Il lato oscuro del giornalismo italiano. La Carta di Firenze e i diritti e doveri dei giornalisti

Qual è la condizione dei precari, collaboratori e free lance in questo settore? "Articoli pagati poco più di un euro (lordo) e un esercito di persone che vive con meno di 600 euro al mese" la denuncia di Antonella Cardone, consigliera nazionale dell'Ordine. Approvata a Firenze una Carta deontologica per provare a cambiare lo stato dell'arte.
Una Carta deontologica per dire no allo sfruttamento dei collaboratori, dei precari e dei free lance del mondo del giornalismo italiano. Questa, in estrema sintesi, l’iniziativa messa in piedi e approvata a Firenze solo poche settimane or sono, di cui ci parla Antonella Cardone, del Coordinamento emiliano giornalisti precari e freelance e consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Che cos'è
E' una Carta deontologica, ovvero un testo con valore di legge "deontologica", che impone una serie di doveri agli iscritti all'Ordine dei giornalisti (Odg) che, se non rispettati, faranno scattare sanzioni che possono arrivare anche alla sospensione dello stipendio e dei contributi previdenziali per un anno, sino alla radiazione. Per intendersi, una Carta nota è quella di Treviso, che detta le regole cui attenersi quando si tratta la comunicazione sull'infanzia.
Qual è la condizione dei precari nel settore giornalistico?
I precari nel giornalismo sono messi malissimo. In Italia ci sono quasi 110 mila iscritti all'Odg, di cui 50 mila pubblicisti che hanno la tessera perché si sono iscritti a loro tempo e non producono più, 45 mila attivi di cui 20 mila hanno tutte le tutele, il contratto e stipendi dignitosi, e 25 mila “straccioni” che campano con una media di 7.000 euro l'anno, nemmeno 600 euro al mese. Gli articoli, anche su testate prestigiose, vengono pagati in alcuni casi poco più di un euro (lordo). Aggiungo: è estremamente grave che si lavori in queste condizioni, è una danno per tutto il Paese che la sua informazione sia costruita su queste basi. Esiste il rischio concreto che un giornalista mal pagato e senza diritti (ricordo che precari e collaboratori non hanno ammortizzatori sociali) sia ricattabile e accetti compromessi.
L'avvento del web ha migliorato o peggiorato l'offerta professionale per i giornalisti precari?
Non esistono ricerche sul tema, come tempistica posso dire che è dal 2009 che tutto è decisamente peggiorato. La crisi finanziaria mondiale ha colpito: ci sono state riduzioni dei compensi e tagli agli spazi in pagina da offrire ai collaboratori.
Va meglio negli States dove, ad esempio, un giornalista può offrirsi di fare un'inchiesta su un tema caro ai lettori che danno contributi volontari per sostenere tutte le spese. Si è provato a farlo anche da noi, ma per adesso non ha funzionato.
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