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L’attentato al parlamento canadese e le conseguenze politiche nel nostro paese

L'attentato islamico, di matrice filo-Isis, al Parlamento canadese, non solo è un gravissimo segnale di allarme per l'occidente, ma anche l'avvio di un processo che, se non sarà fermato, rafforzerà i partiti e i movimenti xenofobi, alimenterà lo scontro tra indigeni ed immigrati, e i focolai terroristici.

L'atto terroristico è un gravissimo segnale di allarme per l'occidente che fino ad oggi ha sottovalutato le minacce dell'Isis. Le immagini di una persona che uccide un soldato di guardia al "War memorial", entra in Parlamento, spara 30 colpi e semina il panico, riportano alla mente la crudele realtà delle minacce terroristiche dell'ISIS. Incombe sull'occidente il rischio grave della convivenza con la jihad islamica, ma anche con il fascismo e il razzismo di matrice europea. Se i nostri paesi diventano residenze di jihadisti, fabbriche di attentati, sarà inevitabile il disagio e il timore di avere come vicino di casa casa gente che prepara le bombe, mentre va a scuola con i nostri figli. E quello che oggi è solo un rischio e un'ipotesi, diventerà una realtà viva, che si insinuerà nelle viscere della gente con il suo carico di paure e di dubbi. In questo contesto, diventerà più facile per la destra evocare il pericolo Islam, mettendo tutto nel mucchio: jihadisti, arabi moderati, immigrati integrati.

In questa notte dove tutte la vacche sono nere, si trascura la complessità del fronte che contrasta e di quello che appoggia l'ISIS. Sono realtà molto complesse e variegate, non separabili da una linea netta di demarcazione. Il fronte anti-Isis non comprende solo l'Occidente, ma parte del mondo arabo moderato. Quello filo-Isis comprende gente dell'Occidente, ma anche il mondo arabo più vicino all'Occidente. I terroristi non sono immigrati scesi dai barconi, ma ragazzi di seconda generazione, cittadini italiani, inglesi, francesi ecc. Uno dei paesi che secondo alcuni finanziano il califfato è l’Arabia saudita, che da tempo orbita nella sfera d’influenza americana.

E se tutte le realtà, pur cosi variegate, verranno omogeneizzate, il nostro vicino somalo, l'amico dei nostri figli tunisino, non sarà più una diversità, un fastidio da sopportare e regolare, ma un nemico da abbattere. E allora le frontiere aperte, la solidarietà, l'integrazione, i principi fondamentali della civiltà occidentale, saranno messi a dura prova.

L’intolleranza fa proseliti, e con essa si moltiplicano le spinte xenofobe, incoraggiate dalla paura del diverso, del contagio, e di perdere lavoro e diritti per colpa degli immigrati. E tutto ciò rende più difficile la lotta al terrorismo, che ha bisogno dell’aiuto dei musulmani moderati, di quelli che fanno parte integrante, condividono o accettano la civiltà occidentale. Perdere questi significa non solo perdere degli alleati, ma alimentare i focolai terroristici ormai presenti in tutta Europa.

Diventa per questo ineludibile affrontare, non domani, ma oggi, il problema dell'integrazione e della minaccia terroristica, per allontanare il rischio di attentati e di ombre fasciste e razziste sul nostro Paese.

Un obiettivo difficile da conseguire, mentre si vive il disagio di una convivenza con gli immigrati e la paura di attentati, ma che diventa impossibile se i democratici di questo Paese, e soprattutto la sinistra, si ostinano a dialogare con i razzisti e i fascisti.

 

Foto: Bird Eye, Flickr

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