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Il prezzo dell’armonia

A chi conviene l’euro?

Arroccati in un castello spesso si finisce per essere vinti per fame. I Paesi europei continuano a giocare la loro partita in difesa, ma purtroppo ciascuno in difesa dei propri piccoli interessi di cortile, miopi di fronte ai problemi di lungo termine che a questi interessi si accompagnano.

La Germania da quando c'è l'euro ha una zona franca per esportare le proprie produzioni a cambio costante, un grande vantaggio rispetto ai tempi in cui continua a leggere... il glorioso Marco si rivalutava periodicamente. Essere l'economia più forte e non pagarne il prezzo in termini di competitività è senza dubbio interessante, tuttavia lo squilibrio tra la forza di diverse economie può manifestarsi in molti modi, e all'interno di una unione monetaria si manifesta sotto forma di un contributo più salato da fornire nel momento in cui una o più economie deboli chiedono aiuto. Liberarsi di questo fardello comporterebbe l'uscita dall'unione monetaria per ritrovarsi in mano una moneta fortissima e che istantaneamente si rivaluterebbe tanto da rovinare tutto il vantaggio competitivo verso gli altri Paesi appartenenti all'unione monetaria, meglio non perseguire questo cammino.
Dall'altra parte ci sono i Paesi periferici che possono presentarsi sul mercato dei capitali emettendo debito in una valuta forte e apprezzata senza alcun rischio di cambio, un vantaggio notevole per chi deve trovare il modo di compensare la propria scarsa competitività: creare ricchezza attraverso il debito è una via pratica e facile.

Quando però quel debito diventa eccessivo al punto di rappresentare un rischio, la via della svalutazione è preclusa e quella che sembrava una strada comoda per la crescita diventa improvvisamente un vicolo cieco. Se da quel vicolo il Paese periferico decidesse di uscire abbandonando la moneta unica, si ritroverebbe ad emettere debito in una nuova svalutata e debole moneta, carta che il mercato non comprerebbe. Ed emettere nuovo debito è l'unica via per rimborsare quello in scadenza, in breve arriverebbe l'insolvenza ed il default. Impensabile avventurarsi su questo cammino.

Il prezzo che si paga per restare nell'unione è da una parte l'impegno ad aiutare chi grava in difficoltà, e dall'altra trasferire sui cittadini continui tagli ai servizi pubblici, perché solo per quella via si riesce a compensare la mancanza di competitività e l'eccesso di debito e/o di deficit.

La sola soluzione ragionevole per tutti è quella dell'armonizzazione dell'area, attraverso il consolidamento di una sola politica economica, una sola politica fiscale, un congresso capace di legiferare in modo incisivo, e l'accesso al mercato come soggetto unico attraverso l'emissione di Eurobond. Per fare questo occorre rinunciare ai provincialismi, scacciando chi sui quei provincialismi ci prospera. Occorre uno slancio, una visione di più ampio respiro, il coraggio di andare fino in fondo alle proprie scelte, la spinta di cercare di vivere per la reciproca felicità, non di cercare un utile nella reciproca infelicità.

Ci siamo dati delle strutture perché ci arricchissero e invece ci impoveriscono, passiamo troppo tempo ad ottimizzare, pensare, perfezionare e forse troppo poco ad amare, a dare, in una parola: a sognare. Se la colpa di quanto ci è accaduto e ci sta accadendo è da cercarsi nell'avidità, nel cinismo, nel disprezzo verso gli altri, allora la prima cosa che dobbiamo fare per combattere la Crisi è allontanare da noi questi atteggiamenti, sforzarci di rinvigorire la nostra umanità. Non abbiate paura di dare, io ho imparato che nella vita tutto ciò che ho dato mi è sempre tornato, e con gli interessi.

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