• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > In morte di Oscar Luigi Scalfaro, libertario.

In morte di Oscar Luigi Scalfaro, libertario.

Molti sprecano oggi, scrivendo di Scalfaro, l’aggettivo bigotto. Era proprio perché non lo era, invece, che m’inquietava (...) il suo comportamento, come massima carica dello Stato, fu, per nostra fortuna, quello di un mullah della Costituzione"

Sono talmente liberale che a volte dubito d’esserlo. Intendo dire, con questo, che non mi sorregge alcuna fede se non quella solo capace di generare certezze provvisorie e relative, nella ragione.

Non ho certo salutato con entusiasmo, pertanto, l’elezione a Presidente della Repubblica del cattolicissimo Oscar Luigi Scalfaro. Temevo che avrebbe trovato il modo, forte della propria nuova carica, di rallentare quel processo di laicizzazione della nostra politica e delle nostre istituzioni che ritenevo, e ritengo ancora, fondamentale per fare del nostro paese una grande e moderna democrazia; un processo, mi rendo conto solo ora, che aveva coinvolto solo superficialmente la nostra società, ma che allora, nell’Europa che con il crollo del muro di Berlino aveva chiuso il proprio lunghissimo dopoguerra, speravo potesse finalmente compiersi. Temevo, detto altrimenti, che avrebbe potuto contribuire ad una restaurazione democristiana, rallentando il declino, evidentemente (l’avverbio vale solo per me e per allora) inarrestabile, di quel partito che, come del resto il PCI, mi pareva avesse esaurito il proprio compito storico.

Molti sprecano oggi, scrivendo di Scalfaro, l’aggettivo bigotto. Era proprio perché non lo era, invece, che m’inquietava. La sua fede era assolutamente genuina, non si esauriva, come per tanti dignitari democristiani, in Parlamento come nella politica locale, nel rispetto esteriore delle forme della religione; impossibile pensare che per questioni di convenienza, semplicemente seguendo lo spirito dei tempi, avrebbe acconsentito a fare di quella cattolica, semplicemente, una delle tante chiese libere di operare, senza però alcun privilegio, dentro uno stato davvero laico.

Non sapevo, al momento della sua elezione a Presidente, che in Scalfaro convivesse, con quella religiosa, un’altra fede: quella, propria del giudice che era stato, nella legalità. Se il ricordo del famoso episodio del prendisole (redarguì, qualcuno dice schiaffeggiò, una signora che, nel 1950, in un ristorante in cui lui si era recato a pranzare, osò mostrare le spalle nude ) con quella sua reazione esagerata e già anacronistica, faceva sì che, come molti, che lo considerassi una specie di talebano cattolico, il suo comportamento, come massima carica dello Stato, fu, per nostra fortuna, quello di un mullah della Costituzione.

Tale è stato, quando, sfruttando le proprie prerogative,  si è rifiutato di nominare Cesare Previti, avvocato personale del neo-eletto Silvio Berlusconi, ministro di Grazia e Giustizia; tale è stato quando, venuta meno la maggioranza che sorreggeva il primo governo Berlusconi, non ha sciolto le camere, come chiedevano a gran voce l’allora Forza Italia, ma, rispettando la lettera della Costituzione della nostra Repubblica Parlamentare, ha verificato e costatato l’esistenza di una maggioranza alternativa.

E’ stato in queste circostanze che io e tanti altri abbiamo scoperto, magari con stupore, di appartenere con lui ad uno stesso bando.

Non intendo, per questo, dire che lui avesse smesso per un momento di essere l’integerrimo cattolico conservatore che era sempre stato, come noi non avevamo smesso d’essere liberali o socialisti (non sto parlando, detto per chi deve leggere in stampatello di PLI o PSI): era la frontiera degli schieramenti, nella nostra politica stravolta dalla scomparsa del Patto di Varsavia, e dall’operazione mani pulite che questa aveva reso possibile, ad essere cambiata.

La “discesa in campo” di Silvio Berlusconi aveva infatti creato una divisione del nostro quadro politico che, se non affatto nuova, riprendeva solo con grande approssimazione quella tra destra e sinistra in cui avevamo, perlomeno quelli della mia generazione e delle precedenti, imparato a riconoscerci.

Da una parte si è determina un’alleanza tra i sostenitori del Capo, insofferenti delle regole della democrazia parlamentare e fautori di uno stato d’eccezione permanente, e gli altrettanto entusiasti (nel suo significato etimologico) “padani”, che sognano, né più né meno, la fine dello stato come noi lo conosciamo e la sua sostituzione con una serie di realtà etnicamente, razzialmente, omogenee; un blocco che merita il nome di securitario, formato da quella parte della nostra società che, per un verso o per l’altro, considera la libertà un bene negoziabile: un lusso, quasi, cui si può rinunciare in cambio della sicurezza, economica e personale, offerta dal signore o dalla tribù.

Dall’altra parte, riuniti più dal comune sentire che da programmi e progetti politici, ci sono tutti gli italiani che credono che solo lo stato di diritto, con le sue regole valide per tutti e malgrado le sue inevitabili lentezze, può garantire la massima libertà, e che solo questa, concedendo ai singoli come alla società di procedere per successivi tentativi, possa anche produrre, oltre a tutto, un duraturo benessere.

E’ in questo campo, quello dei libertari, che ho imparato a riconoscermi; è in questo campo che ho imparato ad accettare di stare a fianco anche di chi, quando la libertà sembrava acquisita per sempre, sembrava avesse posizioni diverse, e a volte diversissime, dalla mia.

Oscar Luigi Scalfaro, cattolicissimo e democristianissimo, era uno di loro; si dica quel che si vuole, lo ha dimostrato nei fatti, un libertario come noi.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.232) 30 gennaio 2012 22:31

    Onestamente a leggere libertario associato a Scalfaro mi viene il dubbio che non associamo un significato univoco al termine, motivo per cui bisognerebbe ripartire dal dizionario della lingua italiana. Troppa fatica e forse inutile. Io ad esempio avrei parlato di un clericale conservatore chiamato a interpretare un ruolo di difensore di un sistema messo sotto assedio da un plutocrate megalomane, privo di valori etici e che solo una democrazia con molte smagliature è riuscita a far arrivare sulla scena politica. E neanche il "libertario" Scalfaro ha saputo far varare quelle regole antitrust sui media che avrebbero dovuto arginare l’irresistibile ascesa del signor B..

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares