“L’aspra stagione”, quel decennio durato trent’anni
Tommaso De Lorenzis, giornalista di Repubblica, ha presentato a Benevento il suo libro sull’informazione e l’Italia negli '70 e '80 scritto a quattro mani con il collega Mauro Favale. L'Aspra Stagione ricorda l'italia di quegli anni attraverso il lavoro di Carlo Rivolta, giornalista borderline, poi morto di eroina, che quelle storie le ha vissute in prima prima persona. È il racconto di un presente eterno e di un passato che ritorna. La storia di come è iniziato l’ultimo, vero mutamento di questo Paese.
Dalla fine degli anni Sessanta all’inizio degli Ottanta, l’Italia attraversò e superò fenomeni che coinvolsero le culture, le produzioni e i consumi, i soggetti sociali e gli immaginari collettivi. Dall’esplosione del movimento studentesco del ’68 e l’“autunno caldo” del ’69, dagli anni cupi della “strategia della tensione” alla “stagione del cambiamento”, fino al delinearsi della notte della Repubblica sancita con l’omicidio Moro del 9 maggio del 1978.
Storie raccontate da Rivolta sulle pagine di Repubblica, di Lotta Continua e di Paese Sera con un’intensità mai scritta fino ad allora sui quotidiani. Rivolta narrava i cambiamenti che lui stesso viveva intimamente come giornalista, movimentista e consumatore d’eroina (di cui morì nel 1982). Un giornalista borderline che si allontana dalla redazione de La Repubblica il giorno dopo il rapimento Moro, a causa delle posizioni discordanti con il giornale; considerato o troppo dentro al movimento o, invece, dal movimento guardato come si fa con un intruso.
Molto si è scritto di quel decennio lungo trent’anni e tanto c’è ancora da comprendere e analizzare anche in funzione delle attuali e delle future linee d’intervento dei movimenti, dell’informazione mainstream e del potere economico-finanziario uscito sempre vittorioso dalle diverse contese che hanno caratterizzato la storia della Repubblica.
Questo articolo è stato pubblicato qui“L’Italia non sogna più. Ha smesso di farlo un mattino di maggio del 1978. Da allora ha imparato a ingurgitare di tutto pur di restare con gli occhi sbarrati. Non lucida. Soltanto sveglia. Un Paese senza sonno. E senza sogni. Un Paese in cui non c’è differenza tra il giorno e la notte. Un Paese in cui sono successe troppe cose. Ma è come se niente fosse successo. Niente, dall’ultimo risveglio. Da quando ci siamo alzati e siamo usciti diretti al porto, per imbarcarci sull’unica nave galleggiante. La nave sulla quale abbiamo viaggiato fino a oggi. Navigando a vista. Questa non è la storia del sogno prima della veglia. E nemmeno del viaggio sul Titanic. Questa è la storia del tragitto dalle piazze al molo, dalle case al porto. È la storia degli ultimi passi sulla terraferma. La storia di come è iniziato l’ultimo, vero mutamento di questo Paese. È la storia d’un presente eterno e di un passato che ritorna. Di un modo, uno dei tanti, per uscire da una crisi gigantesca. È la storia di come fabbricare esplosivo e ficcarlo nel culo dell’Italia, con un timer che segna la percentuale del debito pubblico e un innesco chiuso dentro una ventiquattrore piena di soldi. Questo è il racconto degli anni in cui il Nostromo studiava da ammiraglio. Il racconto di chi è salito prima degli altri sulla nave, per cadere in mare prima che il viaggio avesse inizio. E di chi ha preso un biglietto di terza classe, aggrappandosi a una passerella. Questo è il racconto dell’imbarco di corsari e bucanieri, promossi – sul ponte – al rango di ufficiali. Ed è il racconto d’una ciurma che aveva fretta di partire. E questa è la storia di un uomo che ha sognato e poi s’è svegliato. Un uomo che ha vissuto, creduto e capito, che ha scritto e raccontato. E che se n’è andato un attimo prima che la nave salpasse”.
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