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I luoghi della follia negli scatti di Jeremy Harris

Jeremy Harris ha girato a lungo, tra le cittadine dell’East Cost e del New England, per riaprire un varco alla luce obliqua dei luoghi della follia. Asylums, ovvero il senso di sospensione e di remoto dolore che aleggia tra le mura degli ospedali psichiatri abbandonati, di un’America che sembra scomparsa.

I colori tenui, pastosi, i raggi di luce che attraversano strati di nubi per riversarsi, lattiginosi, sui muri scrostati delle sale di analisi, sulle porte metalliche delle celle di costrizione, sulle file composte degli spazzolini da denti, sul sipario di un vecchio teatro per reclusi dal passato borghese. Tutto, in questi spazi ampi, ristretti, cupi o stranamente piacevoli, parla di vite rinchiuse e orizzonti privati di senso.

Le scritte e gli oggetti, corrosi dal tempo e coperti di polvere, evocano un immaginario comune, nutrito dal cinema e percorso da urla notturne. Seclusion, isolamento, recita la scritta su una porta bianco crema, circondata da docili ghirigori floreali. Sembrano, a volte, scenografie di un film di Wes Anderson, a cavallo tra sogno e registri marciti.

Photo: Jeremy Harris

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