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 Home page > Attualità > Società > L’Era Alemanna: Fascisti sul taxi

L’Era Alemanna: Fascisti sul taxi

Ebbene si, un taxi. Il nostro uomo, quello né alto ma neanche basso ma comunque “uomo qualunque” (e se c’è qualcuno che non capisce il gioco di parole si vada a ripassare un po’ di storia patria. Nda), è salito su un taxi. Sarebbe meglio dire “saltato”, ma un taxi non è una padella e il nostro uomo è uomo di lotte con l’alpe e non di salti con l’asta. . C’è salito, quindi, un paio di anni fa, con megafono a cravatta allentata.





C’è salito, quindi, un paio di anni fa, con megafono a cravatta allentata. Prima li prendeva solo, con l’occhio attento al tassametro. Poi ha avuto la macchina blu con i vetri fumé e i taxi erano solo un intralcio alle sue corse sulle corsie preferenziali. Poi ha capito che salendo di nuovo sui taxi, slacciando la cravatta, impugnando un megafono come ai tempi del Fuan e indossando un paio di metaforici calzoni alla zuava, forse, e dico forse, qualcosa da guadagnare c’era.
Era una bella mattina estiva al Circo Massimo. Roma era paralizzata da migliaia di taxi bianchi. Protestavano contro il progetto di liberalizzazione di Bersani. E intanto aggredivano Fabio Mussi per strada, inseguivano fotografi e giornalisti, pestavano allegramente chiunque facesse il minimo, dico minimo, accenno di protesta per il blocco selvaggio della città. Senza preavviso, senza annunci, senza nulla. Bloccata e basta da migliaia di energumeni. A Circo Massimo, rinomato luogo di civiltà, il “concentramento”. Su un palco alcuni capopopolo, fra cui: un Ad di una cooperativa di taxi che si era trasformato in sindacalista e uno che diceva di essere un sindacalista – mentre i sindacalisti veri erano sotto il palchetto – ma aveva un bel tatuaggio della decima MAS sull’avambraccio, urlavano alla folla dei tassinari di mezza Italia. A vigilare sull’ordine una bella squadra di ultrà della Lazio, tatuatissimi, rapatissimi e fascistissimi minacciavano chiunque non dimostrasse immediatamente di essere “tassinaro non comunista incazzatissimo e pronto a strappare il fegato a Bersani e mangiarlo crudo sulle macerie di Palazzo Chigi”. Interessante apprendere che nessuno dei “membri” del suddetto servizio d’ordine era una tassista e soprattutto che erano stati pagati dagli organizzatori della pacifica manifestazione “a schiaffi e pugni” per garantire pace e tranquillità. 


Il clima si faceva sempre più arroventato. La polizia si teneva a distanza. I giornalisti pure. I fotografi erano praticamente a un chilometro. E fu in quel momento che il muro di taxi si aprì. Era l’auto blu (senza tassametro) dell’uomo ne alto ne basso che, accompagnato da uno suo pacifico amichetto basso, epuratore e soprattutto fascistissimo protettore di corporativi anticomunisti con storacissimo orgoglio maschio, conquistò in breve il palco. Aveva ancora il gessatino sporco della polvere ministeriale, il nostro uomo ne alto ne basso, ma il cipiglio era quello del periodo delle “mutande di ferro, camerati”. E in breve, con qualche strillo e schiaffone nelle ultime file (il servizio d’ordine deve fare ordine si o no?), conquistò la maschia folla e la incitò alla maschia lotta.

Fra un ceffone e una megafonata, fra petardi e saluti romani, fra inseguimenti a un cronista del Corriere e le minacce all’intera sistema di comunicazione planetario, in un paio di settimane i nostri gloriosi guerrieri con tassametro innestato nel petto, riuscirono a sfilare di fatto il capitolo taxi dal pacchetto Bersani. Solo un sindaco (alto ma che sembra basso, a dire il vero) cercò in seguito di far rientrare la categoria in un alveo di legalità (tariffario, di licenze, etc) e facendolo scoprì (o meglio scoprì la magistratura) che fra questi simpatici conduttori di licanza pubblica c’erano alcuni rinomati pregiudicati, che c’era una sorta di clan che gestiva le corse dal terminal di Fiumicino e un altro quello della Stazione Termini, che si truffavano sistematicamente i turisti, etc etc… Saltò qualche testa. Venne ritirata qualche licenza. E i nostri offesissimi tassinari decisero che volevano un nuovi sindaco, diciamo uno ne alto ne basso, un “uomo qualunque”. E così fu.

Ieri ho preso un taxi. Da casa mia alla redazione sono 3 chilometri. Avevo un fretta immonda e quindi sono corso al parcheggio delle auto a noleggio invece che alla fermata dell’autobus. Traffico zero, semafori 6. Due rossi e 4 verdi. Tempo di percorrenza 10 minuti. Pagato 17 euro. Ero di fretta e non ho protestato. Ho solo chiesto una ricevuta. Sorridendo il mio tassinaro mi ha passato un foglietto scarabocchiato. Altro che scontrino, i taxi non li rilasciano… “Dottò, la data ce la mette lei, vabbè?”. Ho preso il foglietto e sono sceso. Al collo, il simpatico ometto, aveva un croce celtica. Bella grossa. D’oro massiccio. Come quella del nostro uomo ne alto ne basso, quella che ama mostrare in tv.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.183) 25 settembre 2008 22:58

    ... non sono sicuro di aver capito: questo devo considerarlo un "pezzo" di giornalismo o cosa altro?

    • Di Isabeau (---.---.---.192) 27 settembre 2008 20:32
      Patrizia Dall'Occa

      Perché? Perché un uomo che di se’ dice tutto con orgoglio non pensa prima di scrivere alle conseguenze delle sue parole e alla strumentalizzazione gratuita che fa di un evento e di un giornale libero?
      Senza bisogno di stare da una parte o dall’altra, questa leggerezza con cui si indetificano giovani con croci celtiche o capelli rasati con picchiatori fascistoni è incredibile, nonché offensiva. Sicuramente è pericolosa.
      Molti amici, giovani e meno giovani, che d’inverno vestono con anfibi, bomber, e portano, i capelli a zero, sono stati indicati inquesto modo. Peccato che la loro scelta politica fosse, ai tempi, completamente diversa. Come la mettiamo? Cosa porta una persona dotata di intelligenza a fare della famosa erba un unico fascio? E chi ha detto che quegli ultrà della Lazio erano necessariamente dei picchiatori?
      L’insinuazione, oggi come oggi, è pericolosa, e assolutamente gratuita.
      Chiunque legge può essere influenzato, e spingersi oltre i limiti non è un comportamento corretto, moralmente, prima di tutto.

      Poter scrivere in libertà è un diritto che è stato conquistato con il sangue, anche questo è un pezzo di storia, e fare propaganda di questo tipo, beh, mi sembra decisamente fuori luogo. Nonché un’offesa per chi ha pagato con la vita per la libera circolazione delle idee e della cultura. Cultura.

    • Di (---.---.---.216) 29 settembre 2008 08:04

      A quanto mi risulta il "giornalismo" è costruito attorno a queste "tipologie" di articoli:
      cronaca
      reportage
      inchieste
      analisi
      commenti

      Nella categoria "commenti" è ampiamente consentito l’uso di richiami e stilemi satirici
      qui, anche dal tono del titolo usato e dall’attacco (incipit) del pezzo, la natura di "commento" dell’articolo è ampiamente "pubblicizzata".
      Poi se sono saltate le categorie nelle ultime 48 ore ditemelo che può essere che mi ci adegui (forse). E comunicatelo anche all’intero sistema mondiale dell’informazione ufficiale e non che su queste categorie fondano il loro lavoro.

    • Di Pietro Orsatti (---.---.---.216) 29 settembre 2008 08:41

      Scusate, il commento subito sopra (anonimo) ero io... m’è partito il post prima di mettere il mio nome (e non un nick) per firmarlo.
      Iniziamo a rispodere al secondo post.
      Dico di me perché mi assumo le responsabilità di quello che affermo, scrivo e pubblico. Lo faccio da qualche decennio. E frasi tipo "non pensa prima di scrivere alle conseguenze" a casa mia assomigliano a una non troppo velata intimidazione (fatta con un nick suona proprio malino... tipo minaccia... di che? Di una querela? Di una visita sotto casa?). Vabbè, passiamoci sopra, forse è solo uno "svarione".
      Andiamo ai contenuti del pezzo:
      i fatti, ampiamente documentati non solo dagli articoli di quei giorni (ma anche dai verbali della polizia), non sono ipotetici. In relazione ai ragazzotti con celtiche e teste rasate (come loro stessi raccontarono allora, erano ultras della lazio di un gruppo di ultra destra reclutati per fare la sicurezza alla manifestazione) non si limitarono a mostrare muscoli e cipiglio, ma picchiarano allegramente come riporta la cronaca (e anche la mia testimonianza diretta visto che ero lì seguendo tutta la giornata).
      Un esempio: ho visto prendere a schiaffi un anziano signore da questi giovani "un po’ troppo vivaci" dopo un inseguimento a Piazza Venezia: aveva protestato dal finestrino del bus, esasperato, dall’ennesimo blocco abusivo della circolazione. Che fossero rasati (non tutti) e indossassero (tutti) simboli (tatuati e non) fascisti (come croci celtiche, sigle di reparti della rsi, svastiche, slogan) e facessero il saluto romano a ogni "ops", è pura casualità? Uno si tatua "DECIMA MAS" per estetica sul sul braccio?
      Ricordo anche che un cronista si trovò improvvisamente in tutti parcheggi di Roma un volantino con il proprio nome, indirizzo, numero di telefono e un "invito a portargli i propri saluti". Anche questa è una casualità?
      Che l’uomo ne basso ne alto continui a cercare di riabilitare la Rsi e addirittura le leggi raziali (beccandosi una censura secca non solo dal presidente della Repubblica ma perfino dal presidente della camera del suo stesso partito) non la considero una casualità. Come non è una casualità il corteo di taxi festanti (con saluti romani acclusi) il giorno delle sue elezioni. Come non è una casualità che mostri addirittura la sua croce celtica in televisione con orgoglio ricordando il proprio passato (passato).
      Cercare di cambiare discorso per non ammettere le proprie COLOSSALI contraddizioni mi sembra davvero un pessimo esercizio di stile.
      La prossima volta usa una tattica diversa

    • Di Isabeau (---.---.---.126) 29 settembre 2008 10:48
      Patrizia Dall'Occa

      Non credo ne’ di avere riportato svarioni, ne’ di cercare di cambiare discorso.

      Ribadendo ogni singola riga di quanto detto sopra, non credo che attaccarsi al fatto di usare un nick sia una mossa intelligente.

      Lontana dal voler provocare polemiche, ho espresso un punto di vista che di minaccioso a ben vedere non aveva nulla. Se si è sentito minacciato dalle parole di una donna è tutto dire. Se si è sentito minacciato da una libera opinione, tanto quanto sopra.

      E per sua informazione, può essere che un nick non celi, ma sveli molto di più.

      E per la cronaca, questa non era ne’ una posizione contro ne’ una a favore del Sig. Alemanno, ma una semplice OPINIONE che come la sua può trovare spazio nella apposita sezione COMMENTI.

    • Di Pietro Orsatti (---.---.---.218) 29 settembre 2008 11:45

      non vedo la sezione....

    • Di Pietro Orsatti (---.---.---.218) 29 settembre 2008 11:49

      .... inoltre che le cose descritte sui blocchi dei taxi del 2006 siano successe è incontestabile, o si è deciso di riscrivere anche questo capitolo della storia capitolina?

  • Di Pietro Orsatti (---.---.---.218) 29 settembre 2008 11:52

    Un ripassino per tutti

    "Art. 21.

    Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

    La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

    Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.

    In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo di ogni effetto.

    La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

    Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni".

    (non è la costituzione cubana o sovietica, è quella italiana)

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