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Hotel California in Georgia: la Northside Tavern, non la lasci più

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Northside Tavern

Una taverna dai colori scuri e invecchiati che dall’esterno ricorda un piccolo supermercato in disuso, quando ancora la grande distribuzione non aveva preso piede, nella terra del Blues. Varcavo così, aprendo una porta d’acciaio, l’ingresso nel più antico e popolare Blues Bar di Atlanta, la Northside Tavern, un pezzo di storia che si erge nella città di Dottor King

Per incontrare chi lì dentro ci sta dal 1998 e che di storie e di musica ne ha ascoltate: Cory Gillen, 37, nato e cresciuto a Lexington, Georgia, una piccola cittadina nei pressi di Athens. Lui è il barman della taverna, noto agli amici come Vanilla Gorilla.

“Ti vedo, ma ho deciso di ignorarti”. Queste le parole, che tradotte, sono stampate sul retro della maglietta nera che indossa e che mi accoglie quando mi siedo al bancone. “Cominciamo bene”, penso. 

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Cory Gillen

"Hey, mi sono completamente scordato di questa cosa. È stato un week-end tosto” mi dice lui, quando voltandosi mi riconosce, con una voce calda, roca e con un accento del Sud molto forte che faccio fatica a comprendere. Sapevo che nel week-end Cory aveva festeggiato lì il suo compleanno e io c’ero stata, quindi gli rispondo: "Immaginavo, tranquillo".

"Come stanno i capelli?" mi chiede. E rido perché la sua testa bionda è completamente rasata per nascondere i capelli che non ci sono più. Gli occhi azzurri e vispi mi sorridono e mi allunga una birra ghiacciata.

"Da quanto è aperto questo posto?" gli chiedo. "Quarantuno anni lo scorso novembre", risponde lui. La Northside Tavern originariamente era un piccolo supermercato a gestione familiare e fu trasformato nel bar che tutti oggi conoscono nel 1972 da Butler Webb che ne divenne il proprietario, e ora appartiene a sua figlia Ellyn Webb.

Non ha subito grosse modifiche negli anni e l’aspetto, che ricorda un bar della New Orleans dei primi del ‘900, è il motivo per cui entrando, si fa un tuffo nel passato, e perché come dice Cory, “ci girano un sacco di film, qui”. Un perfetto set cinematografico, è vero, un po’ da “Quei Bravi ragazzi”, ma nel Sud stavolta. Ma soprattutto un gioiello dove hanno suonato personaggi storici della musica Blues. Da Frank Edwards a Sean Costello, da Buddy Moss a Danny Mudcat e a volte, anche I loro figli. 

I volti di questi personaggi sono appesi alla parete di fondo del palco dove ogni sera gruppi Blues si esibiscono Live. Una serie di dipinti dal sapore di pop-art incompiuta che mi guardano e mi portano indietro nel tempo. Solo la macchinetta per giocare la lotteria con la scritta Keno e che è nascosta nel retro del bar, mi riporta al 2014, per il resto mi aspetto che Buddy Moss si sieda accanto a me e ordini una birra.

"Ho inziato nel ’98 ed è quello che ho sempre fatto fin dalla fine del liceo quando mi sono trasferito ad Atlanta". "Se sei stato un bartender per tutti questi anni, avrai un sacco di storie da raccontarmi!" E lui taglia corto: "La gente non va nei bar per essere trovata, e un bravo bartender cerca di dimenticare il più possibile".

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Northside Tavern Bar

I clienti abituali sono per lo più uomini e mi accorgo infatti di essere l’unica donna su sei persone. Alcuni di loro sono talmente abituali che si dimenticano perfino di pagare: "Sono passato per farti gli auguri di Buon Compleanno...e per darti i soldi che ti dovevo!", esordisce un uomo entrando di fretta e Cory prendendo i soldi gli grida dietro: "Grazie!..Adesso fuori di qui!".

I segnali per I bagni di uomini e donne hanno rispettivamente le immagini di John Wayne e Lena Horne e la Northside Tavern mi sembra ancora di più un posto unico che non si prende troppo sul serio.

Cory mi dice che il sabato seguente Danny Cobb suonerà lì e poi indica uno dei dipinti sul muro. Non solo i grandi ci hanno suonato qui, ma chi è ancora vivo continua a farlo. E scopro dei Festival storici che ogni hanno questo luogo ospita, dal Chicken Raid al Tributo a Sean Costello.

Anche se in molti credono che il nome Northside Tavern derivi dalla strada parallela a Howell Mill Road dove il bar è situato, in realtà è un errore comune mi dice Cory. Il nome è usicito fuori per caso, dal nulla. Un po’ come questo posto, nato per caso dalle macerie di un supermercato, e poi diventato storia.

Cory mi allunga uno shot di Moonshine e annusandolo mi chiedo come diavolo si faccia a berlo poi buttandolo giù mi dice che i suoi musicisti preferiti al momento sono i Black Keys e che del passato ama King Johnson e Sean Costello. E allora, visto che si parla di Blues, gli chiedo qual è la parola che per lui racchiude meglio la sensazione che percorre il suo corpo quando lo ascolta e lui risponde: “Chill”, intendendo dire, mi rilassa, mi fa stare bene e non pensare a niente, ma io penso che quella parola inglese racchiude anche un altro significato nell'espressione "It gives me Chills": "Brivido".Il brivido freddo che accende l’anima e che mi scorre dentro ogni volta che ascolto il Blues in questo posto.

Prima di andare via, mi soffermo sugli adesivi appiccicati su uno dei mobili del bar: “Slow is Better.” Lento è meglio. “Jesus Christ is the Lord, not a swear word.” Gesù Cristo è il Signore, non una bestemmia. “I totally suck, but I am in a band.” Faccio schifo, ma sono in un gruppo. “Honor Vets, Wage Peace. “ Onora i veterani, paga la pace. “Buddy Waters is my President.” Buddy Waters è il mio Presidente. E poi osservo l’insegna luminosa in alto che riflette una luce rossa sul bancone: “Bullshit”. Cazzate.

Butto giù lo shot di Fireball, whiskey “per ragazze”, come lo chiama Cory, e noto con quale velocità lui svuota i portaceneri disposti sul bancone, con quale rapidità è pronto con un accendino ogni qualvolta devo accendere una sigaretta e con quale agilità salta da un posto all’altro per preparare i cocktail o prendere le birre dal frigo, e solo allora capisco perché gli amici lo chiamano Vanilla Gorilla.

Lo saluto ed esco dalla Taverna. La guardo da fuori. 1058 Howell Mill Road, e il Sud degli Stati Uniti non è più solo una legenda. Poi mi ricordo di una delle scritte incise sulla parete del bagno delle donne, e mi rendo conto che una più azzeccata non esiste: 

“Questo posto è come Hotel California, puoi pagare e andare via quando ne hai voglia, ma non lo lasci più.”

Questo articolo è stato pubblicato qui

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