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I mesi caldi che incrinano il regno Sarkozy

La calda estate francese – ben più calda di quella italiana – comincia a investire anche l’Europa. Sono stati mesi molto difficili per l’amico (di Berlusconi) Sarkozy che in pochi mesi ha visto calare la propria popolarità, scesa ai minimi storici. Eppure proprio sui temi della sicurezza Sarkozy aveva riscosso il consenso dei francesi che l’avevano spedito dritto dritto all’Eliseo: un Ministro degli Interni che non le manda a dire e che proprio sulla questione sicurezza, declinata, nel caso particolare, con la cacciata dei Rom (o invito a lasciare la Francia), però, vede il suo regno vacillare e la sua popolarità afflosciarsi, non più solo agli occhi dei francesi, bensì a quelli dell’Europa, in generale, oltre che degli Stati Uniti.
 
Altro che Fini e Berlusconi, le case a Montecarlo, Mirabello e le pose da cartellone di Bersani... oltralpe l’estate è stata ben più calda che da noi. L’affaire Bettencourt che ogni giorno dà nuove sorprese (vedi l’accusa, fatta qualche giorno fa, da Le Monde di essere stata spiata da parte dei servizi segreti francesi), i Rom ovviamente, il burqa, la riforma delle pensioni approvata mercoledì non senza polemiche e richieste di dimissioni, il tutto condito da critiche continue dai quotidiani stranieri (Usa in particolare) e come contorno piccoli scandali che scoppiano quotidianamente e che spesso sono endemici, come l’irrisolto problema delle carceri - tra le peggiori d'Europa - e dei vari conflitti di interesse che sembrano colpire Sarkozy con cadenze precise.
 
Un governo, quello Sarkozy, che è partito con il vento in poppa e che in molti oggi vedono peggiorare e non sono rari i casi in cui l’Italia è il metro di giudizio negativo (come è successo anche per “la cacciata dei Rom”) con cui si misura a quale basso livello della scala etica il governo marchiato Ump sia arrivata. Un Sarko 'piccolo Cesare', erede e innovatore di un berlusconismo di cui ci pregiavamo essere gli unici detentori. Conflitti di interesse, spregiudicatezza politica, accuse di scelte impopolari, gaffe dei componenti del proprio governo... con l’unica differenza che Berlusconi riesce ancora a vincere, o comunque a non perdere, le elezioni intermedie attirando su di sé tantissimi voti e tenendo a distanza oppositori, interni ed esterni, cosa che a Sarko non riesce affatto - basti ricordare la batosta presa alle regionali di inizio anno -, a dimostrazione di come non sempre sia pacifico che l’allievo debba superare il maestro. Ma mai dire mai.
 
Ultimo grattacapo in ordine di tempo le accuse della Commissaria europea alla Giustizia in rapporto alla cacciata del mese scorso di diverse centinaia di Rom. Un’accusa forte quella di Viviane Reding (lussemburghese) venuta, non durante un colloquio ufficiale, ma durante un discorso pubblico in cui il Commissario ha ritenuto giusto paragonare (ma lei parlerà di fraintendimento, dopo la risposta piccata del presidente francese) quello che la Francia fa con i Rom con i rastrellamenti che ci furono durante la seconda guerra Mondiale. Un insulto a cui l’Eliseo ha risposto a muso duro: sembra, infatti, che Sarkozy abbia invitato – non proprio in maniera pacifica – la Reding a portarseli in Lussemburgo i Rom. Un botta e risposta che ha creato una lunga coda di dichiarazioni internazionali tra chi appoggiava la Commissaria (i più) e chi, invece, esprimeva solidarietà al Presidente francese, come ad esempio ha fatto il nostro Presidente del Consiglio Berlusconi. Coda che si è concretizzata ieri pomeriggio in uno scontro a muso duro tra lo stesso Presidente francese e il Presidente della Commissione Europea Barroso, durante un pranzo in cui si è discusso informalmente proprio della situazione dei Rom, stando a quanto riportato, tra i primi, dal primo ministro bulgaro Boyko Borissov.
 
Sempre a proposito di campi Rom, le polemiche e gli screzi con l’Europa sono aumentate quando il Ministro degli Interni Brice Hortefeux, già condannato a inizio luglio a pagare 750 euro per “ingiurie razziali”, aveva dato la “priorità” di sgombero proprio ai Rom, in una circolare ai prefetti; circolare che ha creato non pochi disagi all’Eliseo, tanto da costringere lo stesso Ministro a una arrampicata sugli specchi (il termine “priorità” era puramente cronologico, si è giustificato) e a una riscrittura più morbida di quella circolare.
 
Scelte, quelle di Sarkozy, che stanno portando a una forte radicalizzazione dello scontro politico; basti vedere quello che è successo la mattina di mercoledì quando a un gruppo di Parlamentari del Ps è stato impedito da Bernard Accoyer, presidente UMP dell’Assemblea Nazionale, che in quel momento dirigeva i lavori, di continuare a esporre il proprio parere (i famosi 5 minuti che spettano a ogni parlamentare che lo richieda per esprimere il proprio pensiero sulla discussione in atto) sulla riforma delle pensioni, accusati di voler solo fare ostruzionismo, con la conseguenza di aver scatenato una bagarre che si è conclusa con la richiesta – ovviamente respinta dalla maggioranza - delle dimissioni di Accoyer da parte del Ps.
 
Decostruzione e isterizzazione, così ha definito la storia di questo Governo Sarkozy Michel Colombani, ex direttore di Le Monde, in un articolo uscito ieri su Slate.fr. Dopo una fase di tentata costruzione, infatti, Sarkozy ha cominciato a smantellare tutto. Un esempio è l’Europa, dice Colombani. Dopo aver contribuito a far uscire l’Europa dal pantano istituzionale in cui si era cacciata, e aver sventato un peggiorarsi della situazione tra Georgia e Russia, la Francia si ritrova oggi a dover addirittura mentire alla Commissione riguardo la suddetta ‘Circolare Hortefeux’. La Francia si trova a dover affrontare un “sovrapotere presidenziale” oltre a dover fare i conti, appuntom con la lingua lunga di un Presidente che ieri non le ha mandate a dire al Commissario Reding. Colombani, poi, sottolinea un’altra cosa, ovvero come il Presidente francese si sia attorniato di persone che faticano a dargli torto anche perché la risposta, dice, sarebbe sempre la stessa: “Sono 30 anni che faccio questo (il politico ndr)”; insomma, a pensar male, anche in questo atteggiamento sembra di ravvisare qualche somiglianza con la situazione italiana.
 
Una situazione, quella della sicurezza nazionale, e perché no, della lotta ai Rom – una lotta, lo ricordiamo, che la Francia non combatte in solitario, basti semplicemente guardare l’erba di casa propria per capire di cosa stiamo parlando – che non casca improvvisamente sulla testa dei francesi, né di chi osserva i fatti d’oltralpe. Una delle accuse più frequenti (e sulla quale torna anche Colombani) è infatti la conquista del voto degli elettori del Front National di Le Pen che, se da una parte ha permesso a Sarkozy di farsi eleggere, riducendo all’epoca il partito lepenista a una comparsa, dall’altra, oggi, lo ha indebolito, ritrovatosi a giocare un gioco più grande di lui. 
 
Già un grande quotidiano come il New York Times agli inizi di agosto era entrato a gamba tesa contro la politica sull’immigrazione del Governo francese con un editoriale, forte, dal titolo: “Xenofobia: caccia ai non francesi”. L’editoriale partiva dalla notizia di un rafforzamento delle misure restrittive, che arrivavano anche all’espulsione, contro chi avesse compiuto reati contro le forze dell’ordine: “Centinaia di migliaia di residenti di quei paesi (Ungheria e Romania, ndr), legalmente in Francia, rischiano adesso di essere espulsi”.
 
Nel frattempo Le Figaro esce, proprio oggi, con un sondaggio che vede i francesi stretti attorno al proprio orgoglio e in base a un sondaggio Opinion Way il 56% dei francesi sostiene il proprio paese nelle controversie con Bruxelles che vorrebbe aprire una procedura d’infrazione contro la Francia. Insomma almeno in questo l’orgoglio francese sembra prevalere, sebbene all’esterno dell’esagono “è tutta l’Europa che non sopporta più il Presidente francese, che sembra (...) perdere un certo senso comune e inventarsi un mondo che ha poco rapporto con la realtà” (Bruno Roger-Petit).
 
Ora resta da vedere quale sarà la prossima polemica. Ma forse non toccherà aspettare tanto

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