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“Il suono che parla”: all’IPM di Airola la speranza rinasce attraverso la musica rap

Il 27 settembre 2012 sarà una data da ricordare per gli ospiti dell’Istituto Penitenziario Minorile di Airola (BN) che hanno inscenato uno spettacolo musicale ad alto contenuto qualitativo ed educativo, deliziando i giovani delle scuole presenti e tutti i curiosi intervenuti per assistere all’evento.

Tre mesi di laboratori di scrittura creativa, rap e multimedialità coronati da uno spettacolo in cui alcuni giovani ospiti dell’istituto hanno collaborato e appreso le tecniche di canto e scrittura da 4 rapper campani in ascesa nel panorama dell’hip hop italiano: Shark Emcee di Benevento, Rocco Hunt di Salerno, Fabio Mef e Doc Shock di Altavilla Irpina (AV). Il progetto artistico/educativo: “Il suono che parla”, come hanno spiegato i promotori, gli educatori e gli stessi giovani dell’istituto, ha tirato fuori le potenzialità, il talento, la rabbia di chi, cresciuto in quartieri difficili, è costretto spesso a delinquere per vivere una vita migliore e si ritrova a perdere la libertà non ancora maggiorenne.
 
Un emozionante show che è il risultato di 3 mesi di lavoro, impegno, integrazione, dialogo, spirito di gruppo, riflessione. La stessa Dott.ssa Adriana Tocco Resp. Ufficio Garante insieme alla Dott.ssa Mariateresa Dolce e alla referente del progetto Rosa Vieni hanno sottolineato come iniziative del genere siano produttive, anche se effettuate con pochi fondi, anche per cambiare la testa dei ragazzi. Coinvolgerli nella composizione di un pezzo rap, di una poesia, riesce a stimolare la loro creatività attraverso un linguaggio vicinissimo a loro. “U’ rap m’ cur” cantava uno dei ragazzi presenti; “M sfog ngopp o fogl e cacc tutt a munnezz” ripeteva un altro. E’ proprio questo il messaggio di speranza che attraverso la musica rap viene fuori in maniera netta, decisa e ricca di carica emotiva: buttare fuori, sfogandosi su un foglio, la rabbia e la cattiveria che si ha dentro.
 
Durante lo spettacolo è intervenuto anche il rapper napoletano Lucariello (nella foto) che ha sottolineato come esperimenti del genere vadano ripetuti e appoggiati anche in altri istituti minorili e di recupero. Un incontro tra il dentro e il fuori che ha rappresentato un momento di cambiamento anche per i “maestri” rapper che, per l’intera estate, hanno appoggiato i ragazzi dell’IPM di Airola.
 
Per omaggiare i veri protagonisti di questo spettacolo concludo con un’altra rima ideata da uno di loro che ben sintetizza lo stato d’animo di chi a 16 anni ha già una lunga strada in salita da percorrere: “A vita non è ugual p nisciun c sta ki s'abbuff e ki riman riun". Progetti come “Il suono che parla” possono contribuire a cambiare questa prospettiva, donando speranze e opportunità a chi nella vita è spesso rimasto a digiuno.

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