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 Home page > Tribuna Libera > Giornalismo e atti intimidatori

Giornalismo e atti intimidatori

L'affaire è passato quasi inosservato. Minimizzato e snobbato dai giornali di orientamento "di sinistra". Enfatizzato, ma non troppo dai giornali "berlusconiani" a parte il giornale e Libero. La supposta violazione dell'art. 323 c.p. abuso d'ufficio ha consentito alla Boccassini di perquisire la sede del giornale e la casa della giornalista (requisito il pc suo e di suo figlio) alla ricerca del dossier riguardante "amori" giovanili della Boccassini. La notizia del bacio giovanile era stata trafugata dal consigliere del CSM leghista e passata al giornale (anch'egli indagato).

Ora il breve sunto che ho fatto la dice lunga sul degrado a cui siamo giunti, non mi stancherò mai di dirlo, né di indignarmi , per non perdere l'abitudine e non assuefarmi. Almeno questo! Ma al di là del meccanismo alla Boffo ormai diventata strategia nel giornale di Sallusti che ha fatto scuola, quello che mi ha colpito particolarmente è l'indifferenza con cui è stata presa la decisione della Boccassini relativa alla perquisizione di un giornale (anche se di un fogliaccio si tratta) e della casa di una giornalista. Come se fosse stato un fatto formale, dovuto.

E' vero che in un paese democratico, mai si sarebbe arrivati al giornalismo alla Boffo, ma altrettanto mai si sarebbe dovuti arrivare, nello stesso paese, come controreazione a provvedimenti come quelli della Boccassini. Perché , se non altro, crea un precedente imprevedibile e a furia di giustificare questi atti o simili, come giuste contromosse, poi ci risulterà sempre più difficile difenderci quando questi atti protrebbero diventare atti "normali" contro giornali


e giornalisti, sia di carta stampata che non.

L'atto deciso dalla Boccassini ha il sapore di una minaccia, perché si sapeva benissimo che né in casa della giornalista né nella sede del giornale si potevano celare dossier o documenti riservati. Non c'è bisogno nemmeno di aver letto una riga di romanzi gialli o di spionaggio per saperlo. Come di fatto puntualmente è accaduto. E tra l'altro la disparità fra l'atteggiamento assunto nei confronti del membro laico del CSM Matteo Brigandì, la gola profonda e colui che più evidentemente ha violato l'art. 323 che è stato solo iscritto nel registro degli indagati, consentendogli di far sparire eventuali tracce del reato commesso, indica una reazione scomposta e a senso unico. Una isteria nei confronti di estremisti pennivendoli, ma pur sempre giornalisti e giornali.

La libertà di stampa e di giornalismo (con cui ci riempiamo la bocca un giorno si ed uno no) la dobbiamo difenderla sempre e comunque e a favore di chiunque. Gli atti e gli abusi devono essere presi nei confronti di uomini e donne che fanno del giornalismo uno strumento da basso impero e di decadenza estrema con strumenti e atti adeguati e non scomposti come segni d'avvertimento e ricattatori.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.118) 4 febbraio 2011 15:59

    Caro Zag , permettimi di non essere assolutamente d’accordo con te . Premesso che il Giornale e Libero sono organi di partito e non libera stampa , ma questa è un’opinione del tutto personale , quando un membro del CSM , peraltro coinvolto politicamente,commette un reato e lo consuma assieme ad un giornalista direttamente interessato , inquanto dipendente di un imputato (Silvio Berlusconi) in vertenza con un magistrato (Ilda Bocassini) , quello che si configura è un disegno criminogeno ordito per colpire un rappresentante delle istituzioni ,screditarlo e quindi delegittimarlo , per depistare l’opinione pubblica dai fatti gravissimi che riguardano il nostro premier arlecchino.

    Quindi , in questo caso ,la libertà di stampa non c’entra proprio nulla . C’è un mandante , anche se non è esplicito ,che si chiama Silvio Berlusconi e ci sono due esecutori , tra i quali un rappresentante del massimo livello della magistratura ,che assolvono materialmente al compito richiesto .
    In paesi più seri del nostro ,probabilmente , più che il pc avrebbero messo sotto custodia igli artefici di questa bella impresa , ma qui siamo nella banana-repubblic e capisco che sarebbe pretendere troppo.


  • Di Zag(c) (---.---.---.71) 4 febbraio 2011 22:00
    Zag(c)

    Non solo ti permetto di dissentire, ma anzi mi sproni e mi consenti di colloquiare e di confrontarmi. Ebbene devo correggere i fatti. La procura di Roma ( e non la Boccassini come erroneamente avevo detto) ha spiccato il mandato contro la giornalista ed il Giornale non perché rei , ma solo in quanto sede di possibile corpo del reato o alla ricerca di prove comprovanti il reato che altri aveva commesso ( eventualmente). E già qui vi è un salto qualitativo fra la necessità della ricerca del reato è le azioni messe in campo. Solo chi non l’ha mai provato non sa cosa significa subire una perquisizione in casa, figuriamoci una perquisizione corporale e su una donna. Il dramma che si compie e i danni che psicologicamente si subisce non si possono descrivere. Per anni si vive nell’angoscia e nell’incubo ogniqualvolta squilla il campanello alle prime ore dell’alba. La rabbia soffocata per la violenza subita, la privacy violata, l’intimità minacciata e messa a nudo. Le motivazioni che molto volte accompagnano questi atti, o solo motivano queste azioni giudiziarie, sono appunto la intimidazione, e la violazione dell’impunità supposta o reale dell soggetto . Se tutto questo si compie ad un giornalista , e per giunta una che non ha commesso nessun reato, ma ha fatto solo il suo mestiere, ( che piaccia o non piaccia) beh allora si capisce bene quale significato assume tutto questo e il risvolto della vicenda.

     In altri paesi la libertà di stampa è un sacro vincolo. Un giornalista viene salvaguardato anche se pubblica una notizia falsa, anche se ha commesso la leggerezza di non aver verificato la vericidità della stessa, ma viene sanzionato solo se era cosciente e a conoscenza della falsità della stessa. 
    Ma evidentemente questo non è il nostro paese e i giornalisti che abbiamo non solo i medesimi. Ad ognuno il suo. Qui i giornalisti vengono intimiditi solo per aver scritto un fatto vero, ma non gradito. E la giornalista non ha nessuna colpa dell’uso politico o criminale che se ne fa delle notizie che ha pubblicato. 

    Altro aspetto poi è la reazione della nostra intelighentia. Se un fatto del genere (indipendentemente dal contenuto degli articoli) fosse successo a repubblica o all’unità credi che la reazione sarebbe stata la stessa? Il silenzio assordante sarebbe stato il medesimo? 
    Siamo scesi in piazza , ed io per primo, giustamente, perché il B. aveva querelato l’Unità. Abbiamo manifestato e gridato sotto il Parlamento. Perché avevamo ritenuto una intimidazione una richiesta di querela tutta da dimostrare e ancora da sottoporre al vaglio del potere giudicante 

    La libertà di stampa di espressione anche di dire cazzate non può dipendere da chi le dice le cazzate! 
    Ognuno dice le cose che gli pare. Se commette reato verrà punito per il reato, ma mai per le cose che dice, o pensa, o per il fatto che lo dica o le pensa. Anche se sgradite a noi. Questo non potrà mai essere un reato. 
    Così io penso. 






  • Di paolo (---.---.---.118) 5 febbraio 2011 09:21

    Era implicito che l’atto non potesse essere emesso dalla Bocassini . Non discuto e non metto in dubbio il trauma di una perquisizione cosi’ come ben descritta dalla giornalista nel trasmissione di Paragone su RAI 2 ,ieri sera .Mi sono commosso (?) . Ma questo è quello che prevede la legge e non bisogna connotarlo come atto intimidatorio o ritorsivo . Perquisizioni simili le ricevono altri giornalisti di altre testate (vedi il Fatto Quotidiano ) ,quando sussistono i presupposti di un reato . E non si vede per quale motivo la stampa del gran visir Silvio debba godere di particolari tutele. Al limite si cambi la legge .

    Tornando al tuo ragionamento , l’equivoco di fondo è che in questo caso non è in gioco la libertà di stampa . C’è una non giornalista che tira fuori,con metodi al vaglio dei magistrati , una non notizia ,peraltro già utilizzata dal Giornale nel 1996 , per fini di evidente sputtanamento nei confronti della Boccassini . Dico e sottolineo non giornalista perchè il metodo utilizzato e la notizia in se in quanto non notizia ,escludono qualsiasi forma di giornalismo .Si è trattato di prefabbricazione di un’atto ai fini di colpire moralmente e professionalmente un magistrato ,con scopi ed intendimenti evidenti.
    Quindi non è in discussione nè la libertà di pensiero nè la libertà di stampa ,è in gioco l’obbligo dell’azione penale quando si configura un reato che , nel caso specifico ,è diffamazione a mezzo stampa . La foto in questione ritraeva la Boccassini ,anno 1981 ,che si baciava con il proprio fidanzato (ex lotta continua) oggi direttore di un quotidiano , in un’aula del tribunale . Atto per cui la Boccassini è stata sanzionata amministrativamente perchè non consono al rigore del luogo .
    Far diventare questa cosa ,con un’articolo tutto da leggere, una depravazione , un’atto equivoco da mettere quanto meno sullo stesso piano del bunga bunga ,con implicazioni di estremismo politico e quindi di malafede nei confronti del premier arlecchino ,non è giornalismo . E’ cosa molto diversa.

    Ciao e mi scuso per la lungaggine .

  • Di paolo (---.---.---.118) 6 febbraio 2011 18:03

    Anna Maria Greco ha subito una perquisizione in relazione ad una ipotesi di reato di abuso d’ufficio eventualmente commesso dal consigliere laico del CSM Matteo Brigandi’ .L’ipotesi prevista in questi casi è il favoreggiamento ,molto difficile da dimostrare ,nel caso di transazioni in danaro o beni per ottenere il documento ,diventerebbe corruzione (reato molto più grave) . In ogni caso la perquisizione è legittima inquanto la giornalista potrebbe essere in possesso di prove significative .

    E tieni presente che un giornalista è responsabile sia delle modalità con le quali entra in possesso sia dell’uso del materiale acquisito . Se per avere un documento , entro in casa d’altri e lo rubo , commetto un furto e non posso giustificarmi dicendo che sono un giornalista . Nel caso specifico se pubblico una foto ,commetto una violazione della privacy , se pubblico una foto con un commento allusivo che tende a sputtanare ,incappo nel reato di diffamazione.E in nessun paese al mondo viene ammessa la pubblicazione di una notizia falsa . Lo puoi fare ma poi paghi le eventuali conseguenze.
    In sostanza la notizia ,per quanto importante e utile , non giustifica un reato .
    Sta al giornalista decidere se ne vale la pena . Un " grande giornalista " antepone l’importanza della " grande notizia " alle sue conseguenze personali .In questa situazione siamo molto lontani da entrambe le cose .
    Quindi non è una questione di opinioni , ma è una questione di diritti da rispettare oppure di conseguenze da mettere in conto.

    Ciao Zag .


    .


  • Di Zag(c) (---.---.---.71) 6 febbraio 2011 19:00
    Zag(c)

    Io ho informazioni diverse. La giornalista non è iscritta in nessun registro degli indagati né imputata di nessun reato, ne tanto meno di favoreggiamento. Infatti "il provvedimento è stato disposto per la presunta violazione dell’articolo 323 del codice penale, ’’ al fine di trovare la fonte delle notizie oggetto della violazione. 

    Così si legge nella motivazione dell’atto giudiziario. 

    Secondo,l’eventuale reato di diffamazione a mezzo stampa deve essere accompagnata da una precisa denuncia da parte della vittima, non è un reato perseguibile per ufficio in quanto rientra nel codice civile e non in quello penale(Corte di Cassazione, prima sezione civile con sentenza n. 5259 del 18 ottobre 1984) . 

    Terzo. L’eventuale ritrovamento del corpo del reato non comproverebbe l’eventuale l’accusa di diffamazione( che non vi è stata). In ogni caso
    Per comprovare l’accusa occorre che la giornalista 
    a)abbia non detta la verità. 
    b) la non continenza e cioè il non rispetto dei requisiti minimi di forma che debbono caratterizzare la cronaca e anche la critica (e quindi tra l’altro l’assenza di termini esclusivamente insultanti); 
    c) la non sussistenza di un interesse pubblico all’informazione.
    Tutti presupposti verificabili sono in sede giudiziaria, e da un giudice giudicante

    Ma il "quid" vero o supposto è la rivelazione della fonte al fine di perseguire il membro del CSM. 
    Esistono numerose sentenze della corte di Strasburgo a difesa della riservatezza delle fonti 

    ln Belgio perché vennero perquisiti l’ufficio e l’abitazione di Hans-Martin Tillack, giornalista, con lo scopo “di svelare la provenienza delle fonti". La Corte sentenziò che "il diritto dei giornalisti di tacere le proprie fonti non deve essere considerato come un semplice privilegio che può loro essere tolto in funzione della liceità o non liceità delle fonti".
    caso Roemen del 25 febbraio 2003, affermò che «le perquisizione aventi a oggetto la scoperta della fonte di un giornalista costituiscono, anche se restano senza risultato, un’azione più grave dell’intimazione di divulgare l’identità della fonte»
    E potrei continuare. 

    E’ indubbio che lo Stato ha il diritto-dovere di accertare se siano state violate le norme che impongono su certi atti la riservatezza dei loro contenuti ma è anche evidente che questo diritto non può spingersi fino a violare l’altrettanto diritto di chi esercita una funzione costituzionalmente garantita. E cioè il diritto di cronaca. Questo dice la Corte europea.
    Lo Stato pertanto può ben cercare (e individuare) il responsabile che ha violato la norma, e può legittimamente punirlo, ma non può obbligare (forzatamente) il giornalista a rivelarne l’identità o a non pubblicarne il contenuto, se questo contenuto non contrasta con altri diritti costituzionalmente garantiti . Se tale impedimento fosse ammesso acriticamente e a prescindere, crollerebbe l’intero sistema sul quale si basa una democrazia compiuta.


    Quindi legale ( parzialmente) l’atto, ma risibile sul piano dei diritti garantiti e della legittimità.

    Resta comunque intatta la mia costernazione di fronte al silenzio tombale dei "nostri" giornalisti che si sarebbero sollevati come un sol uomo se lo stesso fosse capitato a quelli " della nostra parte".

    E’ sempre un piacere confrontarsi. 
    Saluti 







  • Di paolo (---.---.---.118) 7 febbraio 2011 23:48

    E difatti ,al momento la Bocassini non ha presentato alcuna denuncia per diffamazione nei confronti del Giornale , resta tuttavia in piedi il reato di abuso d’ufficio che riguarda , al momento ,Brigandi’ che risulta l’unico indagato per avere richiesto quei fascicoli tra i quali si trovava il documento incriminato .La perquisizione della giornalista era ai fini della ricerca di materiale probatorio . Ed è pure chiaro che prima di definire la posizione della giornalista e quindi della testata in questa vicenda ,deve essere definita la posizione di Matteo Brigandi’ che , ovviamente , nega ogni addebito .

    Qualora si accertassero le responsabilità di Brigandi’ , sarebbe conseguente la valutazione della posizione della giornalista nella vicenda e quindi del Giornale in relazione ai rapporti con l’imputato.
    Nessuno mette in discussione la libertà di un giornalista di difendere le proprie fonti , cosi’ come nessuno nega la libertà di pubblicare una notizia . Resta tuttavia ,deontologia a parte , l’obbligo di rispettare le leggi sia nell’acquisizione dei documenti che nella pubblicazione dei medesimi . Poi sta al giornalista valutare se farlo o meno a seconda dell’importanza del materiale d’inchiesta .
    Probabilmente nessuno " dei giornalisti della nostra parte " ha ravvisato un’attacco alla libertà di stampa dal momento che fatti del genere avvengono , come ti dicevo , anche nei confronti di altri giornalisti e altre testate , senza che ci sia chi grida allo scandalo , a parte gli interessati ,come appunto nel caso del Giornale.
    Concludo dicendo che la libertà di stampa non è una patente di impunità sic et simpliciter .
    Esiste la responsabilità civile e penale di ciò che si pubblica . 
    Ti saluto ,è stato un piacere.
  • Di Zag(c) (---.---.---.71) 8 febbraio 2011 10:06
    Zag(c)

    Allora chiarito che non vi era nessun reato ascritto alla giornalista, come paventavi, invece tu, tantomeno il reato di diffamazione, rimane la questione della rivelazione delle fonti. La libertà di nascondere le fonti viene messo in forse nel momento che avviene la perquisizione, in quelle modalità e in quelle forme. Ripeto la legge lo consente, l’eticità e la leicità un pò meno. Mai , a mia memoria , è stato fatto un atto simile nel confronti dei "giornalisti dei nostri".(se non in epoca fascista o scelbiani) E se qualche episodio è avvenuto si son levate , giustamente, le campane a morte. Ti ricordo che per una querela fatta da Berlusconi all’Unità , giustamente, ed anche io, siamo scesi in piazza e fatte manifestazioni di protesta. Anche li la legge lo consentiva. 

    Fatti di questo genere fanno scivolare un tantino in giù il livello di guardia per la democrazia. Tutto è iniziato un pezzetto alla volta, ed ora ci ritroviamo in questa situazione.!
    Saluti! 
  • Di paolo (---.---.---.118) 8 febbraio 2011 11:49

    Zag , e poi chiudo : " al momento ....non ci sono denunce a carico della giornalista .

    Sarà l’inchiesta su Brigandi’ a definire le eventuali responsabilità della giornalista .Se emergesse un atto(molto improbabile ) che avvalorasse la corruzione del Brigandi’ ,vedrai te che succede .
    In ogni caso la perquisizione era legittima e non stiamo parlando di libertà di stampa .
    Non vedo assonanze con il caso Berlusconi - Unità e anch’io sono per la libertà di stampa ,senza preclusioni di sorta , sia ben chiaro.
    ciao

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