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In Nigeria internet e la rete mobile hanno contribuito a sconfiggere l’Ebola

Non si placa l'emergenza Ebola in Europa e negli Stati Uniti ed è di oggi la notizia di un nuovo caso, questa volta a New York. Il panico legato alla diffusione del virus si estende molto più velocemente dell'epidemia, e cominciano ad emergere fenomeni di discriminazione dei confronti dei cittadini africani, individuati come possibili portatori del contagio.

Nonostante siano amerse alcune lacune nei protocolli sanitari in Spagna e negli Stati Uniti, la possibilità che l'Ebola si diffonda in Occidente rimane estremamente remota. I sistemi sanitari avanzati appaiono in grado di gestire l'emergenza ed i controlli aereoportuali limitano all'origine il numero dei possibili vettori. Anche Teresa Romero, l'infermiera spagnola contagiata, è riuscita a guarire ed è stata dichiarata “libera dal virus”.

Il problema rimane concentrato in Africa Occidentale, dove il virus ha colpito paesi estremamente poveri, reduci da sanguinose guerre civili, dove i livelli di igiene e promiscuità, sopratutto negli slum urbani, rendono il lavoro di monitoraggio e contenimento estremamente difficile, se non impossibile. In Liberia, Sierra Leone e Guinea, i paesi maggiormente colpiti dall'epidemia, i morti si contano a migliaia, con un tasso di mortalità del 50% tra gli infettati. Il contagio è limitato dallo sforzo delle équipe mediche locali ed internazionali, che lavorano in condizioni di estrema precarietà, e dalle caratteristiche stesse del virus Ebola: capacità infettive solo alla comparsa dei primi sintomi, trasmissione attraverso i fluidi corporali e non per via aerea e decorso rapido.

Per queste ragioni i focolai di Ebola rimangono spesso confinati all'interno di zone limitate. Il periodo di incubazione, che può arrivare a 21 giorni, permette però ad una persona infettata di spostarsi e trasmettere il contagio all'interno di zone precedentemente non interessate. Il virus è infatti arrivato anche in Nigeria, dove il pericolo di contaminazione nelle aree urbane è elevatissimo, proprio a causa delle condizioni di vita degli strati più poveri della popolazione e delle dimensioni macroscopiche delle baraccopoli che circondano le maggiori aree urbane del paese e la megalopoli Lagos, una capitale che conta 21 milioni di abitanti.

La Nigeria, considerata da molti come una polveriera pronta ad esplodere e a spargere il contagio in ogni direzione, ha invece trovato il modo di combattere il virus. Da quasi cinquanta giorni, infatti, non si registrano nuovi casi all'interno del paese più popoloso dell'Africa Occidentale. Rui Gama Vaz, rappresentante dell'OMS in Nigeria, l'ha definita “una storia di spettacolare successo”; e senza dubbio lo è, se si considerano le condizioni di contesto. La Nigeria è riuscita a limitare il contagio a soli 20 casi (8 dei quali mortali) ed ha così dimostrato che il virus può essere fermato ed eliminato, anche in Africa.

Con il sostegno dell'OMS e degli Stati Uniti, le autorità locali sono riuscite ad individuare ed isolare tempestivamente tutti i casi di Ebola nel paese. Lo stesso governo nigeriano ha investito ingenti risorse, a differenza di quanto avvenuto nei paesi maggiormente colpiti dove le strutture e le risorse pubbliche sono del tutto inadeguate. Anche le strutture sanitarie private hanno contribuito allo sforzo, prendendo in carico il trattamento dei primi ammalati.

Al successo hanno concorso altri due fattori, apparentemente secondari: internet e la rete mobile. Le autorità hanno predisposto una campagna di prevenzione e di comunicazione di massa che, grazie ala diffusione capillare degli smartphone, ha raggiunto l'intera popolazione.

La risposta è stata approntata subito dopo l'individuazione del primo caso, lo scorso 21 luglio. Lo scopo era informare gli abitanti sui rischi, diffondere le indicazioni sanitarie e facilitare l'individuazione dei nuovi casi sospetti, per isolarli tempestivamente. Un decreto presidenziale ha permesso alle autorità di entrare in possesso dei dati custoditi dalle compagnie telefoniche per rintracciare le persone che erano entrate in contatto con i primi infettati.

E' stata poi costruita una piattaforma web, l'Ebola Alert, con il coinvolgimento della municipalità di Lagos (teatro del contagio iniziale), del Ministero della Sanità e delle ONG. Sul sito, pensato per il personale medico e per i semplici cittadini, è possibile trovare tutte le informazioni relative al virus e alla prevenzione del contagio. E' stato inoltre istituito un numero verde gratuito per le segnalazioni.

Ovviamente, la campagna ha coinvolto anche i social network, con un profilo Twitter, Ebola Alert, che ha totalizzato in poco tempo decine di migliaia di follower. E' stato così stabilito un canale diretto attraverso il quale le persone possono fare domande e inviare segnalazioni. Al contempo, Ebola Alert è stato utilizzato per fare chiarezza sul virus e sgombrare il campo dalle informazioni false o non verificate. La campagna è proseguita, anche dopo l'eliminazione del virus dal paese, per limitare il rischio di nuovi contagi. L'ashtag ufficiale è #KeepNigeriaEbolaFree, "manteniamo la Nigeria libera dall'Ebola".

E' stata inoltre diffusa una applicazione mobile specifica per la prevenzione e l'autodiagnosi: About Ebola. Questa app gratuita per smarphone, creata ad aprile per prevenire il contagio in Guinea e poi tradotta nelle diverse lingue della regione, fornisce risposte alle più comuni domande sul virus. Nella sezione cosa fare/non fare sono riportati i consigli pratici da applicare nelle diverse situazioni a rischio. Esiste poi una funzione di auto-valutazione per capire se si è stati contagiati dal virus o, quantomeno, se i sintomi riportati richiedono un immediato controllo medico.

Il successo della campagna è dipeso da due elementi: l'efficacia e la semplicità dei messaggi veicolati, con consigli pratici comprensibili a tutti (lavarsi bene le mani, consultare un medico in presenza di determinati sintomi, ecc) e il livello di penetrazione dell'internet mobile nel paese, sopratutto nella capitale Lagos. Il 38% dei cittadini nigeriani è connesso, un tasso tra i più alti del continente, e la percentuale sale ulteriormente a Lagos, dove il virus è stato individuato a luglio per la prima volta. Questo ha permesso ai messaggi governativi di essere diffusi rapidamente, attraverso percorsi reticolari che hanno raggiunto tutte le persone potenzialmente interessate. Dopo poco tempo, chiunque a Lagos era in possesso delle informazioni fondamentali relative al virus ed ai metodi di prevenzione.

Internet, in Nigeria, ha dimostrato di essere uno strumento importante anche sul fronte delle emergenze sanitarie. Un insegnamento che speriamo non debba tornare utile in altri paesi.

 

Foto: European Commission DG ECHO, Flickr

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