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 Home page > Attualità > Cultura > L’Occidente è totalitario quanto il fondamentalismo islamico

L’Occidente è totalitario quanto il fondamentalismo islamico

È di questi giorni il leitmotiv che una volta ucciso Bin Laden si è salvata la democrazia occidentale, come se a minacciarla fosse un agente esterno e non parassiti interni che la consumano puntando diritto al suo cuore: il potere che corre, o dovrebbe correre, dal basso verso l’alto, dal popolo ai suoi rappresentanti. Infatti minaccia infinitamente di più la democrazia di uno Stato una legge elettorale come il Porcellum di Calderoli, che non permette ai cittadini di scegliersi chi li dovrebbe rappresentare, che un Bin Laden qualunque. Questo perché i terroristi fondamentalisti non colpiscono e uccidono per scardinare la democrazia, di cui a loro non frega niente, ma perché non accettano le imposizioni di un’altra cultura.

Ma anche fosse, forse che dopo il 2001, anno dell’attentato alle Torri Gemelle, i governi occidentali sono diventati meno esecutivi, i parlamenti meno legiferanti e i voti elettorali meno liberi? Tralasciando queste sottigliezze, poi, c’è da dire che l’islam fondamentalista e l’Occidente non sono altro che due facce della stessa medaglia, il totalitarismo (l’Occidente, ovviamente, è totalitario non con se stesso, ma con “l’altro”). Ma paradossalmente (paradossalmente per gli occidentali e non per gli islamici) è di gran lunga più pericoloso e letale quello occidentale che quello islamico. Mentre il fondamentalismo islamico si caratterizza progettando attentati, non foss’altro perché non ha la ricchezza e la potenza di fuoco necessaria per dominare il nemico (altrimenti, probabilmente, non esiterebbe), l’Occidente non combatte per dar prova della sua esistenza, ma per dominare “l’altro”. Ieri territorialmente, con l’eurocentrismo prima e con il colonialismo classico poi, oggi perché ha il bisogno vitale di rapinare l’energia altrui e di conquistare, con le buone o con le cattive, nuovi mercati perché i suoi sono saturi.

La differenza sta nell’obiettivo: il dominio occidentale tende ad essere solo economico, quello islamico, che dell’economia non sa che farsene, di pensiero religioso (il nostro fu anche religioso fino a che le Guerre di Religione non posero fine all’Europa cristiana favorendo quella laica). Ma sempre di due totalitarismi si tratta. È comunque più pericoloso per la pace mondiale quello occidentale perché militarmente e tecnologicamente più avanzato: il massimo della forza devastatrice dell’Islam fondamentalista, che non può contare nemmeno su aerei da guerra, è stato buttar giù due grattacieli (l’11 settembre) e uccidere 3000 civili, il resto sono attentati a metropolitane con decine di morti; l’Occidente, invece, con le armi che dispone ha non solo la capacità di mirare con precisione e a distanza di migliaia di chilometri un obiettivo come può essere un grattacielo, ma possiede le armi necessarie per poter radere al suolo una intera città. La guerra in Afghanistan ha provocato la morte di più di 60 mila civili, 20 volte l’orrore delle Torri Gemelle; a causa dell’uranio impoverito utilizzato nella prima guerra del Golfo, dati Unicef, sono morti 500mila bambini iracheni sotto i 5 anni. E i loro bambini non sono meno bambini dei nostri.

Ma ciò che più distingue il totalitarismo occidentale da quello fondamentalista islamico, ed è proprio questo a fare più paura, è la motivazione. Mentre i fondamentalisti, infatti, giustificano i loro attentati con la motivazione naturale per la quale combattono, e cioè cancellare, o quantomeno contenere, la cultura totalitaria avversaria; mentre si sentono integralisti, intolleranti, e non lo nascondono, l’Occidente è sinceramente convinto di avere dalla sua il diritto e la morale. Si dice: “il nostro è il migliore dei mondi possibili”, e questo è ritenuto sufficiente per disgregare tutti gli altri mondi, per bombardare con la serenità della buona coscienza, per torturare alla stregua della Santa inquisizione le proprie vittime, vedi Guantanamo, con la pretesa di farlo per il proprio Bene. Infatti quando si sente parlare di “intervento umanitario in difesa dei diritti umani” bisogna, idealmente, mettere mano alla pistola, perché significa che ci si sta preparando all’aggressione.
 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.243) 5 giugno 2011 10:12

    Amico credo che tu abbia bisogno di rivederti per bene un po di storia moderna e contemporanea, perché dai i numeri. Ci aggiungo un consiglio leggiti di Luciano Pellicani "Jiad, le radici" e di Avishai Margalith, Jan Buruna "Occidentalismo". Forse riuscirai ad uscire dagli schemini logori del terzamondismo anni sessanta, aggiornati a Bin Laden.

    • Di Marcello Frigeri (---.---.---.54) 5 giugno 2011 10:40
      Marcello Frigeri

      Accetto i tuoi preziosi consigli, non li disdegno e anzi, inizierò (non appena terminati tutti gli altri) il libro "Occidentalismo". Allo stesso tempo ti consiglio anche io di leggere alcuni libri, come "Il vizio Oscuro dell’Occidente" e "Il Ribelle" di Massimo Fini, e "Harem" della Alliata e "I nuovi padroni del mondo" di John Pilger. In secondo luogo - dato che probabilmente abbiamo vedute diverse, ma a differenza tua non ti direi "dai i numeri" solo perché la penso diversamente -, in cosa non convieni con la teoria totalitaria dell’Occidente?

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.36) 6 giugno 2011 20:57

    Nazismo, fascismo, franchismo, peronismo, maoismo, stalinismo, leninismo, tutte teorie politiche frutto di complessi modelli interpretativi della realtà sociale, idee per niente rispettabili. Questa storia della rispettabilità di ogni diverso pensare è stucchevole e falsa. La "teoria totalitaria dell’occidente"?, ripeto è l’ultima versione dell’ideologia terzamondista, elaborata dalla sinistra radicale internazionale negli anni sessanta. La tua - scusami la franchezza, ma forse è l’unico modo per bucare la tu rete ideologica - è una visione dei rapporti internazionali ferma a qualche decennio fa e non tiene conto della presenza di attori internazionali quali il Giappone, la Cina, l’India, il Brasile, il Sudafrica, e fra non molto dell’Indonesia.
     In ogni caso provo a fornirti una chiave interpetrativa dei rapporti tra occidente e resto del mondo ricorrendo ad una fase analoga vissuta nel lontano passato.
     La scoperta dell’agricoltura è avvenuta all’incirca nella stessa fase storica in più parti del mondo, Nord della Cina, Mezzaluna fertile, Egitto, Centroamerica e Perù, forse anche in altre due parti. Cosa pensi che sia avvenuto nel rapporto tra queste 5 o 7 aree e il resto del mondo dell’epoca?
     Non sappiamo cosa è avvenuto in america, ma sappiamo cosa è accaduto in Cina e in Europa. In una società di cacciatori raccoglitori il rappaorto tra abitante e territorio trofico è di 1 per chilometro quadrato, nelle aree più ricche di selvaggina, o di 1 per 10 Km2, nelle aree più povere. Di contro nelle società contadine il rapporto va da 10 a 80 per chilometro quadrato. Il maggior numero di persona dava a questi ultimi un vantaggio decisivo. Cosicché i contadini del nord della Cina partirono alla conquista delle aree dei cacciatori raccoglitori sostituendoli integralmente (sterminandoli o spingendoli in aree sempre più povere e lontane). In Europa il processo documentato dagli archeologi è stato più complesso. Nelle aree costiere del mediterraneo la sostituzione è stata integrale, nell’interno invece molti popoli si sono fusi passando all’agricoltura. I Baschi sono un raro esempio di popolazione precontadina sopravvissuta alle invasioni dei contadini.
     Qualche migliaio di anni dopo, in una parte ristretta dell’Europa parte il rinascimento, seguito dalla rivoluzione scientifica e da quella industriale. Dalle società contadine si passa a quelle industriali, l’enorme potenza di queste ultime ha consentito di debordare dai confini continentali.
     Quale problema si sia posto a tutte le società contadine del pianeta, da quella civilissima e sviluppatissima cinese alle altre del medio oriente, del Giappone, dell’India e via di seguito, è il tema dei due volumi che ti ho consigliato. Le diverse risposte, non ancora giunte tutte a compimento, costituiscono materia politica dibattuta. Pensa alla rivoluzione meinjii del Giappone di metà ottocento o alla rivoluzione di Ataturk del 1922/3 o a quello dei partiti Baath di Siria, Irak e Egitto del secondo dopoguerra. 
     Pensare di mettere sullo stesso piano chi si oppone ai processi di modernizzazione (Islamismo fanatico) e chi invece nel mondo islamico spinge per una modernizzazione (guardatelo , almeno su Wikipedia , quello che fece Ataturk o quello che hanno provato a fare Nasser e altri leader arabi) è come mettere sullo stesso piano i repubblichini di Salò e i partigiani. Ecco perché ho reagito con fastidio al tuo articolo.

  • Di Marcello Frigeri (---.---.---.78) 7 giugno 2011 11:31
    Marcello Frigeri

    Valuterò e leggerò sicuramente i libri che mi hai consigliato. Li ho già ordinati. Ma per una serie di notizie e di libri che ho letto nel corso del tempo, e per una serie di motivazioni, che sarebbe troppo lungo elencare qui, sono tuttora convinto dell’assoluta volontà totalitaria dell’Occidente, che ha la sua massima espressione nel capitalismo moderno (ieri nel colonialismo e nell’imperialismo). Non metto in dubbio che potrei ricredermi, ma i libri che mi hai consigliato dovrebbero avere una base certamente forte per cambiare le mie convinzioni, se non altro perché (e qui te lo consiglio io), le convinzioni de "i nuovi padroni del mondo" di John Pilger, sono altrettanto forti, surrogate da dati specifici.

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