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“L’aspra stagione”, quel decennio durato trent’anni

Tommaso De Lorenzis, giornalista di Repubblica, ha presentato a Benevento il suo libro sull’informazione e l’Italia negli '70 e '80 scritto a quattro mani con il collega Mauro Favale. L'Aspra Stagione ricorda l'italia di quegli anni attraverso il lavoro di Carlo Rivolta, giornalista borderline, poi morto di eroina, che quelle storie le ha vissute in prima prima persona. È il racconto di un presente eterno e di un passato che ritorna. La storia di come è iniziato l’ultimo, vero mutamento di questo Paese.

Dalla fine degli anni Sessanta all’inizio degli Ottanta, l’Italia attraversò e superò fenomeni che coinvolsero le culture, le produzioni e i consumi, i soggetti sociali e gli immaginari collettivi. Dall’esplosione del movimento studentesco del ’68 e l’“autunno caldo” del ’69, dagli anni cupi della “strategia della tensione” alla “stagione del cambiamento”, fino al delinearsi della notte della Repubblica sancita con l’omicidio Moro del 9 maggio del 1978.

Un periodo storico dominato dal desiderio di ribellione dei giovani, dalle rivendicazioni degli operai contro il principio di autorità e di dominio imposto dalla classe politica autoritaria e conservatrice dell’epoca; ma anche dallo sviluppo creativo ed esistenziale generato dalle migliaia di giovani scesi in piazza a combattere un avversario che usava la sua grande forza repressiva per salvaguardare “l’ordine costituito”; e la nascita del Movimento del 77′ e dello spontaneismo armato, dell’innalzamento del livello di scontro fino al tuffo nel tunnel del riflusso.
 
Venerdì, presso il CSA Depistaggio di Benevento, si è discusso proprio di quegli anni: Tommaso De Lorenzis, giornalista di Repubblica, ha presentato il suo ultimo libro, L’Aspra Stagione (edito da Einaudi), scritto a quattro mani con il collega Mauro Favaro. Un libro costruito sui ritagli, i documenti e le narrazioni di Carlo Rivolta (nella foto in alto), un cronista dell’epoca che ha vissuto e raccontato le evoluzioni del movimento antagonista, i cambiamenti in atto in una città come Roma, la comparsa nelle strade dell’eroina e le dure lotte per i diritti civili combattute in quegli anni, soprattutto al fianco dei detenuti. E poi lo sbandamento dei tardi anni ’70 e il successivo riflusso dell’era pre-craxista.

Storie raccontate da Rivolta sulle pagine di Repubblica, di Lotta Continua e di Paese Sera con un’intensità mai scritta fino ad allora sui quotidiani. Rivolta narrava i cambiamenti che lui stesso viveva intimamente come giornalista, movimentista e consumatore d’eroina (di cui morì nel 1982). Un giornalista borderline che si allontana dalla redazione de La Repubblica il giorno dopo il rapimento Moro, a causa delle posizioni discordanti con il giornale; considerato o troppo dentro al movimento o, invece, dal movimento guardato come si fa con un intruso.
 
 
Ma il libro non è solo il racconto di un periodo storico, o la biografia di un cronista. È anche analisi dei movimenti, dei cambiamenti sociali e culturali, con punti di contatto con l’attuale situazione economica del nostro Paese e l’odierna ridefinizione identitaria degli stessi movimenti antagonisti.
 
Il ruolo della controinformazione, le sconfitte del Movimento dopo la svolta armata, fino alla marcia dei 40.000 di Mirafiori che chiuse una stagione politica e sociale complessa, troppo spesso, però, ridotta alla mera definizione: “Anni di piombo”.

Molto si è scritto di quel decennio lungo trent’anni e tanto c’è ancora da comprendere e analizzare anche in funzione delle attuali e delle future linee d’intervento dei movimenti, dell’informazione mainstream e del potere economico-finanziario uscito sempre vittorioso dalle diverse contese che hanno caratterizzato la storia della Repubblica. 
 
“L’Italia non sogna più. Ha smesso di farlo un mattino di maggio del 1978. Da allora ha imparato a ingurgitare di tutto pur di restare con gli occhi sbarrati. Non lucida. Soltanto sveglia. Un Paese senza sonno. E senza sogni. Un Paese in cui non c’è differenza tra il giorno e la notte. Un Paese in cui sono successe troppe cose. Ma è come se niente fosse successo. Niente, dall’ultimo risveglio. Da quando ci siamo alzati e siamo usciti diretti al porto, per imbarcarci sull’unica nave galleggiante. La nave sulla quale abbiamo viaggiato fino a oggi. Navigando a vista. Questa non è la storia del sogno prima della veglia. E nemmeno del viaggio sul Titanic. Questa è la storia del tragitto dalle piazze al molo, dalle case al porto. È la storia degli ultimi passi sulla terraferma. La storia di come è iniziato l’ultimo, vero mutamento di questo Paese. È la storia d’un presente eterno e di un passato che ritorna. Di un modo, uno dei tanti, per uscire da una crisi gigantesca. È la storia di come fabbricare esplosivo e ficcarlo nel culo dell’Italia, con un timer che segna la percentuale del debito pubblico e un innesco chiuso dentro una ventiquattrore piena di soldi. Questo è il racconto degli anni in cui il Nostromo studiava da ammiraglio. Il racconto di chi è salito prima degli altri sulla nave, per cadere in mare prima che il viaggio avesse inizio. E di chi ha preso un biglietto di terza classe, aggrappandosi a una passerella. Questo è il racconto dell’imbarco di corsari e bucanieri, promossi – sul ponte – al rango di ufficiali. Ed è il racconto d’una ciurma che aveva fretta di partire. E questa è la storia di un uomo che ha sognato e poi s’è svegliato. Un uomo che ha vissuto, creduto e capito, che ha scritto e raccontato. E che se n’è andato un attimo prima che la nave salpasse”.
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