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Il linguaggio delle stelline e l’inerzia della politica

"Del M5S pensano di poter fare quel che fecero della Lega; di poterlo isolare prima, con la complicità di un sistema informativo che continua a tener loro bordone, per trasformalo poi semplicemente in un commensale in più da far accomodare alla mangiatoia".

Stimo Beppe Grillo quanto l’Umberto Bossi delle origini, vale a dire assai poco, e i grillini quanto i leghisti di allora: come cittadini che hanno trovato il peggiore dei modi, o quasi, per esprimere la propria indignazione. Detto questo, mi nausea la campagna mediatica con cui si tenta di screditare il M5S, esattamente come mi disgustava vedere le telecamere di Rai 3 andare alla ricerca, nella Como che conosco tanto bene, dei peggiori, per cultura e modo di presentarsi, tra i militanti leghisti. In una città dove già era leghista una buona percentuale di cittadini, restandosene per tutto il giorno appostati sotto porta Torre, i collaboratori di Santoro riuscirono a recuperare un paio di soggetti, dal volto lombrosiano e assolutamente incapaci di esprimersi in italiano, che furono presentati come “tipici” elettori di Bossi. 

Un esempio di quella delegittimazione che radicalizzò la Lega, contribuendo ad allontanarne i “moderati”, senza peraltro evitare che in breve arrivasse al governo. L’articolo di Francesco Merlo, pubblicato oggi da Repubblica, obbedisce a logiche del tutto simili a quelle di quel “servizietto” televisivo. Vi sono riportate le espressioni più infelici sfuggite ai militanti del M5S e si lascia intendere che queste, slogan antisemiti compresi, rappresentino la linea politica del movimento. Secondo Merlo e prendendo per buoni i sondaggi, detto altrimenti, il 15% degli italiani sarebbe nazista o attratto da qualcosa che somiglia al nazismo. E’ una solenne cretinata. Quelle frasi e quegli insulti volano davvero, tra i grillini, ma espressioni altrettanto ingiuriose, nei confronti degli avversari politici, girano anche tra i sostenitori degli altri partiti. Non ci vuole molta memoria per ricordare “Mortadella” Prodi o gli infiniti nomignoli affibbiati a Silvio Berlusconi. L’antisemitismo, poi, come l’idiozia, non conosce confini; dire ebrei per israeliani è vezzo comunissimo tra tanti militanti della sinistra, magari con la kefiah al collo, mentre, per parlare della destra, fa ancora notizia, quasi fosse un evento storico, una visita dell’ex balilla Fini ad una sinagoga.

Quello che lascia davvero interdetti, e che meriterebbe articolesse su articolesse da parte del signor Merlo e dei suoi colleghi, è l’ incapacità della politica d’affrontare le ragioni che stanno alla base del successo del M5S. Fermare questo “gravissimo pericolo per la democrazia”, questo “conato dell’antipolitica”, infatti, costerebbe pochissimo. Richiederebbe che i partiti facessero quel che la decenza, prima di qualunque altra considerazione, avrebbe dovuto imporre loro da tempo. Dimezzare, perlomeno, i costi della politica, prima di tutto. Liberare la società (i consigli di amministrazione della aziende pubbliche e partecipate, per capirci) dall’occupazione partitocratica, subito dopo. E poi ripulire le proprie fila dal peggio di quel che vi si è infiltrato in questi decenni. E trovare volti nuovi con cui sostituire chi ha già dato prova di tutta la propria mediocrità. E stilare dei programmi comprensibili, che indichino obiettivi minimi, realizzabili in tempi brevi e con strumenti semplici. E….

Si tratterebbe insomma, per i partiti, semplicemente di tornare ad essere tali (o di imparare ad esserlo) e non dei comitati d’affari o dei club per pochi intimi; per la politica, solo di imparare a fare politica e non altro. Non accadrà nulla, invece. I politicanti dovrebbero rinunciare a troppi privilegi; molti di loro dovrebbero cambiar mestiere, affrontare quel mondo del lavoro di cui si preoccupano a parole, ma che conoscono solo per sentito dire: qualcosa che potrebbero considerare di fare solo se costretti dalle punte, non troppo metaforiche, dei forconi.

E proprio la loro inerzia a dire quanto poco pericoloso considerino Grillo, oltre che della loro sconfinata ammirazione per Mario Monti. Del secondo, di cui magari parlano malissimo, sono convinti che abbia ormai salvato il Paese; che tutto, da un momento all’altro, possa tornare come prima (e poco importa che “prima” l’Italia fosse già dentro una crisi trentennale) senza che a loro sia richiesto il minimo sacrificio.

Del M5S pensano di poter fare quel che fecero della Lega; di poterlo isolare prima, con la complicità di un sistema informativo che continua a tener loro bordone, per trasformalo poi semplicemente in un commensale in più da far accomodare alla mangiatoia. Una strategia demenziale che non tiene conto della fondamentale differenza che passa tra Bossi e Grillo: il Senatur rivolgeva i propri proclami solo ai cittadini del Nord; Il Comico, vuol fare “ridere” tutta Italia.

Il M5S ha tutte le possibilità, continuando di questo passo, di ripetere dalle Alpi alla Sicilia i risultati che la Lega ho ottenuto in Lombardia e Veneto, nonostante le (o forse grazie alle) trombonate di chi vi si opponeva solo a parole. Continuate così, ciccini, e vedrete le stelline arrivare al 30 o al 40%. Poi mi direte come coniugheranno i congiuntivi. 

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