L’anomalia italiana cioè l’art 18
Sono numerose le esternazioni da Monti a Passera, fino alla Fornero fra una lacrima e un "mi avete fraintesa ". L'Europa ce lo chiede e noi rispondiamo fedeli al giuramento prestato. Qui non c'entra nulla la crisi o la crescita, o meglio, vengono utilizzati come shock per far digerire quello che è rimasto sullo stomaco all'Europa che conta.
E' una questione di principio, ormai è chiaro e palese a tutti. Si possono portare a dimostrazione fatti, numeri, statistiche rapporto fra aziende con o senza lo Statuto dei lavoratori. Non serve a nulla!
E prendono a prestito qualsiasi richiesta da parte padronale per tradurla come richiesta di eliminazione dell'art 18. E' stato Vittorio Colao, amministratore delegato della Vodafone, a sollevare la questione a Davos. Il manager italiano ha ricordato che un gruppo come il suo può decidere dove aprire un call center. Può installarlo in Italia, oppure in Egitto, per esempio. Dipende dalle condizioni, dagli eventuali vantaggi fiscali, dalle potenzialità della manodopera, e dalla possibilità di programmare con certezza i costi che riguardano anche la flessibilità in uscita.
Ma di cosa stiamo parlando? Ma i professoroni sia dentro che fuori dal governo, tra Ichino , Boeri e Garibaldi, ne hanno fatto uscire un'altra dal cilindro. L'art. 18 non vale più, per i nuovi assunti e in cambio si abolisce il contratto da precario. Si cambia il nome, ma non la sostanza con la differenza che con questa legge tutti saranno precari per i tre primi anni di assunzione, non solo ma l'art 18 sarà sterilizzato nel senso che non sarà più previsto il reintegro, ma l'indennizzo.
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