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Boston: il pericolo giace nell’emulazione

Nel nuovo millennio abbiamo imparato a conoscere il terrorismo islamico, ora è il turno del terrorismo dell'uomo qualunque.

L'attentato di Boston ha risvegliato la paura del terrorismo, che sia nazionale o internazionale, di matrice islamica o a movente sconosciuto.

Stanotte è stato arrestato il secondo sospettato ceceno, dopo l'uccisione del fratello complice di ieri.
Non voglio occuparmi dei dettagli, però, ma del significato dell'atto: gli Stati Uniti, la più grande potenza del mondo, dopo aver fatto fuoco e fiamme contro il terrorismo hanno subito un attacco in casa loro.
 
Non di grande efficacia in sé, con tutto il rispetto per le vittime, ma simbolicamente forte: il mondo ha visto che con materiali rudimentali è possibile colpire, fare male e finire in prima pagina ovunque.
 
Hanno mostrato che "si può fare", e che soprattutto l'uomo qualunque c'è la può fare. Non hanno importanza le conseguenze o le risposte intransigenti perché alla fin fine con una pentola e chiodi ha dimostrato che la più grande potenza militare può essere ferita in una grande città durante un evento sentito, seguito e monitorato.
 
In un giorno qualunque in una città medio piccola, con strumenti mortalmente più efficaci, che disastro può succedere?
 
Il 9/11 ha partorito gli attentati di Londra e Madrid, c'era però un movente ed un brand a cui far riferimento.
 
L'emulazione mi preoccupa, soprattutto in un momento dove la gente è seriamente disperata e disposta a tutto per farsi sentire.
 

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