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L’Europa lancia la sfida alla speculazione finanziaria

A due anni dal fallimento di Lehman Brothers, l'Unione Europea con gli accordi di Basilea 3 tenta timidamente di contrastare le cause principali della crisi economica internazionale: la speculazione finanziaria e l'assenza di regole certe sui prodotti "creativi".

Dalla Svizzera, il Comitato della Banca Centrale Europea ha approvato un pacchetto di misure che impongono agli istituti di credito una maggiore patrimonializzazione di base rispetto alle riserve valutarie ponderate per le attività più rischiose.

Secondo diversi analisti, gli accordi di Basilea 3 ed il tentativo di stabilire un coefficiente minimo di liquidità per le banche (per evitare l'esposizione eccessiva in attività senza adeguata copertura di capitale) rappresentano il classico "topolino" partorito dalla montagna.

Il piano approvato avrà una prima fase "di osservazione" a partire dal 2011, mentre un livello minimo standard sarà introdotto soltanto nel 2015.
Infine, per il limite da applicare alla liquidità di medio termine si dovrà attendere il 2018. Otto anni spesi per effettuare "monitoraggi".

Nel frattempo non sapremo se la crisi si sarà acuita, se interverranno altri elementi di rischio o se il mondo della finanza avrà sperimentato prodotti "alternativi".

L'Unione Europea dimostra dunque un ritardo ed una lentezza che mal si conciliano con la volatilità dei mercati, ma un piccolo passo è sempre meglio dell'assoluto immobilismo, anche perché all'orizzonte non ci sono soltanto gli accordi di Basilea 3.

Nello stesso giorno che ricorda i 2 anni dello storico fallimento di Lehman Brothers, il commissario europeo Michel Barnier, titolare dei servizi finanziari e del Mercato Unico, ha presentato la sua proposta di riforma per regolamentare lo sterminato mercato dei derivati e di strumenti come le vendite allo scoperto ed i così detti "credit default swap" (una sorta di assicurazione per proteggersi dal rischio insolvenza dei debiti di uno Stato), due mesi dopo un analogo provvedimento adottato dagli Stati Uniti.

Parliamo di un mercato dove circolano 600.000 miliardi di dollari, scambiati all'80% senza alcun controllo.

Il monito lanciato da Barnier è che "nessun mercato finanziario resterà in un territorio da Far West", e l'obiettivo è di "porre un freno alla speculazione sfrenata degli ultimi 20 anni, costringendo il settore a responsabilizzarsi".

Nei provvedimenti al vaglio della Commissione Ue si parla di trasparenza, tracciabilità dei prodotti, registrazione delle transazioni, rafforzamento dei poteri dell'autorità di vigilanza dei mercati, compreso l'Esma, l'Authority europea che sarà attiva dal 1 gennaio 2011.

Le proposte prevedono una standardizzazione dei derivati, per identificarli meglio e valutarne correttamente il potenziale di rischio, e l'introduzione di uno speciale centro di raccolta dati ("trade repositories") per registrare tutte le transazioni, regolate da una camera di compensazione e garanzia sulle operazioni.
 
Noi Tax Day

Resta infine al palo l'ipotesi di introdurre una tassazione aggiuntiva alle banche, come principali responsabili della crisi economica mondiale. Una richiesta avanzata nuovamente dal cancelliere tedesco Angela Merkel, stoppata però dalla Banca Centrale Europea.

Il Commisario della Bce Lorenzo Bini Smaghi ha lanciato un doppio messaggio: da una parte le prime proposte per rafforzare il Patto di Stabilità non sono ritenute sufficienti e andrebbero rafforzate, dall'altra non è opportuno in questo periodo tassare maggiormente le istituzioni finanziarie, che hanno invece bisogno di nuove urgenti ricapitalizzazioni per sostenere la ripresa del ciclo produttivo.

"Se tassiamo le banche ora, togliamo loro risorse che dovrebbero andare in ricapitalizzazioni, e così le indeboliamo", ha aggiunto Bini Smaghi. L'unico punto sul quale la Bce potrebbe essere d'accordo è quello di destinare il gettito eventualmente ricavato da una nuova tassa sulle banche in un fondo dedicato alla stabilità del sistema finanziario.

Ma verba volant e finché non ci saranno accordi specifici e concreti resta tutto molto sul vago. Se infine, i tempi di attuazione saranno quelli svogliati di Basilea 3, i più spregiudicati squali della finanza internazionale possono ancora nuotare in acque tranquille.

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