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L’insopportabile #ciaone dell’arrogante deputato PD

Poche cose puzzano come il “ciaone” del deputato PD Ernesto Carbone.

Puzzano di arroganza e strafottenza verso i cittadini italiani che, legittimamente, chiamati alle urne per la prima volta da un referendum chiesto da alcune Regioni, si sono recati di buona lena ad esprimere il loro voto.

E con esso la loro volontà in un referendum troppo tecnico e controverso per essere davvero credibile; ma ciò non toglie che quel terzo di italiani che hanno votato, credibili lo siano stati davvero.

Perché volonterosi, attivi e attenti alle sorti del paese - sia che abbiano poi votato a favore o contro - sia perché determinati, al di là del quesito referendario, ad esercitare uno dei residui momenti di democrazia in un’Italia che gli spazi di democrazia li sta pericolosamente erodendo uno ad uno.

Quell'irrisione, un “ciaone” sprezzante e umiliante twittato da un parlamentare della Repubblica, fotocopia sbiadita e sconosciuta del premier, tantopiù appartenente ad un partito che si è autodefinito “democratico” (e di quanta democrazia interna sia capace lo si sa), segna un altro momento davvero basso di una classe politica che, legislazione dopo legislazione, sta dando da decenni segni di un decadimento dell’etica e, perfino, della più semplice buona educazione che lascia allibiti.

I votanti sono, prima di ogni altra cosa, cittadini; cioè esseri umani.

Non si può sopportare che uno strafottente giovanotto, parlamentare da migliaia di euro al mese, pieno di bonus assolutamente sovradimensionati rispetto a merito, efficienza e, a quanto pare, anche a intelligenza, abbia verso di loro lo stesso atteggiamento - con gesto dell’ombrello e pernacchia inclusa - che il Sordi dei Vitelloni tenne verso i “lavoratori”.

Quello era un film; questo è il degrado incivile della politica italiana.

Anche se meno volgare e rabbioso, non siamo dopotutto lontani da altri termini storici rivolti ai cittadini, come il berlusconiano "coglioni" dedicato agli elettori di sinistra, o i ripetuti "vaffanculo" dei grillini verso chiunque non fosse d'accordo con loro.

Chiedere che il Partito Democratico, se ha ancora un minimo di dignità, espella questo irresponsabile fatuo, maleducato e ottusamente presuntuoso, forse è troppo, ma - per carità di partito - ce lo tolga almeno da davanti agli occhi, gli sequestri il telefonino, gli disattivi internet, facebook, twitter e ogni altra possibilità di nuocere e lo rimandi al ciclostile a fare un po' di gavetta. Che vada a lavorare, almeno, prima di sbruffoncellare in giro.

È il minimo che si possa chiedere all'alba del day after di un referendum poco capito e ancor meno apprezzato; ed è il minimo che la politica italiana deve a se stessa.

Poi, quando qualcuno si deciderà a concedercelo, torneremo alle urne da elettori per le politiche. E a questo partito si chiederà conto - fra le altre, ben più significative cose - anche di quello che avrà deciso di fare con il deputato Carbone, il cialtrone del “ciaone”.

 

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