le deleghe, due importanti elementi per le indagini. L’assenza è un’ ipoteca sull’affidabilità dell’anagrafe.

  19 gennaio 2007: nasce il pateracchio dell’Archivio dei rapporti con operatori finanziari (punta la portineria della banca in cui un contribuente ha i conti) che è cosa ben diversa dall’Anagrafe centralizzata originaria (punta direttamente tutti i conti nella disponibilità di un contribuente). Le Entrate, a firma del neo direttore Massimo Romano (già direttore ai tempi del Governo dell’Ulivo), emanano le istruzioni operative per l’inoltro delle comunicazioni relative all’Archivio dei rapporti bancari (successivamente meglio precisate con la circolare delle Entrate n.18 del 4 aprile 2007). Nasce ufficialmente il pastrocchio senza giustificazione logica (ha l’unico pregio di fare saltare il raccordo diretto Fisco-banca) ed economica (le dimensioni d’archivio per agganciare la portineria sono già superiori a quelle necessarie per agganciare i singoli conti). Il risultato esemplare della seconda mission: dopo 15 anni l’Anagrafe originaria (puntava il singolo contribuente) è stata bonificata (punta una portineria).

La beffa:

-il pateracchio impone una costosa nuova procedura elettronica per localizzare la portineria della banca in cui un contribuente ha i conti

I titolari di rapporto sono caratterizzati da un codice composto: codice fiscale dell’obbligato alla comunicazione, identificativo del file di prima fornitura del soggetto interessato, identificativo numerico univoco della posizione (numero progressivo che si incrementa, per ogni titolare di rapporto, al variare della tipologia di rapporto nell’ambito della fornitura). I più conti esistenti, riepilogati, per ogni soggetto, nell’identificativo numerico, obbligano, in caso di variazione o di cessazione di un conto, a ricomunicare lo stato post variazione relativo al numero univoco della posizione ed al soggetto. 23.12.2009: esemplare il provvedimento di Bankitalia che allinea l’Aui al Dl. 231/2007. Le specifiche tecniche documentano quanto sia farraginosa, pesante e costosa la manutenzione del pastrocchio costruito per fornire al Fisco solo il puntatore alla portineria della banca e per impedire l’accesso diretto ed automatizzato all’Aui.

-il Fisco, localizzata la portineria della banca (solo quando la banca vuole farsi localizzare), deve attenersi a quel che gli dice la portinaia (parola di portinaia!).

Il Ministro delle finanze Visco è riuscito a stravolgere l’originario disegno della prima Repubblica che vedeva nell’Anagrafe l’interfaccia ideale utilizzabile dal Fisco per localizzare i singoli conti nella disponibilità di un soggetto e per accedere, direttamente ed automaticamente, all’Aui ed alle banche dati interne degli intermediari. La banca dichiara (ma non è possibile riscontrare sistematicamente se dichiara tutto il vero) se un contribuente è titolare di un conto continuativo (nella varia tipologia di rapporto) e, con il Dl 231/2007, se ha almeno una delega o una procura e se ha effettuato almeno un’operazione fuori conto. Il Fisco deve rivolgersi alla banca per sapere (ma non è possibile riscontrare la veridicità della risposta) quali sono i numeri dei conti di cui un contribuente ha la titolarità e la disponibilità e quali sono le operazioni fuori conto.

-il Fisco, solo per sbirciare oltre la portineria, inventa nel 2013 un’altra banca dati (“informazioni finanziarie e dati contabili”) che, guarda caso, non considera la movimentazione per contanti (la classica moneta del mercato del “nero”), risulta inutilizzata nel 2016 e verrà utilizzata per i casi vistosi, tipo contribuente ignoto al Fisco che movimenta un milione di euro.

 Provvedimento Entrate n. 37561 del 26 marzo 2013: dati bancari che devono essere trasmessi dagli operatori finanziari. Sono comunicate le seguenti informazioni, relative alla tipologia di rapporti contenuti nell’allegato 1, attivi nel corso dell’anno di riferimento: a) i dati identificativi del rapporto, compreso il codice univoco del rapporto, riferito al soggetto persona fisica o non fisica che ne ha la disponibilità, inclusi procuratori e delegati, e a tutti i cointestatari del rapporto, nel caso di intestazione a più soggetti b) i dati relativi ai saldi del rapporto, distinti in saldo iniziale al 1° gennaio e saldo finale al 31 dicembre, dell’anno cui è riferita la comunicazione; c) per i rapporti accesi nel corso dell’anno il saldo iniziale alla data di apertura, per i rapporti chiusi nel corso dell’anno il saldo contabilizzato antecedente la data di chiusura; d) i dati relativi agli importi totali delle movimentazioni distinte tra dare ed avere per ogni tipologia di rapporto, conteggiati su base annua. Dopo 3 anni, il direttore delle Entrate, Rossella Orlandi, docet in un’intervista al Messaggero. Sull’archivio dei rapporti finanziari con le informazioni dalle banche “sono in circolazione molte leggende. I dati per ora non li abbiamo ancora utilizzati. Da un anno e mezzo stiamo lavorando per renderli affidabili, ripulirli, standardizzarli. Poi dobbiamo confrontarci ulteriormente con le autorità competenti incluso il Garante della privacy. Ma non ci sarà nessun automatismo”, ha chiarito Orlandi, spiegando che “l'obiettivo è trovare i casi anomali più vistosi, tipo un soggetto sconosciuto al fisco che movimenta un milione di euro”.

La Politica non vuole il Fisco in banca conferma il direttore delle Entrate.

Il 15.4.2015, alla domanda: per avere un controllo più serrato servirebbe anche un'analisi dei conti correnti bancari?, il direttore dell’agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, risponde: "l'abbiamo sempre chiesta, adesso è possibile fare un'analisi dei casi segnalati come a rischio di evasione, ma al momento è escluso l'uso massivo. E' quello che ci servirebbe, ma il pacchetto promesso è fermo da due anni”.

Dopo un quarto di secolo, la manomissione dell’originaria Anagrafe centralizzata dei conti bancari e, conseguentemente, la bonifica dell’impianto che intercetta-blocca-requisisce il “nero e sporco” veicolato nel canale finanziario sono perfettamente riusciti come dimostra l’antologia sempre aperta dei furbi con il Fisco-dei ricchi per caso-delle mazzette, come documentano i consuntivi di caccia al “nero” svalutati dalla contrattazione del pizzo fiscale per l’incapacità di presentare il conto al malcapitato evasore intercettato e come attestano i 100-200 miliardi sottratti ogni anno all’erario dall’evasore fiscale. Il Premier Renzi ed il Ministro Padoan vogliono, anche per conto dei Politici della seconda Repubblica, diversamente spiegare la mutazione dell’Anagrafe centralizzata in Archivio rapporti per fugare il sospetto che i Ministri delle finanze, al soldo del contribuente onesto, siano di fatto al servizio dell’evasore fiscale?

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