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Intervista a Ferdinando Piccolo, giornalista minacciato dalla ’ndrangheta

Ferdinando Piccolo è un giornalista calabrese ultimamente minacciato dalla ’Ndrangheta (...) "Purtroppo ho ricevuto delle minacce (...) Io sto bene e sono abbastanza felice e tranquillo (...) Se mi volevano uccidere lo avrebbero fatto, non mandavano di certo le letterine. Lo stato è assente, in Calabria siamo emarginati e non abbiamo protezioni. Certo, sono un obiettivo sensibile, e quindi ho la sorveglianza ma non è protezione ai fini della difesa serve a poco (...) Soprattutto serve a dare l’immagine dello Stato presente ma è poco.

Come si vive con la certezza di "non essere simpatici" alla 'ndrangheta e lavorare a San Luca, un paese reso fin troppo famoso dalla cronaca?Soprattutto dove si trova il coraggio di continuare?

Si vive bene. Anzi si vive. Mica dobbiamo stare simpatici a tutti, e poi non interessa di stare simpatico alla 'ndrangheta. La paura c'è, non te lo nego, non si scherza con loro. Per quanto riguarda il paese di San Luca voglio dire una cosa: è vero, il paese è famoso per cronaca, ma quello che io dico sempre è che lo è ancor di più perché ha dato i Natali a Corrado Alvaro uno dei maggiori scrittori d'Italia e questo mi dà la forza di continuare, di andare avanti, di dire no alla 'ndrangheta a testa alta.

Se io decido di uscire a fare un giro nel paese, camminerò a testa alta perché non devo chiedere grazie al compare di turno, perché mi ha fatto un favore o perché mi ha sistemato in qualche ufficio, o alla forestale. San Luca è un paese bellissimo. C'è la 'ndrangheta che lo uccide.

Ma è un paese che ha una storia alle spalle di scrittori, letterati, e mariologi. Idem per il santuario della Madonna della Montagna, il Santuario della 'ndrangheta per molti, per me un paradiso terrestre

Testa alta contro la 'ndrangheta... come si può cambiare l'idea di tanti ragazzi, spesso giovanissimi, che vedono nella mafia un modo semplice per ottenere denaro e potere?

Tramite la cultura della legalità; in Calabria spesso non c'è cultura, non c'è la voglia di reagire perché i soldi facili purtroppo fanno gola a parecchi specialmente ai ragazzi. Il primo insegnamento deve partire dalla famiglia, in Calabria spesso il primo insegnamento è fatti i cazzi tuoi. Poi bisogna dare ai giovani un segnale forte fare capire che lo Stato, le Istituzioni sono presenti. Mi sembra di parlare come un nonno ma è così sostanzialmente tutto parte dalla famiglia. Qui in Calabria purtroppo si vive un po' l'anarchia assoluta.

Primo insegnamento "fatti i cazzi tuoi"... un po' come è successo al giornalista Lucio Musolino, licenziato dal suo giornale e a cui hai espresso solidarietà su facebook... Qual è la situazione al tuo giornale? Hai mai avuto problemi nel pubblicare un articolo o hai carta bianca nel parlare di mafia?

Il Caso Musolino ci deve fare riflettere sul fatto che non esiste la libertà di stampa in Calabria. Io alcune volte ho avuto dei problemi su San Luca perché volevo scrivere delle cose e il direttore non era del mio stesso parere, ci ho litigato molte volte con il caposervizi, con i redattori... Un esempio: ho pubblicato le lettere dal Carcere di Giovanni Strangio il presunto killer di Duisburg, ho dovuto lottare perché volevano stravolgere le lettere, modificarle... oppure in occasione delle Gerbera Gialla a San Luca le donne di alcuni ragazzi uccisi a Duisburg si incatenarono in piazza. Un magistrato le offese e io volli riportare testualmente le offese; ho dovuto minacciare il mio giornale nel senso che ho detto che avrei dato le mie dimissioni se avessero modificato una sola virgola di quello che ho scritto...

Come siamo arrivati a questo punto? E' soltanto omertà, un voler non rischiare o si entra nel favoreggiamento della mafia?

Omertà mischiata al favoreggiamento. 

Come si fa ad abbattere questo muro di omertà? Perché in Sicilia ad esempio ci sono cosi tanti pentiti, mentre in Calabria la ‘ndrangheta vive come un fantasma?

In Sicilia le cosche non sono legate da vincoli di parentela, qui in Calabria sì. Io non denuncerò mai mio padre o mio fratello. Non è possibile dunque abbatterlo, ci vorrebbe una rivoluzione, una cosa che la mia terra non è ancora pronta ad affrontare. E questo muro è come una cortina di fumo intorno all'organizzazione; un fantasma, per l'appunto...

Sbaglia dunque Gratteri a dire che ci servono pene più dure?

Sì, Io sono contrario al carcere duro. Un uomo sbaglia e deve pagare, ma il carcere duro ti fa soltanto incazzare ed odiare di più lo Stato. Ci servono pene più lunghe e certezza della pena, questo sì, ma la magistratura è corrotta e la gente dopo due mesi esce con la condizionale...

Neanche con Gratteri e Pignatone è cambiato qualcosa?

Sì sì, con loro la gente inizia ad andare in galera, anche se Pignatone è qui da poco...

E’ li da poco tempo, anche se la mafia si è attivata subito con minacce di varia natura. Pensi che si posa riaprire una stagione delle stragi?

L’ aria è strana, ma spero di no, anche se, ripeto, l’aria è strana: troppa calma. A quest’ ora con il casino che stiamo facendo ci dovrebbero ammazzare tutti, invece niente...

Cosa aspettano?

Eh aspettano che si calmi la situazione, cercando di rimanere nell’ombra...

Le istituzioni intanto stanno a guardare?

Le istituzioni se ne fottono di quello che succede. Il presidente Scopelliti è il primo colluso perché alla politica servono i voti della ‘ndrangheta e la mafia i voti non li regala... Basta guardare gli appalti truccati ecc...

E quindi questa rivoluzione di cui parlavi prima, se la magistratura è corrotta e la politica anche, se la devono addossare i cittadini onesti?

Ovvio, purtroppo è così. Per esempio, si potrebbe iniziare dalle piccole cose: non andare a mangiare al ristorante del mafioso, non comprare le sue macchine, non comprare le case costruite da lui, sono i piccoli gesti che fanno una rivoluzione.

A proposito di appalti, in cosa si è specializzata la ‘ndrangheta?

Nella costruzione di strade: la Salerno - Reggio Calabria ad esempio. Sono 20 anni che sta così, sembra di giocare alla play, non si riesce a finirla, e non è tanto difficile capire il perché...

Un'ultima domanda. All’inizio si parlava di coraggio nell’affrontare il lavoro che tu svolgi... Qual è il consiglio che daresti a tutti coloro che volessero intraprendere la tua strada?

Di non aver paura, di non farsi intimidire e di non arrendersi mai...

Grazie di tutto e auguri per il futuro...

Grazie a voi per l’intervista.

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