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Intervista a Luigi De Magistris

"Credo ci siano diversi tipi di fascismo. Se intendiamo il regime conosciuto nel Novecento, manganello e moschetto, leggi razziali e persecuzione fisica dell’avversario politico, allora il berlusconismo non è fascismo. Se invece con fascismo si intende il controllo delle coscienze per mezzo dei media legati al potere, il tentativo politico di assoggettare magistratura e informazione, l’aggressione degli equilibri costituzionali, lo svuotamento del parlamento, l’immunità del potere per mezzo di leggi ad hoc, l’imposizione alla società di un modello (sub)umano, allora credo che il berlusconismo sia una forma aggiornata di fascismo, cioè un potere autoritario e illiberale". 


Poche parole che tagliano come la lama di un coltello affilato.
Poche parole che descrivono i 17 anni della carriera politica del Premier Silvio Berlusconi...

Poche parole rilasciate in un intervista dall’On. Luigi De Magistris, parlamentare europeo eletto nelle file dell’ IdV, per AgoraVox...

In un momento dove l’opposizione deve essere più unita che mai vi ritrovate invece divisi su molti punti... Chi vuole Casini e chi non lo vuole, chi vorrebbe stringere alleanze con l’IDV senza perdere l’appoggio di chi non vuole stringere patti con voi... Non pensa che queste opposizioni interne alle minoranze parlamentari siano il primo passo per perdere le elezioni ancor prima di andare a votare?

L’opposizione deve essere unita, intendo al livello parlamentare, per cercare ogni occasione utile ad affossare il governo. E’ uno sforzo di coerenza che riguarda tutti: dal Terzo Polo all’IdV. Detto questo, si discute molto di proposte che francamente mi lasciano perplesso. Tra queste, la proposta della grande alleanza o di un Cnl: tutti insieme contro Pdl e Lega, da Fini a Vendola, da Casini a Di Pietro, da Lombardo a Ferrero. Una opzione votata all’insuccesso elettorale. A Berlusconi sarebbe offerto su un piatto d’argento, infatti, l’argomento perfetto per la campagna elettorale ideale: quello del solo contro tutti, del martire perseguitato. Questa alleanza poi, qualora vincesse (ipotesi che reputo poco probabile) non potrebbe governare per la diversità ideologico-programmatica, senza dimenticare che Fini e Casini sono stati per anni la stampella politica di Berlusconi e, quindi, non possono permettersi, oggi, il privilegio di porre veti solo perché sono stati fulminati in corner dalla legalità e dalla coscienza di cosa sia il berlusconismo. La grande alleanza o il Cnl può essere una opzione politica accettabile, secondo me, solo se nel Paese si dovesse profilare una situazione di tipo egiziano, una mobilitazione civile così imponente come quella che ha coinvolto alcuni paesi del Nord africa, oppure qualora il governo sterzasse in modo netto e violento verso uno stato di eccezione, varando leggi speciali di restringimento delle libertà civili che alterano gli equilibri costituzionali. Allora un fronte di questo tipo a difesa della democrazia potrebbe schierarsi alle urne per vincere e guidare la transizione politico-istituzionale, approvando una nuova legge elettorale, risolvendo i conflitti d’interesse e rasserenando i rapporti tra istituzioni.

Quanto durerà questa legislatura e con chi vi schiererete in caso di elezioni anticipate?

Previsioni non sono possibili, il quadro politico è talmente instabile che risulta fantascientifico addentrarsi sul terreno del cosa accadrà. Molto dipende dalla Lega, da quanto Berlusconi voglia forzare la situazione giocandosi il tutto per tutto con elezioni che pure teme… Insomma non è possibile sapere oggi, con certezza, come si evolverà il quadro. L’unica urgenza mi sembra quella di lavorare da subito ad un programma e ad una coalizione che veda insieme Pd, SeL, IdV, sinistra del paese e movimenti per essere pronti al voto e per essere credibili nel fornire un’alternativa al berlusconismo. Gli elettori hanno bisogno di una proposta omogenea e trasparente, di politica e non di tattica.

Alcuni parlamentari IDV sono passati politicamente dall’altra parte, ed alcuni si sono fortemente lamentati della gestione del partito da parte di Antonio Di Pietro. Recentemente i giornali hanno riportato uno scambio di battute tra lei e Di Pietro, dove l’attuale leader IDV rivendica la sua leadership. Non pensa che Di Pietro rischi di passare per il “Berlusconi delle opposizioni”?

La questione politica relativa al tradimento di alcuni parlamentari dell’IdV è stata affrontata nel partito con un dibattito anche vivace, che ha portato all’approvazione, durante l’ultimo esecutivo, di un documento volto a rendere più selettive e qualificate le presenze nel partito stesso. Il tema non riguarda ovviamente solo l’IdV, ma ogni formazione partitica che deve vigilare sulla propria classe dirigente perché sia all’altezza del ruolo che si assume davanti a militanti ed elettori. Il che non vuol dire soltanto vantare una ‘fedina penale’ pulita, che pure è una condizione primaria, ma capacità di garantire trasparenza circa la propria biografia politica. Detto questo, anche nei momenti di confronto più acceso con Di Pietro (come è fisiologico in un partito plurale), mai è stato da me posto il problema della sua leadership e mai Di Pietro si è sentito minacciato dalla mia presenza. Questo dualismo negativo piace molto al pettegolezzo politico, ma non esiste nella realtà. C’è invece un partito in crescita, ogni giorno sempre più plurale e dialettico, come è sano che sia. Un partito che da sempre porta avanti la difesa della Costituzione dal berlusconismo in modo radicale e netto, il cui presidente non è minimamente accostabile alla figura del presidente del Consiglio.

Lo stesso Di Pietro ha accusato Berlusconi di essere uno “stupratore della democrazia” e ha dichiarato che se necessario “bisogna riaprire” il CNL. Anche se ammetto di non essere berlusconiano, non le sembra che i richiami al fascismo siano esagerati?

Di Pietro possiede la chiarezza del linguaggio, un linguaggio che a volte può anche presentare espressioni forti, come quella che lei citava, ma che è assolutamente metaforica. Credo ci siano diversi tipi di fascismo. Se intendiamo il regime conosciuto nel Novecento, manganello e moschetto, leggi razziali e persecuzione fisica dell’avversario politico, allora il berlusconismo non è fascismo. Se invece con fascismo si intende il controllo delle coscienze per mezzo dei media legati al potere, il tentativo politico di assoggettare magistratura e informazione, l’aggressione degli equilibri costituzionali, lo svuotamento del parlamento, l’immunità del potere per mezzo di leggi ad hoc, l’imposizione alla società di un modello (sub)umano, allora credo che il berlusconismo sia una forma aggiornata di fascismo, cioè un potere autoritario e illiberale. In questa fase, poi, esso presenta il suo volto più violento proprio perché sente la fine più vicina: per questo, qualora dovesse sterzare in senso ancora più reazionario, si può evocare un Cnl come dicevo prima.

Secondo lei, On. De Magistris il male maggiore è Berlusconi o il berlusconismo?

Entrambi. Il primo perché guida ancora adesso il paese come presidente del Consiglio, il secondo perché lo ha infettato, proponendo un’idea di umanità e di società in cui predomina l’avere sull’essere, il clientelismo sul merito, l’impunità sulla legalità, la disuguaglianza sull’uguaglianza, l’interesse privato su quello comune. Per questo, la fine del Berlusconi politico deve comportare una parallela operazione di liberazione della società da quell’infezione che l’ha ammalata in anni e anni: il berlusconismo come antropologia, negativa ovviamente.

In America un senatore repubblicano si è dimesso perché ha inserito su internet delle sue foto a petto nudo che avrebbe usato per “rimorchiare” una ragazza: nulla in confronto al Bunga Bunga...

In nessuna democrazia moderna e compiuta un presidente del Consiglio sarebbe rimasto in carica dopo uno scandalo come il Rubygate. In nessuna democrazia moderna e compiuta un presidente del Consiglio sarebbe restato in carica nonostante un processo (non il primo!) per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile. E’ una questione di rispetto delle istituzioni, come afferma la Costituzione, cioè un problema di opportunità etica e morale. Oltre al fatto che un presidente del Consiglio dalla vita privata “movimentata”, come appunto Berlusconi, rappresenta un discredito internazionale per il paese ed è pericoloso per la sicurezza nazionale in quanto ricattabile.

Pensa che la manifestazione del 13 febbraio segni l’ inizio della fine del Premier?

Credo sia stata un appuntamento importante in cui la società civile, in particolare femminile, ha dato prova che la coscienza critica e il desiderio di un paese e di una politica diversi sono ancora -per fortuna- radicati negli italiani, nonostante l’infezione sociale di cui parlavo prima. Senza l’apporto della società civile, non ci sarà la fine né del Berlusconi politico né del berlusconismo, dunque ben vengano piazze e appuntamenti ‘dal basso’ in cui ciascuno e ciascuna è protagonista del cambiamento di questo paese.

Non pensa che il Rubygate potrebbe distogliere l’attenzione da altre inchieste legate a Berlusconi?

Questo è un pericolo esistente solo in parte. Berlusconi è coinvolto in diverse inchieste e su di lui pendono diversi processi (Mills, Mediatrade, Mediaset), per cui dimenticare che abbia un conto aperto con la giustizia mi sembra impossibile. Lo ha come imprenditore e come politico, per reati che vanno dalla corruzione alla frode fiscale fino, adesso, alla prostituzione minorile: fattore che comprova come in lui sia radicato il senso dell’ illegalità e dell’impunità, visto i ripetuti tentativi di approvare leggi ad hoc che gli evitino i procedimenti in corso.

Durante la sua professione di magistrato, lei ha lavorato in procure che quotidianamente si occupano di criminalità organizzata. Pensa che l’ azione di governo sia efficace nel contrasto alla criminalità organizzata?

No credo che ci sia in atto una operazione propagandistica a traino leghista. Il ministro Maroni fa della legalità e del contrasto alle mafie una specie di marchetta elettorale per calmare gli animi della base leghista, stanchi di vedere la Lega di governo prona alla pratica della legislazione ad personam, stanca di assistere all’approvazione di leggi che, come il ddl intercettazioni o il processo breve, sono vantaggiose solo per il crimine organizzato, privando la magistratura di un prezioso strumento di indagine nella lotta alle mafie e garantendo un clima impunitario che alle stesse mafie è utile. Ne ho citate solo due, ma l’elenco delle leggi criminogene è lungo e riguarda vari aspetti giuridici e legali: dalla prescrizione alla depenalizzazione fino ai pentiti. Per non parlare della mannaia governativa abbattutasi sui fondi e sui mezzi a disposizione della giustizia e delle forze dell’ordine, anche per l’incapacità del ministro Alfano, troppo impegnato nel ruolo di avvocato in parlamento del premier, troppo dimentico dei suoi doveri di Guardasigilli. Un altro aspetto poi va chiarito. Maroni e l’esecutivo si appropriano, sempre con fine propagandistico ed elettorale, del successo raggiunta negli arresti e nei sequestri dei beni alle mafie. Vorrei ricordare che questo successo contro il crimine organizzato è frutto dell’azione della magistratura e delle forze dell’ordine, frutto di una attività che offre oggi i suoi frutti, ma che è in atto da anni e anni. 

Cos’è la mafia? Anzi, chi sono i mafiosi di oggi? Lo chiedo perché la mafia si è infiltrata in ogni ambito del tessuto della società, dalla finanza all’economia all’industria.

Le mafie oggi sono business, sono organizzazioni che puntano al guadagno e che quindi infiltrano ogni aspetto della realtà finanziaria ed economica: dagli appalti sanitari a tutto ciò che ruota intorno al ciclo dei rifiuti, dall’edilizia alla ristorazione, fino alla presenza nei cda delle società miste pubblico-private di ogni settore. Si garantiscono appalti e commesse, spesso sostenuti da fondi pubblici e anche comunitari, grazie alla presenza di referenti nell’amministrazione pubblica e nella politica, che in cambio ricevono consenso elettorale perché le mafie controllano il territorio e la società, quindi pilotano voti. Per questo si parla di colletti bianchi delle mafie, oltre che di capi mandamento o boss. Per questo se accorci i tempi della prescrizione o depenalizzi il falso in bilancio, come compiuto nei tanti anni di governo da Berlusconi, di fatto si contribuisce a sostenere le mafie. Distruggere il legame fra politica, finanza, lavoro e crimine organizzato è allora indispensabile per liberale il paese da chi ne controlla pesantemente il Pil nazionale. Non è una questione solo etica e di legalità, ma è la base per uno sviluppo sano che quindi avvantaggi tutti i cittadini, cosa che non accade quando in mezzo ad esso operano ndrangheta o camorra.

Vinceremo mai questa guerra contro la criminalità organizzata o dobbiamo rassegnarci alla sua esistenza?

Rassegnarsi alle mafie perché si pensa che la battaglia contro di esse è destinata all’insuccesso, mi sembra come suicidarsi perché come mortali siamo destinati a morire. Anzi, mentre la morte è fattore ineluttabile, le mafie sono una possibilità socio-economica, quindi vuol dire che esiste un’ alternativa ad esse. Successi e traguardi sono stati raggiunti, dunque perché mollare? Se la politica fa la sua parte di auto-ripulitura, se magistratura e forze dell’ordine sono sostenute dallo stato nella loro attività, se la società civile vigila, se l’economia e le suo organizzazioni si auto-impongono il controllo interno, perché dovremmo cedere da questa battaglia democratica? E’ difficile, anzi difficilissima, ma non per questo si può abdicare. Del resto, c’è un’alternativa? Credo di no.

On. finisco sempre le mie interviste con un appello ai giovani.

L’unico appello che mi sento di rivolgere loro è questo: non lasciateci soli, intendo non lasciate soli noi adulti, in particolare quanti rivestono incarichi politici e istituzionali e devono lavorare per il bene collettivo. Spingeteci e pungolateci, criticateci e stimolateci, siate sempre in movimento spirituale e reale, fate sentire la vostra voce e prendetevi lo spazio da protagonisti sociali che meritate in quanto siete il futuro. E se la risposta è di resistenza e di indifferenza, forzate pacificamente la resistenza e piegate l’indifferenza.

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