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Il fascino pericoloso delle ideologie

Il direttore del TG ed il noto giornalista della carta stampata stanno a commentare le elezioni per l’amministrazione comunale di Roma. Riescono appena a percepire la distanza fra il tracollo di Luigi Bersani alle politiche ed il buon successo di Ignazio Marino, dodici punti sopra il rivale del centrodestra. E sul fenomeno “Berlusconi”, saldamente in sella malgrado una serie pressoché infinita di scandali che in qualunque altro Paese dell’Occidente avrebbe automaticamente significato l’allontanamento dalla politica del protagonista, l’unica cosa che riescono a dire è “da noi non funziona così”.

Eppure è di tutta evidenza la differenza fra Luigi Bersani ed Ignazio Marino: il primo appartiene all’apparato vetero-comunista del PD, il secondo no. Il primo appare all’elettore medio come il sostenitore dell’ideologia comunista, il secondo no.

Ebbene, la sinistra ha dimostrato di sapere vincere sulla destra solamente se compatta; ed un esponente dell’apparato vetero-comunista non è in grado di compattare tutta la sinistra.

Tutte le ideologie sono teorie etiche teleologiche. Con il termine “teleologico” si indica una dottrina etica che assume un valore come bene e poi cerca di imporlo sopra tutto. Ad esempio Epicuro indicò come bene il piacere (edonismo); Mill indicò l’utilità (utilitarismo); e così via. Il nazionalismo indica come bene la nazione; il comunismo indica come bene il lavoro dell’uomo; il dogmatismo indica come bene la dottrina cattolica. Sono tutte teorie etiche teleologiche.

Tutte le teorie etiche teleologiche sono indifendibili: ognuna di esse pone un valore al di sopra della libertà dell’uomo e questo non è accettabile. Persino la Chiesa di Roma ha da tempo ripudiato il dogmatismo ed ha affermato il primato della coscienza, dominio incontrastato della libertà dell’uomo.

Un esponente dell’ideologia comunista non ha alcuna speranza di farcela contro un avversario politico, persino se quest'ultimo è un’anatra zoppa come Silvio Berlusconi. E questo, Silvio Berlusconi lo sa perfettamente e ne approfitta alla grande.

Silvio Berlusconi ha perso due volte contro Romano Prodi, certamente non esponente dell’ideologia comunista; ed oggi il suo candidato Gianni Alemanno ha perso contro Ignazio Marino, anche esso non esponente dell’ideologia comunista.

La sinistra italiana, se vuole concretamente affermare i propri valori politici, ha un esempio da seguire: il Labour Party inglese, che giammai ha avuto nel suo DNA il comunismo. È questa la rottamazione giusta da fare. Ed essa non è certo indolore, perché passa attraverso la dismissione di quell’aggregato fatto di banche rosse, di cooperative rosse, di assicurazioni rosse, di scuole di formazione rosse e così via.

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