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Rilanciare l’economia e competere con la Cina: ecco il TTIP

Se le unioni doganali portano benefici, si confida che ad accompagnarli ci sia anche un po' di ottimismo.

Hillary Clinton, quando ancora era Segretario di Stato un paio di mesi fa, disse che per rilanciare le economie occidentali e tener testa alla concorrenza (sleale) cinese era necessaria un'unione doganale tra Stati Uniti ed Unione Europea.

Per definire questa non proprio nuova iniziativa ha utilizzato il termine TAFTA, Transatlantic Free Trade Area, già sentito in passato dal marito Bill e George W. Bush senza però troppi successi.

A ribadire l'interesse nella questione ci ha pensato Barack Obama allo State of the Union address, cambiandogli nome e aumentando le proporzioni del progetto: Transatlantic Trade and Investiment Partnership (TTIP).

La “semplice” abolizione di dazi e tariffe dovrebbe portare ad una crescita dallo 0,5 al 2% del PIL su entrambe le sponde dell'Atlantico, creando all'incirca 2 milioni di posti di lavoro.

I vantaggi maggiori si otterrebbero però da una cooperazione sulle regolamentazioni di prodotti e servizi, in modo tale che gli standard (di sicurezza, di produzione, ecc.) europei siano gli stessi di quelli statunitensi.

Per esempio, come scritto su Foreign Affairs, se le autovetture prodotte in Europa superano i test di sicurezza, queste automaticamente saranno ritenute sicure anche negli States. Lo stesso discorso vale per i farmaci o per le prese dei telefonini.

Si velocizzano quindi le transazioni, così come aumenta la competitività tra le imprese.

Non bisogna però dimenticare il perché questo progetto è fallito in precedenza: dalle dispute sui polli lavati con acqua e cloro ai cibi geneticamente modificati, le restrizioni provenienti dall'Europa non sono poche.

Non mancano anche le critiche ai sistemi di protezione (ritenuti scadenti) di compagnie come Facebook e Google, inerenti al diritto di privacy delle persone e la sicurezza dei dati nel cloud computing. Entrambe le parti hanno comunque deciso di avviare i negoziati che dovrebbero durare circa 18 mesi, facendo nascere il progetto nel 2015.

Se il TTIP dovesse avere successo, è possibile che nel medio periodo possa placare le ondate di antieuropeismo e antiliberismo manifestatesi in paesi come il nostro, dove spesso ci si dimentica che i gravi problemi che abbiamo (da quarant'anni) e che ci han portato alla situazione attuale sono nati e cresciuti in casa, e non hanno natura esogena.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.190) 6 marzo 2013 12:29

    Sono piuttosto scettico sul successo di questo progetto nel breve periodo.

    Gli ostacoli ai quali lei accenna non mi sembrano di poco conto e, francamente, non sarei tanto contento, in quanto europeo, di uniformarmi a certi regolamenti americani in fatto di sicurezza alimentare e farmaceutica. Senza contare le implicazioni fiscali che potrebbero sorgere in questa zona di libero scambio. Mi sa che il passo è più lungo della gamba, staremo a vedere.
    • Di FedeS (---.---.---.249) 6 marzo 2013 13:04

      Si parla di un paio d’anni per avere un programma di base sul quale partire per un progetto di lungo periodo. 

      Di grandi miracoli a breve, concordo con lei, non ce ne saranno: il ttip è una delle tante cose da fare se si guarda da qui a 10 anni.
      Miglioramenti della condizione attuale ritengo si possano avere con riforme interne, ma da come ci stiamo muovendo ho seri dubbi a riguardo
  • Di (---.---.---.183) 7 marzo 2013 04:10

    Per competere bisogna avere moneta sovrana da poter svalutare in alcune fasi.

    Abbiamo moneta troppo forte e siamo pertanto invasi da prodotti cinesi con il risultato che non potendo svalutare moneta si va’ a svalutare il lavoro, ossia compressione salari, contratti precari (rif fornero) pensioni sempre piu’ lontane. La svalutazione del lavoro porta inevitabilmente ad un avvitamento dell’economia...Come nel 1930 il regime del Gold Standard fini’ e nel 1992 l’Italia usci’ dallo SME, in futuro assisteremo della deflagrazione dell’area euro. (Per fortuna)
    Leggo quanto scritto: La “semplice” abolizione di dazi e tariffe dovrebbe portare ad una crescita dallo 0,5 al 2% del PIL su entrambe le sponde dell’Atlantico, creando all’incirca 2 milioni di posti di lavoro. A mio avviso e’ una boiata colossale, per il semplice fatto che oggi tutti i mercati sono liberalizzati e aperti anche fin troppo, i capitali viaggiano senza limiti, in Europa non ci sono dazi e dogane nel commercio continentale eppure nel vecchio continente abbiamo una crisi micidiale con una disoccupazione alle stelle...
    Credere che il libero mercato crei posti di lavoro a mio avviso e’ un approccio di tipo reazionario, liberista e mercantilista...

  • Di (---.---.---.183) 7 marzo 2013 04:12

    Per competere bisogna avere moneta sovrana da poter svalutare in alcune fasi.

    Abbiamo moneta troppo forte e siamo pertanto invasi da prodotti cinesi con il risultato che non potendo svalutare moneta si va’ a svalutare il lavoro, ossia compressione salari, contratti precari (rif fornero) pensioni sempre piu’ lontane. La svalutazione del lavoro porta inevitabilmente ad un avvitamento dell’economia...Come nel 1930 il regime del Gold Standard fini’ e nel 1992 l’Italia usci’ dallo SME, in futuro assisteremo della deflagrazione dell’area euro. (Per fortuna)
    Leggo quanto scritto: La “semplice” abolizione di dazi e tariffe dovrebbe portare ad una crescita dallo 0,5 al 2% del PIL su entrambe le sponde dell’Atlantico, creando all’incirca 2 milioni di posti di lavoro. A mio avviso e’ un errore colossale, per il semplice fatto che oggi tutti i mercati sono liberalizzati e aperti anche fin troppo, i capitali viaggiano senza limiti, in Europa non ci sono dazi e dogane nel commercio continentale eppure nel vecchio continente abbiamo una crisi micidiale con una disoccupazione alle stelle...
    Credere che il libero mercato crei posti di lavoro a mio avviso e’ un approccio di tipo reazionario, liberista e mercantilista...

    • Di FedeS (---.---.---.249) 7 marzo 2013 11:12

      Per competere, svalutare è una delle tante cose che si possono fare, ma non risolve i problemi.

      Frase da conversazione da bar: "pagar meno tasse non renderebbe i nostri prodotti più competitivi?".

      Oggi tutti i mercati non sono liberalizzati, se fosse così, il WTO non avrebbe senso d’esistere.
      E’ comunque vero che nel mondo ci son decine di unioni doganali e il numero non farà altro che aumentare, o son masochisti o forse crisi e disoccupazione hanno altre origini.

      Libero mercato e mercantilismo non stanno bene insieme ;)


  • Di (---.---.---.183) 7 marzo 2013 04:22

    I gravi problemi che affliggono il paese non hanno natura esogena? 

    Ci vuole un bel coraggio ad affermarlo.
    Vogliamo parlare della crisi finanziaria scoppiata nel 2008 che ha prodotto titoli tossici con un valore pari a 12 volte il PIL del pianeta, e che per salvare le banche deregolamentate nel 1999 con l’abolizione della Glass Steagall Act, queste sono state salvate con soldi statali ossia dei contribuenti, facendo alzare il debito pubblico.
    Vogliamo parlare di Goldman Sachs (dove ci hanno lavorato Prodi , Monti e Draghi,) che ha truccato i conti della Grecia per farla entrare nell’euro...
    Vogliamo parlare di cosa sia il ciclo di Frenkel? dove il nord europa invade di liquidità il sud europa (imponendogli una unione monetaria) affinche’ questa compri prodotti made in Germany ad esempio e nello stesso tempo alimentando bolle finanziare e immobiliari...
    E’ proprio vero, l’italiano medio disprezza sempre il suo paese, sputa sul piatto dove ha mangiato e con visione molto provinciale , crede che tutto cio’ che venga dal nord sia di natura trascendentale...
    • Di (---.---.---.111) 7 marzo 2013 10:48

      xxx.183 il commento è largamente sbilanciato sulla natura esogena dei problemi. Se sul Glass Steagall Act Lei ha ragione da vendere, noi italiani possiamo farci poco, ma potremmo ad esempio,a casa nostra e con MPS, copiare gli spagnoli e statalizzare questo Istituto, salvare i risparmiatori, buttare a mare gli "investitori finanziari" e renderlo Banca di Risparmio, garantire il risparmio e remunerarlo a fronte di prestiti/mutui in settori economici, non finanziari. Il debito pubblico aumenta comunque ma se è vero che gran parte del nostro debito pubblico è in mani italiane e questo "limita qualunque minaccia nei confronti della finanza" almeno garantiamo risparmio ed investimento "produttivo" con i nostri soldi e diamo un chiaro segnale ai furbetti......

      Abbiamo però anche da riflettere, affrontare e risolvere i nostri problemi endogeni che si chiamano illegalità ed evasione fiscale (e da queste debolezza e concorrenza sleale fra aziende italiane), corruzione, spreco e sottrazione di denaro dei cittadini che aumentano il debito ma senza alcun tipo di "ritorno" sociale e/o economico.

      Le bolle, in particolare quella immobiliare, sono un facile sistema per aumentare produzione industriale e posti di lavoro (faccia un elenco di quante cose servono per costruire una casa, arredarla ecc.), peccato che poi si chiudano gli occhi, il sistema sembra essere il toccasana di tutti i mali, e lì parte la speculazione: edilizia, del territorio, finanziaria....e si comincia a piangere. In fondo anche per l’industria dell’auto è la stessa cosa.

      Dei Paesi nordici (esclusa GB) forse a molti sfugge una considerazione: la struttura economico/sociale è di tipo socialdemocratico: forti punti fermi di carattere sociale, forti interventi economici dello Stato in settori chiave, libertà imprenditoriale a fronte di norme chiare semplici ed effettive. Anche quando governano i "conservatori/cristiani/liberali" chiamiamoli come vogliamo, questa struttura non viene intaccata: del resto non potrebbero nemmeno presentarsi alle elezioni con proposte sociali "liberiste".

      Nulla di trascendentale dunque, ma politiche non qualunquiste, cittadini più attenti e pronti a giudicare e cambiare il loro voto dopo la verifica dell’effettivo "lavoro" ricevuto. (Le frange, demagogiche e/o razziste ci sono anche lì e non sono proprio deboli).

      Io sono un italiano medio, anche provinciale, non sputo sul mio Paese, abbiamo però un deficit culturale, per pigrizia di troppi, che si sta rivelando imbarazzante 

      Un saluto, Enzo

    • Di FedeS (---.---.---.249) 7 marzo 2013 11:26

      Crisi finanziaria e Crisi di Debiti Sovrani son due cose ben distinte: la prima ha accelerato la seconda, non l’ha creata.


      Guido Carli, nel 1976 scrisse un saggio chiamato "Italy’s Malaise", dove spiega e cerca soluzioni ai problemi dell’Italia di 40 anni fa. I problemi da risolvere sono ancora quelli, solo peggiorati.
      Se non si parte da un "mea culpa" ma si punta il dito alla gestione tedesca (che parzialmente non condivido in un’ottica di bene comune europeo) della crisi, ai complotti che trovano il tempo che trovano (preferisco leggere Dan Brown, è molto più terra terra), allora noi italiani saremo sempre quelli messi peggio degli altri.
      Se in casa mia avessi problemi con moglie e figli, non darei tutta la colpa al vicino solo perché il suo alberello invade il mio giardino.

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