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L’arresto di Antonio Iovine - Video e Articolo

Articolo di Giorgio Mottola
L’arresto di Antonio Iovine
Video* di Alessandro Chetta

Come Totò Riina, come Shiavone Sandokan, come Bernardo Provenzano, anche Antonio Iovine, reggente insieme a Michele Zagaria del clan dei Casalesi, si nascondeva nel cuore del proprio impero.

La Squadra mobile di Napoli lo ha arrestato ieri a Casal di Principe. Il suo covo era in una villetta in via Cavour, strada centrale del piccolo centro casertano, distante meno di un chilometro da via Bologna, dove abitava (e fu arrestato nel 1998) Francesco Schiavone Sandokan.

Quando, oggi pomeriggio (17 novembre 2010, n.d.r.) poco dopo le 16, i poliziotti della Squadra Mobile di Napoli hanno fatto irruzione nell’abitazione, intestata a un incensurato, Iovine ha inizialmente provato a fuggire dalla terrazza. Ma, dopo aver compreso di essere accerchiato, ha alzato le mani in segno di resa.

Tutti gli davano la caccia da 14 anni: era ricercato dal 1996. Di lui, però, si erano perse le tracce quasi trent’anni fa. Il suo volto era praticamente sconosciuto. L’unica foto che finora si aveva di Iovine risaliva al primo arresto, avvenuto quando lui aveva 19 anni. Da qui il soprannome “o ninno”, il bambino, dovuta ai lineamenti da ragazzino mostrati nell’immagine in bianco e nero.

Da quel primo arresto, di strada ne ha fatta tanta Antonio Iovine (che di anni oggi ne ha 46) fino ad arrivare alla guida del più importante cartello camorristico campano, insieme a Michele Zagaria, detto “capa storta”, come lui originario di San Cipriano d’Aversa e ancora latitante.

I due sono subentrati al comando del clan nel 1998.

In quell’anno infatti l’organizzazione perde il suo boss carismatico Francesco Schiavone detto “Sandokan”, che aveva messo riorganizzato l’alleanza dei clan di Casale e della provincia di Caserta dopo aver fatto fuori Antonio Bardellino, fondatore della Nuova Famiglia, il cartello criminale che si contrappose alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo e dalle cui ceneri sono nati i Casalesi.

Iovine ne assume la guida insieme a Zagaria, occupandosi soprattutto dell’espansione economica del clan fuori dai confini della Campania. Con lui la strategia criminale si modifica rispetto all’era Sandokan: meno morti e più affari. Forti anche delle relazioni internazionali che Bardellino e Mario Jovine avevano già creato per il narcotraffico, i Casalesi si trasformano in una vera e propria multinazionale, capace di ramificarsi in ogni paese e specializzarsi in qualsiasi attività economica.

Il 19 giugno del 2008, con la sentenza d’appello del Processo Spartacus, Iovine è stato condannato all’ergastolo insieme agli altri capi del cartello dei Casalesi. Da tempo si era vicini alla sua cattura. Lo scorso 30 ottobre le forze dell’ordine avevano scoperto a Casal di Principe un bunker, nel quale il boss si sarebbe nascosto per diversi mesi. Qualcosa nella rete di copertura che ha favorito la sua latitanza finora deve essersi rotto. Ne è convinto Raffaele Cantone, il magistrato protagonista insieme a Raffele Magi del processo Spartacus: «È un risultato eccezionale, può essere quasi letale per il clan dei casalesi. Segnale importante. Qualcosa negli equilibri del clan sta cambiando».

Giorgio Mottola

* “L’uscita di Antonio Iovine dalla questura. I poliziotti felici si abbracciano”
Video di Alessandro Chetta. Tratto da Corriere del Mezzogiorno

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