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Intervista al Maestro Andrea Oliva

Andrea Oliva, primo flauto solista dell’ Orchestra Sinfonica Nazionale dell’Accademia di Santa Cecilia, è considerato uno dei iù grandi flautisti contemporanei...

Maestro, cos’ è la musica e come si è avvicinato a questo mondo?
La musica è la mia vita, la cosa che mi permette di sentirmi felice e completamente realizzato in questo mondo. Ho iniziato all’età di 8 anni a suonare il pianoforte ’a orecchio’ ripoducendo su una tastiera melodie e armonie delle canzoni pubblicitarie che sentivo in tv. Da lì la scelta di studiare seriamente il pianoforte, dapprima privatamente poi in conservatorio, anche influenzato dai continui ascolti casalinghi di opere, concerti e sinfonie che scaturivano dai vinili dei miei genitori, da sempre appassionati di musica classica.
 
Scoprii presto, intorno ai 10 anni, che il piano non faceva per me e dopo tre anni ’sabatici’ decisi di passare al flauto, all’età di 14 anni. Il mio primo desiderio era però di fare il cantante, il tenore, come Pavarotti o Di Stefano o Del Monaco che tanto ascoltavo da bambino. Il destino ha voluto poi che rimanessi al flauto e non me ne pento affatto! Oggi però cerco sempre di ispirarmi al canto suonando il mio strumento. 
 
Qual è stato il suo percorso formativo?
 
In cinque anni ho ottenuto il diploma all’Istituto Musicale "Vecchi-Tonelli" di Modena (nel quale oggi insegno come docente di Biennio), sotto la preziosa guida di G. Betti che mi ha fatto veramente amare questo strumento e il suo repertorio vasto. Ho avuto anche la fortuna di incontrare lí M. Marasco, mio docente di musica da camera, che ho successivamente seguito anche come docente di flauto.
 
Mi sono poi perfezionato con C. Montafia e G. Cambursano, prima di entrare all’Hochschule di Stoccarda seguito da J. C. Gerárd. Subito dopo sono entrato a far parte della Karajan Akademie dei Berliner Philharmoniker potendo studiare con A. Blau e M. Hasel. Ad ognuno di questi docenti devo moltissimo.
 
Tutto questo lo facevo lavorando in varie orchestre fra cui la G. Mahler Youth Orch., il Regio di Torino, la sinfonica Di Palermo, l’Ort Di Firenze, la camerata strumentale Di Prato, ecc... Ovviamente non si ha mai finito di studiare...
 
Cosa ne pensa dei conservatori di oggi?Possono ancora forgiare nuovi talenti o la crisi musicale che stiamo attraversando dipende anche dalla qualità dei conservatori?

Penso che di nuovi talenti sia pieno il mondo e sicuramente ne abbiamo tanti in Italia. Il sistema conservatorio può funzionare se gli insegnanti all’interno sono validi ma questi, purtroppo, in Italia sono molto pochi. La maggior parte dei migliori strumentisti non può insegnare in conservatorio per legge se si trova stabile in un’orchestra per esempio: questo è già un grave paradosso. Ecco allora il proliferare di corsi e master privati che sopperiscono alle carenze dell’istituzione statale (e a volte la superarno in qualità) compensando le esigenze di preparazione per i giovani musicisti. Basterebbe che per accedere all’insegnamento in conservatorio si facesse un regolare concorso agli aspiranti docenti non meno severo e selettivo di un concorso in orchestra, con l’aggiunta di prove didattiche ed attitudinali specifiche, come si fa regolarmente in Germania per esempio.
 
La crisi attuale culturale è generale e sta attraversando purtroppo tutto il globo; non credo che dipenda solo dall’istruzione ma dal progressivo allontanamento della civiltà alla vera cultura, l’intelletualità e all’attenzione verso l’ascolto vero e profondo. Basta guardare la televisione oggi e si capisce di cosa sto parlando (non guardo la TV da anni infatti, a parte qualche programma culturale relegato a notte fonda...).

Cosa ne pensa dei tagli alla cultura?
 
Cosa dovrei pensare: un danno incalcolabile soprattutto sulla ricaduta futura. Un paese che taglia sulla cultura si dichiara perdente, incapace di vedere al di là di un superficiale risparmio momentaneo (neanche cospicuo poi) rinunciando ai proventi che invece le arti fanno arrivare (posti di lavoro, turismo, progetti artistico/culturali, architettura, ecc..) senza parlare del vero vantaggio che si avrebbe investendo in cultura: una civiltà più colta e sensibile al bello, quindi una civiltà migliore e sicuramente più produttiva. 

Perché secondo lei in altri paesi in tempo di crisi non viene mai tagliata la cultura, a differenza dell’Italia?
 
Come dicevo prima purtroppo questi tagli si stanno verificando un po’ dappertutto ma certi paesi guardano avanti, appunto, pensando di creare nuove generazioni sensibili alle arti e capaci di produrre di più e meglio.
 
Primo flauto solista dell’ Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, ruolo che ricopre dal 2003… Com’ è la vita da orchestrale?
Io adoro l’orchestra. È la perfetta combinazione tra l’essere solista e fare musica da camera. Protagonisti e parte del gruppo al tempo stesso, a seconda dei momenti in partitura. Un equilibrio delicato che saputo affrontare con gusto e passione appaga molto. Inoltre imparo tanto, ogni giorno, dai bravi direttori, solisti e cantanti oltre che dalla scrittura orchestrale dei compositori stessi.

Lei è stato diretto dai più grandi direttori d’ orchestra…Ce n’ è uno in particolare che le ha lasciato qualcosa in più?
 
Sicuramente C. Abbado. A mio gusto è il più completo. Non dimentico pero’ la grandezza e le emozioni che mi hanno regalato G. Dudamel, Y. Temirkanov, A. Pappano, I. Fischer o S. Ozawa...tutte grandi lezioni di vita e di musica!
 
“Andrea Oliva è uno dei migliori flautisti della sua generazione, “Una stella brillante nel mondo del flauto”: cosi si era espresso il Maestra James Galway nei suoi confronti… Cosa ha provato quando ha ascoltato queste parole?
 
In realtà non le ho ascoltate ma lette in una mail che mi ha voluto scrivere Sir James Galway dopo che aveva finito di sentire un mio cd. (sonate con M. Grisanti al pf). È stata Per me una grande emozione e gioia e segno di una grande umanità da parte di quell’uomo che mi ha dato tanto musicalmente e che stimo immensamente.
Maestro Oliva, per finire, nel giugno 2009 è uscito per la rivista Amadeus l’incisione del “Le merle noir” per flauto e pianoforte con il pianista Angelo Pepicelli di Olivier Messiaen…
 
Quando il prossimo cd e soprattutto quando il prossimo concerto?
 
Ho in ’cantiere’ un paio di progetti discografici: sicuramente il più interessante saranno le sonate di Bach che registrerò con la grande pianista A. Hewitt per l’etichetta Hyperion il prossimo anno. La sua volontà di registrarle con me mi ha estremamnte onorato.
 
I prossimi concerti importanti solistici saranno a fine ottobre a Carpi con Mercadante assieme all’orchestra del Teatro Regio di Parma e ad Aprile in Turchia col concerto di Ibert. Molto prima, da settembre, sarò in orchestra S. Cecilia per la regolare stagione. 
 
 

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