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L’India è avanti…

India in gran spolvero sulla scena internazionale. Paese in gran movimento malgrado corruzione e povertà. Paese avanti dove c’è addirittura un sito che raccoglie denuncie piccole e grandi di corruzione. Sviluppo e opportunità immense che Obama ha ben visto. L’Italia preferisce avere 11 consolati in Germania, 7 in Svizzera (1 ora di macchina) e tenerne 3 in Cina e 2 in India. Muoversi è faticoso.

Nel paese delle tangenti e delle mazzette è nato un sito (ipaidabribe.com) in cui vengono raccolte, grandi e piccole corruzioni. 200 rupie per accettare una denuncia del furto di un telefonino, 10.000 per registrare un appartamento, 300 per non beccarsi una multa per il tubo di scappamento della macchina. Queste sono fra le migliaia di storie raccontate nel sito messe collocate vicino ai proclami, leggi, authority, discorsi fatti dai politici per arginare, limitare, debellare il fenomeno. C’è da dire che, in India, i salari dei dipendenti pubblici, i costi di multe e certificati, sono talmente bassi che una sopratassa è, ancora sostenibile, per i poveri cittadini.

Una bella idea che serve a fare un po’ di “outing” e, più importante, a creare una sorta d’archivio della corruzione (sono conservati anche i grandi processi pubblici), in modo che, come spesso accade da noi, tutto non sia dimenticato. Secondo Trasparency International, l’Italia ha un indice di corruzione simile all’India ma come per l’umidità bisogna vedere come è percepito.

L’India cresce con ritmi del 10% annui, la classe media aumenterà del 1000% (entro il 2016), i risparmi rappresenteranno il 40% del PIL nei prossimi anni (con un potenziale immenso di consumi e investimenti), la popolazione sarà il 30% in più nel 2015. Un paese vivo, con un economista intelligente che lo guida Manmohan Singh, e che può contare sul futuro, malgrado, nel Karnataka un padre voleva sacrificare il figlio agli dei per identificare dov’era un presunto tesoro nel campo, che qualche presunta strega è stata ammazzata nei villaggi sperduti del Bihar e, come scrive un recente rapporto, "only 18% households in rural India have access to basis amenities — drinking water, sanitation and electricity. Urban areas enjoy these facilities in 68% households”.

Sarà proprio l’obbligo di costruire infrastrutture (sistemi, idrici, strade, ponti, ferrovie, case) che renderà l’India un paese in grande movimento. Si dice (uno studio della MacKinsey) che per lo sviluppo urbano e rurale (le infrastrutture) saranno investiti nei prossimi anni USD 3 trilioni. Quando l’economia corre, la corruzione è meno percepita e la povertà destinata a diminuire. E, forse, anche la corruzione se milioni di funzionari pubblici indiani inizieranno a guadagnare qualcosa di più dei 100 USD al mese attuali.

Paesi statici (come l’Italia) e paesi in movimento anche come prestigio internazionale. Obama ha rafforzato il percorso iniziato da Bush (accordo sul nucleare civile) facendo dell’India l’alleato strategico in Asia (e nel mondo). Abolite barriere doganali e burocratiche, proposto l’entrate nell’inutile ma prestigioso Consiglio di Sicurezza delle NU, dimenticato l’antico amico Pakistan (incasinato e inaffidabile). Ribaltate le posizione della Guerra Fredda quando l’India era considerata ostile. Del resto gli investimenti indiani negli USA stanno crescendo velocemente (sono il 5° paese FDI) e il mercato indiano, per le aziende americane, è immenso e meno chiuso e controllato di quello cinese. La Cina sarà il rivale americano nella gestione complessiva (politica, economica e militare) del sistema globale, l’India non ha questa velleità.

Parlavo con un giovane imprenditore italiano raccontandogli di come l’India si stia muovendo in Nepal da potenza regionale: fabbricando dossier (campi d’addestramento dei maoisti indiani nel Nepal orientale, rendendo pubbliche intercettazioni di politici nepalesi, investendo in strade strategiche (per gli indini stessi). Da parte nepalese (anche della gente comune) persiste l’atteggiamento ostile verso l’India e gli indiani, le accuse d’ingerenza sulla stampa, le scarpe sulla testa lanciate all’ambasciatore. Ostilità storica che impedisce di cogliere opportunità.

Lui mi raccontava che anche gli italiani, per staticità cronica, non sembrano beccare le immense occasioni offerte dall’India. Il mercato Indiano copre appena lo 0,9% delle esportazioni. L’Italia si colloca soltanto al 23esimo posto tra i partner commerciale dell’India e al sesto posto tra i paesi europei. Addirittura si è mosso San Marino inviando una delegazione governativa e d’imprenditori per aprire i mercati (9\11\2010). Ma gli italiani, mi dice, sembrano fermi, impauriti. Il sistema Paese preferisce avere 11 consolati in Germania, 7 in Svizzera (1 ora di macchina) e tenerne 3 in Cina e 2 in India. Muoversi costa fatica.

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