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Grand Strategy occidentale: riavvicinare la Turchia

Il sistema internazionale sta mutando molto velocemente e in un mondo sempre più multipolare diventa necessario per la sfera occidentale risistemare la grande scacchiera.

Da qualche mese a questa parte sta rianimandosi positivamente il dialogo con la Turchia, paese per noi geostrategicamente fondamentale durante la guerra fredda, ponte culturale, politico ed economico tra occidente ed oriente.

Non si può dire che negli ultimi anni il rapporto tra le parti sia stato idilliaco: tra l’Unione Europea dubbiosa ed incoerente sull’adesione di Ankara e le tensioni con Israele, il partito islamico moderato di Erdogan ha deciso di giocare da "free rider" visto il crescente peso che ha la Turchia nella regione caucasica e mediorientale.

Se qualcuno ipotizzava un progressivo allontanamento verso oriente, una serie di notizie di per sé scollegate possono dimostrare innanzitutto il contrario, ed in seguito come sia giunto il momento per l’occidente di recuperare “vecchi” alleati in un periodo di instabilità crescente.

La prima notizia risale al 21 Novembre 2012, riguardo la formale richiesta turca alla NATO per il dispiegamento dei missili Patriot sul confine siriano. Sebbene alcuni ufficiali della NATO abbiano asserito che la forza aerea della Turchia sia sufficientemente forte a bloccare una qualsiasi minaccia proveniente dalla Siria, la richiesta è stata approvata con celerità.

Viene quindi riconfermata sia praticamente che simbolicamente l’alleanza militare.

La seconda notizia è del 21 febbraio 2013, il Ministro degli Affari Esteri francese Laurent Fabius dichiara che la Francia è pronta a riaprire i negoziati per l’ingresso nell’Unione Europea. Nel 2007, l’amministrazione Sarkozy aveva chiuso alcuni capitoli su materie importanti che hanno pregiudicato l’adesione per tutti questi anni. Il contesto ora è cambiato, la Turchia non ne fa una priorità dopo un lungo periodo di frustrazione, ma questo primo passo proveniente dalla Francia (che non ha mai visto con entusiasmo quest’ingresso) è un tentativo solido per riavvicinare diplomaticamente i paesi anche su discussioni che riguardano la sfera energetica e la politica estera europea nel Mar Nero.

L’ultima notizia riguarda il Medio Oriente: verso metà maggio, il Presidente Erdogan incontrerà il Presidente Obama per via di due recenti avvenimenti: il 22 marzo sono arrivate le scuse del premier israeliano Netanyahu per l’incidente avvenuto nel 2010, e il 21 marzo la tregua con il partito curdo di Ocalan dopo 30 anni di scontri.

Le fratture e le tensioni presenti nell’intero Medio Oriente (conflitto israelo-palestinese, la rivoluzione siriana, l’instabilità irachena e la minaccia iraniana) necessitano una gestione forte ed unificata da parte del blocco occidentale (c’è chi ipotizza un containment rivisitato per gli stati canaglia), ed i tentativi di recuperare la Turchia come partner a tempo pieno lasciano presagire un’evoluzione nel breve-medio periodo degli scenari mediorientali.

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